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Paura e nostalgia della vita di prima: l’esperta spiega perché i pensieri negativi dei neo-genitori sono del tutto normali

La nascita di un bambino comporta stravolgimenti, emozioni contrastanti e un notevole carico di stress. Eppure molti neo-genitori cercano di nascondere il proprio disagio, timorosi del giudizio altrui e oppressi dal senso di colpa. L’esperta: “Non esiste un modo giusto per sentirsi dopo l’arrivo di un bebè”.
A cura di Niccolò De Rosa
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I pensieri negativi sono normali nei neo-genitori

Benché la narrazione comune ci abbia portato a immaginare l'arrivo di un bebè come un momento di pura gioia, capace di diradare qualsiasi ombra di pessimismo e negatività dall'animo dei neo-genitori, per molte famiglie i primi mesi di vita di un neonato sono tutt'alto che un periodo tutto rose e fiori. Tra notti insonni, pianti inconsolabili e l'impossibilità di ritagliarsi dieci minuti per sé stessi, anche i genitori più amorevoli non possono infatti ignorare la fatica e lo stress che i nuovi compiti di cura comportano.

Insomma, anche se spesso i media insistono sul riportare una rappresentazione idilliaca della primissima infanzia, è del tutto comune per un genitore nutrire ansie, malinconie e insicurezze, pur continuando ad amare alla follia il proprio figlio.

È questa, ad esempio, la posizione della professoressa Amy Brown, docente di salute pubblica infantile alla Swansea University, che in un recente articolo condiviso su The Conversation (poi ripreso anche dal quotidiano britannico The Independent) ha voluto simili normalizzare i pensieri negativi, mostrando come i fisiologici momenti di sconforto non debbano mai portare i neo-genitori a sentirsi sbagliati.

La felicità non è garantita

Secondo Brown, il primo anno con un bambino è spesso accompagnato da generale calo della felicità, soprattutto per le madri, sulle quali ancora oggi ricade statisticamente il peso maggiore degli incarichi di cura . Questo accade non perché i genitori siano egoisti o mal disposti nei confronti del bambini, ma perché tra preoccupazioni economiche, notti senza chiudere occhio e un frequente senso di distacco da partner e amici, risulta del tutto normale sentirsi sopraffatti.

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Nonostante l'amore per il proprio bambino sia genuino, spiega Brown, è assolutamente razionale e comprensibile non amare le difficoltà che accompagnano la nuova responsabilità. Eppure, molti genitori tendono a nascondere questi sentimenti per paura, timorosi essere giudicati come "cattivi genitori".

Dubbi e sensi di colpa

Uno dei temi centrali della riflessione di Brown è il senso di colpa che accompagna i neogenitori. Molti temono di non sentirsi all’altezza, di non riuscire a svolgere il proprio ruolo come dovrebbero.

"Sentirsi inadeguati o sopraffatti è normale, ma spesso i genitori credono che questi pensieri siano sbagliati e non li condividono per timore di essere etichettati come inadeguati" ha osservato la professoressa. La percezione di dover nascondere i propri pensieri negativi può però peggiorare la serenità della casa e la salute mentale dei membri della famiglia, portando, in alcuni casi, a forme di epressione post-partum e a seri problemi di coppia.

L’attaccamento può non essere immediato

L'immaginario collettivo alimentato da media e vulgata popolare vorrebbe che tra genitore e figlio debba sempre scattare un amore istantaneo e fulminante nel momento stesso in cui i due sguardi s'incrociano per la prima volta. Per molti genitori è effettivamente così, ma per tanti altri occorre un po' più di tempo.

Brown ha infatti evidenziato che dopo il parto, moltissime madri si sentono esauste o persino distaccate nei confronti della creaturina che viene messa loro in braccio. E lo stesso può accadere anche ai padri che, pur non partecipando attivamente al travaglio riversano un grande quantitativo di energia mentale nei concitati momenti dalla nascita.

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Alcuni genitori descrivono il primo incontro con il figlioletto come uno shock, specialmente se hanno vissuto gravidanze complicate o traumi precedenti. In questi casi, il legame può richiedere tempo per svilupparsi, ma Brown rassicura: pratiche come il contatto pelle a pelle, tenere il bambino in fascia e il massaggio infantile sono molto efficaci per favorire il legame.

La paura di sbagliare

L’insicurezza è un altro aspetto comune. Brown ha raccontato che molti neogenitori si sentono impreparati, come se a tutti gli altri fosse chiaro come prendersi cura di un neonato, tranne che a loro. Questo senso di isolamento è spesso aggravato dal fatto che, oggi, le persone diventano genitori più tardi e sono meno abituate a interagire con neonati prima di avere i propri figli.

"I bambini  – ha però ricordato l'esperta – sono resilienti, quindi va bene se non si fa tutto "perfettamente" ogni volta"

Nostalgia della vita precedente

Diventare genitori significa anche lasciarsi alle spalle una parte della propria identità e delle abitudini precedenti. "È normale essere scioccati, provare rammarico per quanto possano essere dure alcune parti e soffrire per la tua vecchia vita", ha ricordato Brown. Dopotutto chi non rimpiange i bei tempi di quando si era più giovani e liberi da ogni responsabilità?

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Sentirsi come se si fosse persa una parte di sé è del tutto naturale, ha proseguito la professoressa, evidenziando come per molte madri questo senso di perdita sia talvolta ancora più amplificato dal fatto di sentire la propria identità ridotte al solo ruolo di "mamma".

Il desiderio di una pausa (e il senso di colpa che ne deriva)

Un altro sentimento contrastante che i genitori spesso sperimentano è la voglia di prendersi una pausa, senza però volersi separare dal bambino. Nei primi mesi dell'allattamento, ad esempio, molte madri provano gelosia per il partner che può uscire per andare a lavorare, pur senza desiderare realmente di essere lontane dal proprio figlio.

Secondo Brown alcune madri arrivano anche a contare i minuti fino all’ora della nanna, solo per ritrovarsi poi a sentire la mancanza del bambino. "Non ascoltate chi vi giudica per questo – suggerisce l'esperta – avete solo bisogno di supporto, come un pasto caldo, un po’ di sonno o la compagnia di altri adulti".

I pericoli dei social media

I social network sono per loro natura il luogo dove le persone tendono a mostrare solo gli aspetti positivi della loro vita. Ciò vale ovviamente anche per la genitorialità.

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"Le persone spesso mentono o esagerano sui social" ha ricordato la professoressa, osservando come i nuovi genitori possano sentirsi obbligati a condividere solo aspetti felici e spensierati della propria esperienza. Questo può però generare una specie di cortocircuito che spinge le persone a inseguire un modello irrealistico (e irreale), finendo poi per provare frustrazione, ansia e invidia per non riuscire ad essere belli e felici come le persone che si seguono su Instagram o TikTok.

Ricordare che molti racconti sui social non riflettono la realtà può aiutare a ridurre il senso di inadeguatezza che i neogenitori provano, suggerisce Brown.

Accettare tutte le emozioni

Il messaggio finale della professoressa Brown è dunque quello di accettare la complessità emotiva dell’essere genitore. Non esiste un unico modo "giusto" di sentirsi quando arriva un figlio, e le emozioni possono cambiare da un momento all’altro, arrivando anche tutte insieme.

"Essere genitore non è facile e va bene sentirsi così", ha concluso Brown, speranzosa che la consapevolezza di non essere soli e sbagliati possa aiutare i neo-genitori a trovare conforto e a superare i momenti più difficili.

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