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Perché è necessario che i genitori controllino le attività dei figli adolescenti online?

Instagram ha introdotto una nuova funzione che permette ai genitori di controllare l’attività online dei propri figli. Secondo il pediatra Osama Al Jamal, membro della FIMP e che da ormai 4 anni studia gli effetti della rete sui ragazzi il parental control è fondamentale per proteggere i piccoli da contenuti non adatti a loro e dalla dipendenza dagli schermi che può avere ripercussioni gravissime sulla salute.
Intervista a Dott. Osama Al Jamal
Pediatra e membro della segreteria nazionale FIMP. Referente del progetto educare al digitale
A cura di Sophia Crotti
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Meta ha introdotto una nuova funzione per facilitare il controllo che i genitori possono esercitare sui profili Instagram dei loro figli minori. Si chiama “Centro per le famiglie” ed è una sezione dedicata a cui si può accedere dalle impostazioni sulla privacy del proprio account.

Da qui gli adulti possono sapere cosa i loro figli fanno quando sono online sulla piattaforma, fare una “selezione all’ingresso” dei followers, decidendo quali account i figli non possono seguire e viceversa. Un’insistenza particolare di questa nuova impostazione è sul tempo di utilizzo, i genitori possono impostare un tempo massimo durante il quale i figli potranno rimanere sulla piattaforma e delle pause obbligatorie, per evitare che gli occhi rimangano incollati allo schermo troppo a lungo.

La supervisione dell’account è pensata per i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, e deve essere approvata anche da loro, prima che i genitori abbiano libero accesso ai loro contenuti. Il “controllo” esercitato da mamme e papà decade al compimento della maggiore età del figlio, anno secondo cui per la piattaforma l’adolescente può fare un uso autonomo della rete.

Abbiamo chiesto a pediatra Osama Al Jamal, membro della segreteria nazionale FIMP e referente del progetto “Educare al digitale” se è bene che i genitori di oggi controllino i figli quando sono in rete, se ne sono davvero in grado e se controllarli si traduce nel deresponsabilizzarli o dimostrare di non avere fiducia in loro.

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Osama Al Jamal (pediatra e membro della segreteria nazionale FIMP. Referente del progetto educare al digitale)

L’intromissione degli adulti nei social degli adolescenti è la soluzione per proteggerli dalle insidie della rete?

Io credo che sia una misura necessaria, non solo per Instagram, ma per la rete in generale. Le dico che noi da ormai 4 anni stiamo conducendo, attraverso dei questionari, uno studio sulla salute digitale degli adolescenti e abbiamo per ora raccolto i pareri di più di 3000 adolescenti e ancora in pochissimi attivano il parental control, che invece a mio avviso è uno strumento validissimo. Tuttavia, il parental control non è l'unico strumento necessario, è importantissimo limitare anche lo screen-time, il tempo cioè che i minori passano davanti agli schermi, perché c'è un forte problema di dipendenza.

Questa nuova funzione di Instagram, infatti, insiste molto sul tempo di utilizzo della piattaforma. Quanto è importante controllare il tempo dei ragazzi online?

Importantissimo, perché c’è un forte problema di dipendenza, che è aumentato dopo la pandemia, periodo in cui i ragazzi hanno abusato dei devices digitali. Dalla dipendenza dai social, secondo la nostra indagine, scaturiscono poi una serie di conseguenze sull’aspetto psico-sociale del ragazzo, per esempio i disturbi del sonno, problemi relazionali, e l’obesità come conseguenza diretta di una vita sedentaria passata davanti agli schermi.

Quanto tempo dovrebbero passare gli adolescenti in rete?

Il  tempo che i ragazzi dovrebbero passare davanti agli schermi per svago non dovrebbe superare l'ora giornaliera, anche perché i ragazzi spesso già usano i devices e la rete per studiare. Ci tengo a dire infatti che non voglio demonizzare l'uso della rete ma che sono consapevole del fatto che dall'uso consapevole all’abuso e alla dipendenza il passo è brevissimo. Per questo è importante dare un tempo massimo di utilizzo e far riflettere i ragazzi sul fatto che se usano troppo i devices, il tempo che rimane loro per socializzare, oltre alla scuola, allo sport e ai pasti è davvero pochissimo.

L’uso dei devices incide anche sulle abitudini del sonno dei ragazzi?

Sì, i disturbi del sonno sono il terzo effetto collaterale più diffuso per l’uso smodato dei devices da parte degli adolescenti. Preceduti da ansia e depressione e seguiti dall'isolamento sociale.

Ma gli adulti sanno essere d'esempio per i figli riguardo l'uso dei dispositivi tecnologici?

Non sempre, infatti noi esperti ovviamente per prima cosa dobbiamo responsabilizzare i genitori educandoli ad un uso consapevole della rete. Spesso i genitori si siedono a tavola accendono la tv e guardano lo schermo del pc, e devono capire che è importante non farlo. Però non possiamo evitare che i genitori controllino i figli, perché la subcultura digitale è dietro l’angolo. I ragazzi devono essere responsabilizzati sui rischi della rete così che imparino poi a farne sempre un uso consapevole.

Quindi il controllo non è nocivo per i figli?

Se il genitore spiega al figlio il motivo del suo controllo questo non è nocivo. Esattamente come l'adulto insegna al bambino a non attraversare da solo la strada, perché vuole spiegargli con l’esempio il modo giusto per farlo, e non può buttarlo tra le macchine dicendogli di cavarsela, così funziona con la rete. Solo controllando i contenuti a cui i figli hanno accesso si può evitare che vengano “investiti” da ciò che non è adatto a loro.

Ci sono dei pericoli legati ai contenuti a cui gli adolescenti possono avere accesso?

Certo, online gli adolescenti possono trovare tutti quegli elementi legati alla subcultura digitale, per esempio le bestemmie, l’incentivazione all’uso di droga o alcol, le challenge online pericolose. Per questo avere un controllo sui contenuti, un filtro, è necessario per i ragazzi. Instagram già si impegna ad oscurare alcuni contenuti, tutte le nuove introduzioni per la protezione dei piccoli ben vengano.

Siamo a rischio già noi adulti, figuriamoci i bambini. Le faccio un esempio: mi è capitato in studio un bambino che involontariamente accedendo ai social del padre ha visto dei contenuti non adatti alla sua età, la conseguenza è stata il suo mutismo, che ora stiamo cercando di superare con l'aiuto di uno psicologo. Proprio per questo i bambini vanno protetti, con tutti i mezzi a nostra disposizione.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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