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I genitori che lasciano i figli davanti al tablet devono sentirsi in colpa? Il parere degli esperti

Una ricerca ha mostrato come molti genitori si sentano in colpa dopo aver permesso ai figli di passare del tempo davanti a tablet o TV. Per gli autori dello studio però, non ha senso demonizzare simili scelte: “Gli schermi non sono il nemico”
A cura di Niccolò De Rosa
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Negli ultimi anni tablet, smartphone e computer sono ormai diventati strumenti di intrattenimento e apprendimento quotidiano molto diffusi tra i bambini, e benché ciò possa apparire come l'inevitabile conseguenza del mondo sempre più tecnologico nel quale stiamo vivendo, sono molti i genitori che finiscono per sentirsi in colpa ogni volta che permettono ai figli di giocare col tablet o guardare un video su YouTube.

A mostrare questa tendenza è stato uno studio pubblicato nel febbraio 2024 sulla rivista Media Psychology da un team di psicologi che, analizzando le risposte di un gruppo di madri e padri americani durante e dopo lo scoppio della pandemia di Covid, ha notato un diffuso disagio da parte di chi lasciava che i bambini passassero del tempo sugli schermi, con conseguenze sia sui propri livelli di stress che sulla qualità della relazione genitore-figlio.

Lo studio è stato recentemente riportato sotto la luce dei riflettori da un'intervista realizzata a inizio giugno della CNN che, coinvolgendo direttamente i tre autori della ricerca, ha evidenziato come in realtà non vi sia effettivamente bisogno di demonizzare l'utilizzo di simili dispositivi da parte dei più piccoli.

Schermi e bambini: un "male" necessario?

Da quando tablet, smartphone e computer sono diventati oggetti onnipresenti nella vita di qualsiasi famiglia, sono stati molti gli studi che hanno iniziato a sottolineare gli effetti negativi del troppo tempo passato davanti allo schermo, associando l'uso spropositato di tali device a problemi cognitivi, disturbi del sonno e comportamenti anti-sociali (sfociando anche nella depressione).

Nonostante ciò, la composizione della società moderna rende quasi impossibile escludere totalmente la tecnologia dalla vita dei più piccoli e in situazione estreme, come il lock-down imposto dal Covid, l'uso degli schermi risulta spesso un "male necessario" per consentire ai genitori di lavorare o anche solo ritagliarsi un momento di pace.

genitori e senso di colpe per il tablet

Ed è proprio di questo dilemma che si sono occupati i ricercatori Nathan Walter, Lana N. Wolfers e Robin L. Nabi, i quali hanno così scoperto che i genitori che si sentivano in colpa per l'uso degli schermi dei loro figli erano anche quelli che dimostravano maggiori livelli di stress.

Il motivo? Sentendosi in colpa per lasciare i figli davanti agli schermi, innescavano un circolo vizioso che li portavano ad essere meno soddisfatti della loro relazione il figlio, cosa che però comportava ulteriore stress e dunque rendeva ancora maggiore l'uso  di tablet o TV da parte dei bambini.

L'intensità del senso di colpa però, non dipendeva da quanto tempo i loro figli trascorrono davanti agli schermi. Mamme e papà si sentivano in colpa a prescindere.

Perché i genitori non devono colpevolizzarsi

Dopo aver constatato un simile comportamento, gli stessi autori della ricerca hanno voluto precisare come questi studi – sia quelli compiuti dal team, sia molte delle altre  ricerche del tema – non dimostrano con certezza un rapporto di causa-effetto, ma solo associazioni tra alcuni comportamenti e determinate conseguenze.

In sostanza, il semplice utilizzo di uno schermo non può bastare per danneggiare irreparabilmente un figlio, ma bisogna considerare caso per caso tutto il contesto che lo circonda.

"Non c'è nulla d'intrinsecamente negativo nel tempo trascorso davanti allo schermo o nell'uso dello schermo, ma proprio come qualsiasi altro media, sostituisce altre attività" ha spiegato Nathan Walter, firma principale dello studio e professore Northwestern University, nell'Illinois. "Quando sei a casa con il tuo schermo, non sei fuori a creare relazioni sociali con i bambini. Quando sei a casa con il tuo schermo, non sei nel parco giochi a giocare".

Per i tre esperti però, ciò non può essere sufficiente per additare come cattivi genitori chi fa usare il tablet ai bambini, anche perché ogni nucleo familiare presenta peculiarità specifiche e situazioni emotive differenti.

Walter ha infatti ribadito che i risultati ottenuti dal loro lavoro dimostrano come il tempo trascorso davanti allo schermo non abbia quasi alcun effetto sulla soddisfazione della relazione genitore-figlio, che invece viene maggiormente associata ad altri fattori importanti come la salute o la qualità dei rapporti personali.

Ma allora significa che bambini e ragazzi possono essere abbandonati a fissare uno schermo per ore senza nessuna conseguenza? Certo che no, anche perché l'esagerazione comporta sempre conseguenze fisiche, cognitive e psicologiche.

Secondo Walter e i suoi colleghi però, il punto non riguarda tanto la quantità di tempo davanti allo schermo che si dovrebbe o non si dovrebbe permettere ai figli, ma piuttosto come si dovrebbe parlare del tempo trascorso davanti allo schermo.

"Non stigmatizziamo i ragazzi che usano gli schermi. E non stigmatizziamo i genitori che permettono ai propri figli di utilizzare gli schermi" ha concluso Walter, convinto che la continua criminalizzazione delle scelte genitoriali non possa che alimentare una spirale di stress e negatività di cui poi saranno i figli a pagare lo scotto maggiore.

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