Perché dovremmo smetterla di dire sempre “stai attento” ai nostri figli: “Così il rischio aumenta, non diminuisce”

A volte sembra che i più piccoli siano attratti dal pericolo come falene dalla luce. Li vedi correre verso un gradino alto, allungare la mano verso una candela accesa, arrampicarsi su una sedia instabile: piccoli stuntman in miniatura, inconsapevoli dei rischi che li circondano. E mentre i genitori, col cuore in gola, cercano di tenerli al sicuro, la frase che esce più spesso è una sola: "Stai attento!". Ma se questo avvertimento, ripetuto mille volte al giorno, perdesse di efficacia proprio nei momenti in cui dovrebbe fare la differenza?
Quando "Stai attento" non basta più
Secondo Deena Margolin, terapeuta familiare e co-conduttrice di un podcast dedicato alla genitorialità, il classico "Stai attento" rischia di diventare un rumore di fondo. Ripetuto in continuazione, quel richiamo finisce infatti per perdere significato, specialmente per i bambini più piccoli che ancora faticano a comprendere concetti astratti. "Molto spesso, quella frase non è abbastanza specifica per loro", ha spiegato Margolin al settimanale Parade. "Detta continuamente, smette di avere valore".
Un parere condiviso anche dalla parental coach Kristin Gallant, la quale ha spiegato alla rivista americana come bombardare i bambini con continui richiami alla cautela ("Stai attento"; "Fai attenzione"; "Occhio!") potrebbe facilmente abituarli a ignorare proprio quel segnale d’allarme che dovrebbe invece spingerli a fermarsi. "Poi arriva il momento del vero pericolo, come un'auto in corsa o una tazza bollente, e loro non ti ascoltano più", ha avvertito Gallant.

Troppa protezione? Rischia di bloccarli
Il paradosso è evidente: nell’intento di proteggerli, si rischia di trasmettere ansia. "Abbiamo ottime intenzioni — amiamo profondamente i nostri figli e vogliamo solo che siano al sicuro", riconosce Margolin. "Ma è anche fondamentale lasciarli esplorare, sbagliare, prendersi piccoli rischi: tutto questo fa bene al loro sviluppo".
L’obiettivo non è quindi ridurre l'attenzione al pericolo, ma anzi trovare modi più efficaci per comunicarla. Frasi troppo generiche, come "Bravo!" o "Sono orgoglioso di te", sono già state messe in discussione dagli esperti perché rischiano di sembrare vuote o addirittura di minare la fiducia nei propri sentimenti. Lo stesso vale per gli avvertimenti universali e poco mirati: servono alternative che aiutino i bambini a sviluppare consapevolezza e senso critico.
I piccoli infatti, soprattutto se sono impegnati in un gioco o un'attività divertente, sono poco concentrati su ciò che accade intorno a loro e la mancanza di esperienza potrebbe portarli a sottovalutare un'insidia o un pericolo nascosto, come una brutta caduta da un ramo o una ferita causata da uno spigolo sporgente. Per questo, hanno sottolineato le esperte, è necessario che gli inviti alla prudenza dei genitori siano ben più specifici e impostati sulla circostanza che il piccolo sta sperimentando in quel preciso momento. Il tutto, ovviamente, senza apparire troppo ansiosi o oppressivi.

Cosa dire (invece di "Stai attento")
Per aiutare madri e padri a compiere interventi più puntuali per mettere in guardia i loro piccoli da una situazione di potenziale pericolo, Gallant e Margolin hanno anche suggerito alcune indicazioni concrete da fornire ial bambino senza spaventarlo. Il trucco è infatti quello di offrire piccole indicazioni calzanti su ciò che i bambini stanno compiendo, così da "attivare le loro antenne" sui possibili pericoli nascosti.
- "Guarda dove metti i piedi": un invito semplice ma efficace a osservare il proprio ambiente.
- "Tieni stretto con le mani": suggerisce un’azione precisa e utile.
- "Cosa hai intenzione di fare?": questa frase aiuta il bambino a riflettere e prendere decisioni autonome, sintonizzando i piccoli su quello che stanno facendo.
- "Vedi quanto sei vicino al bordo?": spinge i bambini a valutare da soli il rischio, allenando il loro giudizio.
- "Dimmi ‘aiuto' se ti serve": trasmette sicurezza senza togliere autonomia.
- "Ti senti al sicuro?": stimola la riflessione interna, utile anche per gestire le emozioni.
- "Come possono aiutarti le mani e i piedi qui?": ottimo spunto per chi si arrampica ovunque, per rendere il corpo uno strumento consapevole.
- "Presta attenzione a questa cosa": dire ai bambini frasi come "Presta attenzione a quanto sono scivolose queste rocce", incoraggia l’osservazione responsabilizza il bambino ad adottare le cautele del caso.
Il cambiamento, quindi, non sta solo nelle parole, ma nell’approccio: passare da un controllo ansioso a una guida attenta e fiduciosa. Non si tratta di abbandonare i bambini al loro destino, ma di insegnare loro a pensare, a sentire, a valutare. Perché anche nei momenti più spericolati, con un po’ di aiuto, possono imparare ad ascoltare la voce più importante: la loro.