Perché è necessario che i genitori controllino le attività dei figli adolescenti online?
Meta ha introdotto una nuova funzione per facilitare il controllo che i genitori possono esercitare sui profili Instagram dei loro figli minori. Si chiama “Centro per le famiglie” ed è una sezione dedicata a cui si può accedere dalle impostazioni sulla privacy del proprio account.
Da qui gli adulti possono sapere cosa i loro figli fanno quando sono online sulla piattaforma, fare una “selezione all’ingresso” dei followers, decidendo quali account i figli non possono seguire e viceversa. Un’insistenza particolare di questa nuova impostazione è sul tempo di utilizzo, i genitori possono impostare un tempo massimo durante il quale i figli potranno rimanere sulla piattaforma e delle pause obbligatorie, per evitare che gli occhi rimangano incollati allo schermo troppo a lungo.
La supervisione dell’account è pensata per i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, e deve essere approvata anche da loro, prima che i genitori abbiano libero accesso ai loro contenuti. Il “controllo” esercitato da mamme e papà decade al compimento della maggiore età del figlio, anno secondo cui per la piattaforma l’adolescente può fare un uso autonomo della rete.
Abbiamo chiesto a pediatra Osama Al Jamal, membro della segreteria nazionale FIMP e referente del progetto “Educare al digitale” se è bene che i genitori di oggi controllino i figli quando sono in rete, se ne sono davvero in grado e se controllarli si traduce nel deresponsabilizzarli o dimostrare di non avere fiducia in loro.
L’intromissione degli adulti nei social degli adolescenti è la soluzione per proteggerli dalle insidie della rete?
Io credo che sia una misura necessaria, non solo per Instagram, ma per la rete in generale. Le dico che noi da ormai 4 anni stiamo conducendo, attraverso dei questionari, uno studio sulla salute digitale degli adolescenti e abbiamo per ora raccolto i pareri di più di 3000 adolescenti e ancora in pochissimi attivano il parental control, che invece a mio avviso è uno strumento validissimo. Tuttavia, il parental control non è l'unico strumento necessario, è importantissimo limitare anche lo screen-time, il tempo cioè che i minori passano davanti agli schermi, perché c'è un forte problema di dipendenza.
Questa nuova funzione di Instagram, infatti, insiste molto sul tempo di utilizzo della piattaforma. Quanto è importante controllare il tempo dei ragazzi online?
Importantissimo, perché c’è un forte problema di dipendenza, che è aumentato dopo la pandemia, periodo in cui i ragazzi hanno abusato dei devices digitali. Dalla dipendenza dai social, secondo la nostra indagine, scaturiscono poi una serie di conseguenze sull’aspetto psico-sociale del ragazzo, per esempio i disturbi del sonno, problemi relazionali, e l’obesità come conseguenza diretta di una vita sedentaria passata davanti agli schermi.
Quanto tempo dovrebbero passare gli adolescenti in rete?
Il tempo che i ragazzi dovrebbero passare davanti agli schermi per svago non dovrebbe superare l'ora giornaliera, anche perché i ragazzi spesso già usano i devices e la rete per studiare. Ci tengo a dire infatti che non voglio demonizzare l'uso della rete ma che sono consapevole del fatto che dall'uso consapevole all’abuso e alla dipendenza il passo è brevissimo. Per questo è importante dare un tempo massimo di utilizzo e far riflettere i ragazzi sul fatto che se usano troppo i devices, il tempo che rimane loro per socializzare, oltre alla scuola, allo sport e ai pasti è davvero pochissimo.
L’uso dei devices incide anche sulle abitudini del sonno dei ragazzi?
Sì, i disturbi del sonno sono il terzo effetto collaterale più diffuso per l’uso smodato dei devices da parte degli adolescenti. Preceduti da ansia e depressione e seguiti dall'isolamento sociale.
Ma gli adulti sanno essere d'esempio per i figli riguardo l'uso dei dispositivi tecnologici?
Non sempre, infatti noi esperti ovviamente per prima cosa dobbiamo responsabilizzare i genitori educandoli ad un uso consapevole della rete. Spesso i genitori si siedono a tavola accendono la tv e guardano lo schermo del pc, e devono capire che è importante non farlo. Però non possiamo evitare che i genitori controllino i figli, perché la subcultura digitale è dietro l’angolo. I ragazzi devono essere responsabilizzati sui rischi della rete così che imparino poi a farne sempre un uso consapevole.
Quindi il controllo non è nocivo per i figli?
Se il genitore spiega al figlio il motivo del suo controllo questo non è nocivo. Esattamente come l'adulto insegna al bambino a non attraversare da solo la strada, perché vuole spiegargli con l’esempio il modo giusto per farlo, e non può buttarlo tra le macchine dicendogli di cavarsela, così funziona con la rete. Solo controllando i contenuti a cui i figli hanno accesso si può evitare che vengano “investiti” da ciò che non è adatto a loro.
Ci sono dei pericoli legati ai contenuti a cui gli adolescenti possono avere accesso?
Certo, online gli adolescenti possono trovare tutti quegli elementi legati alla subcultura digitale, per esempio le bestemmie, l’incentivazione all’uso di droga o alcol, le challenge online pericolose. Per questo avere un controllo sui contenuti, un filtro, è necessario per i ragazzi. Instagram già si impegna ad oscurare alcuni contenuti, tutte le nuove introduzioni per la protezione dei piccoli ben vengano.
Siamo a rischio già noi adulti, figuriamoci i bambini. Le faccio un esempio: mi è capitato in studio un bambino che involontariamente accedendo ai social del padre ha visto dei contenuti non adatti alla sua età, la conseguenza è stata il suo mutismo, che ora stiamo cercando di superare con l'aiuto di uno psicologo. Proprio per questo i bambini vanno protetti, con tutti i mezzi a nostra disposizione.