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Parlare al figlio una lingua che l’altro genitore non conosce: i consigli dell’esperta per non escludere nessuno

Parlare la propria lingua d’origine ai figli comporta benefici cognitivi ai piccoli e consente di preservare un importante elemento di appartenenza culturale. Se però l’altro genitore non capisce bene il secondo idioma, è bene adottare alcune strategie per evitare di escluderlo da simili dinamiche. Una professoressa dell’Università di Stoccolma ha recentemente fornito alcuni consigli per preservare il bilinguismo senza creare tensioni e risentimenti all’interno della famiglia.
A cura di Niccolò De Rosa
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Quando una coppia scopre di aspettare un bambino, molte questioni ipotetiche diventano improvvisamente concrete. Una di queste riguarda la lingua: cosa fare se un genitore desidera trasmettere al figlio la propria lingua madre, ma l'altro non la conosce?

La professoressa Una Cunningham dell’Università di Stoccolma ha recentemente affrontato l’argomento in un articolo comparso su The Conversation, suggerendo alcune strategie pratiche per favorire il bilinguismo senza creare barriere all’interno della famiglia.

Bilinguismo in famiglia, tra vantaggi e cautele

Crescere con due o più lingue offre numerosi vantaggi. I bambini bilingui sviluppano una maggiore flessibilità cognitiva, migliorano la capacità di risolvere problemi e hanno accesso a una cultura più ampia. Inoltre, imparare la lingua di un genitore permette di creare legami profondi con la famiglia allargata e di interagire con parenti che altrimenti resterebbero distanti a livello comunicativo.  Questo aspetto potrebbe però rivelarsi un problema quando solo uno dei due genitori può parlare una lingua straniera con il proprio figlio.

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Uno dei timori più comuni per l'adulto che non parla la lingua del partner è infatti quello di sentirsi escluso dalle conversazioni con il proprio bambino. Per superare questa difficoltà senza impedire all'altro genitore di rinunciare a un importante elemento della propria cultura, Cunningham suggerisce di apprendere almeno le basi della lingua in questione. Un corso, un’app di apprendimento o semplicemente l’esposizione quotidiana possono aiutare a comprendere le conversazioni senza dover diventare fluenti. Di contro però, anche il partner dovrebbe mostrare la sensibilità di gestire i momenti di conversazione nella lingua "minoritaria", magari limitandone l'uso ai momenti in cui l'altro genitore non è presente.

La "politica linguistica" in famiglia

Stabilire una chiara politica linguistica in casa è fondamentale. Una delle strategie più efficaci suggerite dall'esperta è il metodo "Un genitore, una lingua", in cui in alcuni momenti della giornata ciascun genitore si rivolge al bambino esclusivamente nella propria lingua madre. Questo approccio aiuta il bambino a distinguere i due idiomi e a usarli in modo naturale. In alternativa, si può adottare il metodo del contesto, parlando una lingua solo in specifici ambienti o in determinate occasioni.

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Certo, probabilmente con il tempo il bambino potrebbe finire per preferire la lingua maggioritaria, quella parlata dalla società in cui vive, e questo può scoraggiare il genitore che parla la lingua "minoritaria", tuttavia secondo Cunningham è importante perseverare: continuare a usare entrambe le lingue con il bimbo – ad esempio leggendo libri, guardando programmi televisivi – e frequentando contesti in cui la seconda lingua viene parlata, può essere un buon metodo per evitare che il figlio perda un importante elemento di arricchimento culturale e identitario.

Il ruolo dei nonni e della comunità

Nei contesti multiculturali, spesso sono i nonni e i parenti a giocare un ruolo importante nell'apprendimento del bambino. Permettere ai piccoli di trascorrere del tempo con loro o fare viaggi nel Paese d'origine della famiglia può dunque favorire l’immersione linguistica e culturale. Anche creare un ambiente visivamente stimolante in casa, con libri, poster e materiali nella lingua minoritaria, può essere d’aiuto.

Nessun rischio di confondersi

Cunningham ha infine concluso la propria riflessione soffermandosi sul fatto che molti genitori – spesso anche gli stessi che dovrebbero trasmettere la seconda lingua – esitano a esporre i figli al bilinguismo per paura di rallentare il corretto apprendimento della lingua maggioritaria. In realtà, l'esperta ha rassicurato che il contesto sociale e scolastico fornirà al bambino tutte le opportunità necessarie per sviluppare adeguatamente la lingua dominante, senza compromettere il bilinguismo.

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