Perché giocare con le immagini IA dei figli può costare molto più di quanto si pensi: il parere degli esperti

Creare una versione giocattolo di sé stessi con ChatGPT, trasformare una foto in stile Studio Ghibli o immaginare come sarà il volto di un bambino da adulto: le tendenze che uniscono intelligenza artificiale e creatività sono ormai virali e usate da tantissime persone che si divertono a giocare con l'IA per ottenere immagini buffe o artistiche da dare in pasto ai propri profili social. Dietro questi passatempi apparentemente innocui si nasconde però una realtà molto più complessa, soprattutto quando ad essere coinvolti sono i minori.
Se infatti caricare immagini dei propri bimbi sui social – il cosiddetto fenomeno dello sharenting che indica la tendenza dei genitori a condividere online momenti della vita dei propri figli – espone i minori a insidie come il furto d'identità, adescamenti o creazione di deepfake a sfondo sessuale, farlo su strumenti basati sull’intelligenza artificiale alza ulteriormente l'asticella dei rischi per la privacy dei piccoli, poiché quei dati, benché non condivisi con altre persone, finiscono in uno sterminato archivio di dati di cui non è ancora ben chiaro quale sarà il destino nei prossimi anni. Per comprendere meglio quali siano i rischi, spesso sottovalutati da molti adulti, l’Huffington Post del Regno Unito ha recentemente interpellato alcuni esperti in tecnologia, diritto e tutela dell’infanzia in modo da ottenere un quadro più chiaro della situazione.
La moda delle immagini IA e l’allarme degli esperti
Negli ultimi mesi, le piattaforme che offrono la possibilità di generare immagini con l’intelligenza artificiale hanno visto un’impennata nell’utilizzo anche – o forse, soprattutto, a scopo ricreativo. Ma se da un lato la creatività sembra non avere limiti, dall’altro c’è chi invita alla prudenza.

La dottoressa Madhumitha Ezhil, medico e fondatrice del profilo Instagram The Screenfree Parent, ha ricordato sull'Huffpost del Regno che caricare le foto dei propri figli su strumenti IA può sembrare innocuo, ma in realtà significa "consegnare il volto di un minore a un’azienda tecnologica, che potrà conservarlo, analizzarlo e usarlo per addestrare modelli di riconoscimento facciale". Uno scenario che, secondo l'esperta, può celare delle implicazioni decisamente inquietanti.
Dati sensibili e futuri incerti
Oltre al volto del bambino, attraverso le immagini condivise online vengono spesso trasmessi anche altri dettagli sensibili: lo sfondo della foto, eventuali stemmi scolastici, oggetti personali, animali domestici e persino i metadati come la posizione GPS.
Come spiegato dalla giurista Francis Rees, docente e responsabile del “Child Influencer Project”, questi dati contribuiscono a costruire un’identità digitale che può essere utilizzata per scopi imprevisti e fuori dal controllo dei genitori. "Anche se un giorno i bambini fossero in grado di dare un consenso informato", osserva Rees, "ormai sarebbe troppo tardi: le informazioni sarebbero già state impiegate per addestrare sistemi, o magari cedute a terze parti".

Una responsabilità che spetta ai genitori
La questione, in definitiva, non riguarda solo la tecnologia ma anche la consapevolezza genitoriale. "I genitori sono i custodi della privacy dei propri figli", ribadisce Rees. E invita a porsi domande cruciali prima di pubblicare un contenuto: "Perché sto condividendo questa foto? Qual è il beneficio? E quale il rischio?".
Se infatti rimane assolutamente legittimo voler conservare ricordi o celebrare la crescita dei propri figli, esporre i minori a una tecnologia che evolve più velocemente della nostra capacità di comprenderla richiede una riflessione più attenta. E per Rees, è assolutamente fondamentale che i genitori si fermino a pensare seriamente alle conseguenze che potrebbero durare per tutta la vita. Siamo davvero sicuri che valga la pena rischiare così tanto solo per avere un'immagine simpatica da far vedere agli amici?