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Perché i figli si allontanano dai genitori? “Il rifiuto serve a diventare grandi”

Dalla pre adolescenza in poi i ragazzi si allontanano dai loro genitori, non è un momento semplice ma è molto importante, solo così gli adolescenti diventano adulti consapevoli.
Intervista a Dott.ssa Alessandra Taddeo
pedagogista consulente del sonno e consulente familiare
A cura di Sophia Crotti
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Gli adolescenti hanno un atteggiamento spesso scontroso e difficile da comprendere per i loro genitori. Come spiega l'NHS, tra i comportamenti tipici dei ragazzi in questo periodo della vita vi sono la tendenza ad isolarsi, la distanza dai genitori e il totale rifiuto del dialogo con loro. Abbiamo chiesto alla pedagogista Alessandra Taddeo di spiegarci perché ad un certo punto della crescita i figli iniziano a reputare i loro genitori non più dei punti di riferimento ma i loro peggiori nemici. La cosa importante è non prendere questa fase come un affronto alla figura genitoriale: "L'adolescenza è un momento difficile, ma che va affrontato, perché il rifiuto dei genitori serve ai ragazzi a definire meglio la loro personalità. Il genitore deve diventare un equilibrista tra l'allontanamento e la presenza discreta"

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dott.ssa Alessandra Taddeo (pedagogista consulente del sonno e consulente familiare)

Da che età i bambini iniziano a rifiutare i genitori?

Il rifiuto dei genitori che forse definirei più come una sorta di allontanamento dalla figura genitoriale, arriva con la pre-adolescenza e continua soprattutto in adolescenza. Questa è una fase della vita delicata, per figli e genitori, che però va attraversata per arrivare al pieno sviluppo della persona. Se il compito dell’infanzia è quello di insegnare ad avere fiducia, imparando ad affidarsi ai genitori, che diventano un punto di riferimento. Il compito dell’adolescenza è invece quello di liberarsi dalla dipendenza dai genitori, per trovare la propria adultità, diventando adulti autonomi che accettano se stessi e gli altri.

In adolescenza si parla di un allontanamento sia fisico che mentale dei genitori, per cercare la propria identità e capire chi siamo. Questo passaggio non è una colpa, anche se a volte i genitori pensano di aver sbagliato o si sentono in colpa, è un momento fondamentale che serve per passare dall'età infantile a quella adulta. Anzi se nel passaggio non c’è un distacco dalla figura genitoriale, ci saranno poi conseguenze nella vita adulta, quindi questo distacco è lo scopo dell’adolescenza.

In questa fase diventano altri i punti di riferimento?

Sì, spesso durante questa fase, i ragazzi si staccano dalla figura genitoriale, per poi trovare un altro punto di riferimento, una guida che non è più il genitore ma una figura esterna alla famiglia. Potrebbe essere una star, un coetaneo, un calciatore o qualsiasi persona cui l’adolescente fa riferimento, prendendo in prestito la sua identità per farla propria, non perché l’adolescente voglia mettere in atto una ripicca nei confronti dei genitori, ma perché ha bisogno di staccarsi dalla famiglia e dal suo porto sicuro, per entrare nel mondo da solo, sperimentando nuove identità. Quindi il ragazzo assume un’identità temporanea che lo possa guidare mentre abbandona i vecchi modi di vivere e cerca dei nuovi.

Come deve comportarsi il genitore in questa fase?

Non è facile per un genitore attraversare l’adolescenza del figlio, ma è un periodo che non si può evitare e che quindi va affrontato. I genitori dovrebbero accettare con pazienza e accoglienza il distacco e l’allontanamento fisico e affettivo del figlio, perché consapevoli che questo atteggiamento è dovuto a un cambiamento a livello cerebrale del ragazzo. Un’altra cosa da tenere ben presente è che mentre gli adolescenti cercano l’indipendenza, sono in realtà molto fragili e hanno ancora un estremo bisogno dei genitori, perché si affacciano al mondo da soli. Quindi il genitore deve cercare di trovare un nuovo equilibrio, tra l’allontanamento e la presenza discreta, diventando così un bravo equilibrista.

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E perché alcune volte i bambini già alle elementari tendono a vergognarsi dei genitori?

Vergognarsi dei gesti d’affetto fa parte dello sviluppo emotivo dei bambini, che spesso già in pre-adolescenza, si può sentire il bisogno di allontanarsi dai genitori per trovare se stessi, questo porta il bimbo che già in quinta elementare inizia a vergognarsi dell’affetto del genitore in presenza dei coetanei sta provando a cercare se stesso, senza più accettare quell’affetto. Anche in questo caso se il genitore nota questo atteggiamento nel bambino, è importante che lo accetti, lo riconosca e capisca che è necessario trovare con il pre adolescente una nuova routine affettiva. Al posto di baci e abbracci in pubblico, ci si può concedere questo tra le mura di casa, prima della scuola o prima di andare a letto.

E se il genitore si spazientisce e rimprovera il bambino?

Anche se vedere il bambino distante può far soffrire i genitori, non bisogna rimproverarlo per questi suoi atteggiamenti, è importante che il bambino sappia che l’amore del genitore è incondizionato e non dipende dai comportamenti che mette in atto. Il rischio altrimenti è che si innestino dei meccanismi del tipo “tu oggi non mi hai abbracciato, quindi io non faccio questo”, che sono ricatti emotivi in cui non bisogna cadere. Dal momento che in questa fase i ragazzi sono così fragili, i ragazzi devono sapere che i loro genitori ci sono sempre, perché l’amore che provano è incondizionato, bisogna dire loro che li sia ama per come sono indipendentemente dagli atteggiamenti che mettono in atto.

Rispettare quindi l’allontanamento che il ragazzo richiede serve anche ad insegnargli a rispettare gli altri?

Certo, le manifestazioni d’amore devono essere messe in atto quando ci si sente di farlo e quando gli altri desiderano riceverle, solo così si possono creare i propri limiti e imparare a rispettare quelli degli altri. Se riescono ad allontanarsi guardando ai propri genitori con distacco riusciranno a definirsi come persone adulte, caratterizzate da un proprio modo di essere e da una propria identità.

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Il rifiuto del genitore da parte del bambino potrebbe anche essere passeggero dovuto solo a una giornata no del bambino?

Sì, per discriminare i due momenti bisogna ricordare che durante l’infanzia i rifiuti possono soprattutto derivare da questioni come una giornata no, o da rimproveri non compresi a pieno, a meno che non ci siano problematiche relazionali e quindi casi disfunzionali. Durante l’adolescenza invece l’opposizione che il ragazzo mette in atto nei confronti del genitore non si conclude, si tratta di alti e bassi quotidiani, i ragazzi si chiudono, non vogliono proprio parlare, e il tutto si somma ad altri aspetti che fanno parte di quella fase di vita.

E il genitore deve mettere in discussione il proprio stile genitoriale se il bambino lo rifiuta già da piccolo?

Se durante la prima infanzia al bambino è stato dato amore, rispetto e accoglienza, non deve essere messo in discussione lo stile genitoriale, ci si può far supportare da un professionista se lo si desidera, ma bisogna ricordare che è una fase della vita che prima o poi passerà.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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