Perché è importante che i bambini sperimentino situazioni rischiose? Il parere della pedagogista
Guardando il vostro bimbo di due anni, che si arrampica su un albero in giardino, gli gridereste di scendere o aspettereste che il piccolo trovi una soluzione, per farcela da solo? Se la risposta è la seconda allora state allenando il vostro bambino al rischio, una competenza che, come ci spiega la pedagogista Giovanna Giacomini, è essenziale a crescere bambini che non si trasformino in adulti ansiosi e spaventati da ogni cosa.
La dottoressa, fondatrice delle "Scuole Felici" ha elencato a Fanpage.it i benefici del rischio e le motivazioni per cui spesso, però, i genitori privano i bimbi di questa fondamentale esperienza.
Far provare ai bimbi il rischio e metterli in pericolo è la stessa cosa?
No, la prima cosa da fare è avere ben chiara la differenza tra rischio e pericolo, solo così si può comprendere perché una certa dose di rischio sia essenziale all'educazione dei piccoli. Il vero discrimine è che il rischio è ipotetico, una situazione di sfida che non si può sapere anticipatamente se si avvererà, a differenza del pericolo che è una minaccia di cui è possibile misurare i danni e da cui si devono tutelare i bambini. Dunque per noi dal punto di vista pedagogico, il rischio diventa un’opportunità di apprendimento per i piccoli, anche se negli ultimi anni abbiamo notato una vera e propria tutela eccessiva della persona che ha portato i genitori a preservare i bambini da qualsiasi situazione che venga percepita come rischiosa.
Quali sono invece i benefici del rischio per i bambini?
L'esposizione al rischio in un ambiente controllato è fondamentale per sviluppare la capacità di giudizio. I bambini vivendo una situazione rischiosa imparano a misurare il rischio e diventano abili problem solver, in grado di trovare una soluzione che li protegga. La pioniera di questo pensiero è stata la ricercatrice norvegese Ellen Beate Hansen Sandseter che ha studiato gli effetti dei giochi rischiosi, scoprendoli fondamentali per lo sviluppo dei bambini. Dalla ricerca emerge che se i bimbi sono privati della possibilità di rischiare, sviluppano molta più ansia e minore autostima. Un bimbo esposto fin da piccolo al rischio cresce molto meno ansioso da adulto.
Con quali attività i genitori possono permettere ai loro bambini di sperimentare il rischio nella quotidianità?
Esistono tante attività, che è bene i piccoli pratichino già entro i primi 6 anni di vita, una in particolare è idealmente da sempre associata all’infanzia, ma ormai non si fa più fare ai piccoli: lasciare che si arrampichino sugli alberi. Questa attività è importante perché permette ai bimbi di sperimentare per la prima volta l’altezza e la perdita di equilibrio anche a livello psico motorio che ne deriva. Ciò permette al bambino di attivare una serie di risposte del proprio corpo neurologiche, fisiologiche e mentali che gli danno la competenza di calcolare il rischio, studiando l’altezza e la sua forza.
Un’altra attività che promuovo molto è semplice e si può fare già in casa: far usare ai bambini i veri utensili, non dei surrogati adatti a loro come piatti e bicchieri di plastica. Il bimbo così impara che si tratta di materiale frangibile e dopo aver rotto una volta un bicchiere scopre come dosare le sue forze e la coordinazione oculo-manuale in base al materiale. Un altro passo è quello di dare ai bimbi l’attrezzatura necessaria a costruire qualcosa, come la carta vetrata per passare la legna o dei martelli adatti ai piccoli nelle dimensioni ma funzionali a fissare i chiodi. Anche insegnare al bimbo ad orientarsi è molto importante, ma bisogna dare al bimbo la libertà necessaria a renderlo responsabile, sono da evitare quei terribili “guinzagli per bambini”, molto meglio che i piccoli tengano per mano i genitori o si aggrappino tutti insieme a delle corde, dalle quali possono però liberamente staccarsi. I bambini sono capaci di autoregolamentazione, sanno mettersi in fila e stare mano nella mano con il genitore, senza bisogno di ingabbiarli.
Sono funzionali a far sperimentare il rischio ai bambini tutte quelle attività, anche svolte con apposite pedane, che permettano loro di perdere l'equilibrio, così il bimbo prova la paura di cadere ma anche la consapevolezza di riuscire a rimanere in equilibrio. Ci sono anche molte discipline, come il judo, che insegnano al bimbo a cadere per esempio.
Se il rischio ha tutti questi benefici, perché i genitori invece si focalizzano sui rischi?
Io penso che molto dipenda dai cambiamenti generazionali, i primi genitori che si sono approcciati al mondo del lavoro hanno lasciato i bambini liberi di affrontare anche da soli il mondo. Da dopo il Covid si nota invece un incremento di ansia genitoriale, come se le normali preoccupazioni si fossero acutizzate, diventando ansie di controllo. Il fatto che un genitore impedisca al proprio figlio di fare certe esperienze, gli da un'apparente sicurezza dovuta al controllo, ma l'ansia da controllo dà solo sul momento la sensazione di star agendo nel giusto con il proprio bambino, mentre in realtà innesca un circolo vizioso che aumenta in genitori e bambini ansie irrazionali. La società oggi è molto cambiata, ci sono più preoccupazioni che dilagano, condivise anche attraverso i social, che portano gli adulti ad essere sempre più fragili.
Quando il bambino sperimenta la conseguenza negativa del rischio, come una caduta, sta imparando?
Sì, si tratta anzi dell'educazione all'errore, che passa attraverso la frustrazione, il sentimento che il bambino prova quando le cose non vanno come si aspettava. Quindi il piccolo attiva una serie di emozioni per fronteggiarla, se qualcuno gli spegne la frustrazione non riesce a contrastare questa emozione e a sviluppare la resilienza necessaria a fronteggiare gli imprevisti che la vita mette davanti. Se il bimbo fronteggia il rischio impara a costruire la fiducia in sé stesso, capisce che la vita è fatta di fallimenti e momenti difficili, che gli permettono di trovare altre e sempre nuove strade.