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Perché dire ai figli “bel lavoro” non aiuta la loro autostima: la spiegazione della psicologa

I complimenti troppo generici non sono nocivi, ma non producono nemmeno un effetto positivo sulla crescita dei bambini. Secondo la psicologa Becky Kennedy, molto meglio usare lodi mirate e domande specifiche per aiutare i piccoli a comprendere i valori dei propri sforzi.
A cura di Niccolò De Rosa
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L'educazione dei bambini passa attraverso molte sfide, e uno degli aspetti più sottovalutati è il modo in cui vengono lodati. Spesso i genitori si limitano a un semplice "bravo" o "ben fatto" per riconoscere un successo, che sia un disegno colorato con cura o un buon voto a scuola.

Tuttavia, esperti nel campo della psicologia infantile suggeriscono che queste espressioni, pur non essendo dannose, possono risultare inefficaci nel lungo termine. Al contrario, un feedback più approfondito e mirato può rafforzare l'autostima e la sicurezza dei bambini, aiutandoli a sviluppare una percezione più solida delle proprie capacità.

L'effetto limitante di un semplice "Ben fatto"

Secondo la psicologa infantile Becky Kennedy, recentemente intervenuta al podcast "The Tim Ferriss Show", espressioni come "Bel lavoro" o "Ben fatto" tendono a chiudere la conversazione piuttosto che incentivarla. Quando un bambino mostra con entusiasmo un proprio lavoro ai genitori, in realtà cerca un riconoscimento più profondo del proprio impegno e una risposta così generica rischia di non soddisfare questo bisogno, lasciando il piccolo con la sensazione di non essere davvero compreso o valorizzato.

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Per elogiare occorre essere specifici

Un approccio più efficace è quello della cosiddetta "lode di processo", che si concentra sugli sforzi compiuti piuttosto che sul solo risultato. L'obiettivo non è dunque quello eliminare completamente le lodi, ma renderle più efficaci. Un modo per favorire questo processo è rendere meno generici i complementi e rivolgere ai bambini domande più articolate e mirate riguardo la loro giornata: al posto di chiedere "Cosa hai fatto oggi?", si potrebbe d esempio domandare: "Qual è stata la parte della giornata che hai preferito?"

Il ruolo dell'autovalutazione nella crescita

Compiuto questo importante passo, secondo Kennedy una delle chiavi per costruire una solida autostima nei bambini è insegnare loro a valutare il proprio lavoro prima di cercare approvazione esterna. Questo aspetto diventa cruciale in età adulta, quando il riconoscimento di sé può influenzare il benessere psicologico. Chi non sviluppa questa capacità rischia infatti di crescere alimentando una costante insicurezza, sentendosi fragile e ansioso ogni volta che deve affrontare una nuova sfida.

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I genitori, ha spiegato Kennedy, possono dunque aiutare i loro figli a sviluppare una motivazione interna più forte incoraggiandoli a riconoscere i propri progressi e a essere orgogliosi di ciò che hanno raggiunto. Invece di limitarsi a pronunciare un semplice "bravo", può essere più utile quindi soffermasi su singoli aspetti del comportamento da elogiare, come far notare una risposta particolarmente brillante durante una verifica o porre domande sui dettagli di un disegno particolarmente riuscito.

Un simile approccio non solo stimola il dialogo tra genitori e figli, ma aiuta i bambini a prendere coscienza del loro impegno e delle loro capacità. Un traguardo prezioso, poiché permetterà loro di trarre forza e sicurezza dai successi ed eviterà eccessiva frustrazione dopo un errore, poiché il piccolo avrà imparato a valorizzare l'impegno al di là del risultato ottenuto.

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