Obesità infantile: l’importanza dell’aspetto psicologico spiegato dall’esperta
L'obesità infantile non è solo una questione di complicanze metaboliche
o cattive abitudini alimentari, ma anche di benessere psicologico. Se infatti l'accumulo di grasso comporta spesso ripercussioni sulla salute mentale di chi ne è soggetto, non di rado è proprio il disagio psicologico a favorire lo sviluppo di problemi legati al peso del bambino.
Maturare una maggiore consapevolezza sull'importanza della componente mentale in fatto di obesità è dunque fondamentale non solo per aiutare i bambini a crescere in un ambiente più positivo e sostenibile, ma per informare le famiglie sul ruolo decisivo che ricoprono nella salvaguardia della salute dei loro figli.
"Spesso si tende a colpevolizzare il bambino che mangia troppo e non vuole cambiare le sue abitudini, considerandolo quasi come il carnefice di sé stesso" spiega a Fanpage.it la Dott.ssa Giuseppina Rosaria Umano, ricercatrice presso il Dipartimento della Donna del Bambino di Chirurgia generale specialistica dell’Università della Campania Vanvitelli.
"Così facendo però, i genitori e il resto della famiglia si auto-assolvono dall'impegno di modificare a loro volta il proprio stile di vita, cosa che riduce l'efficacia degli interventi per perdere peso e finisce per far sentire il bimbo diverso".
Il legame tra mente e obesità
Umano, che ricopre anche il ruolo di coordinatrice del gruppo di studio nazionale per l’obesità infantile della SIEDP (Società di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), sottolinea infatti come approcciare la salute psicologica del bambino sia fondamentale per indurre il calo di peso.
"Esistono una serie di circuiti neurologici implicati nella connotazione emotiva del cibo e quando si parla di obesità questo carattere è molto frequente. Tale relazione alimentazione e psicologia risulta bidirezionale: per molti bambini e ragazzi l’eccesso ponderale (ossia l'accumulo di grasso corporeo, nd.r) è la causa di un certo disagio. Per altri, invece, è la sofferenza psicologica a favorire un disturbo del comportamento alimentare che può portare ad un calo o un aumento eccessivo di peso" ribadisce l'esperta.
Per questo secondo Umano l'approccio più efficace bel percorso di trattamento dell'obesità infantile preveda sia il coinvolgimento di più figure professionali nella prima visita – quando si valuta non solo dello stato di salute e delle abitudini alimentari, ma anche dello status psicologico per individuare chi è a rischio o ha già un problema – che nei controlli successivi, per una presa in carico del nucleo familiare con la consulenza del medico, del nutrizionista e, per l'appunto, dello psicologo.
Il ruolo dei social media
Ma quali elementi concorrono ad un simile malessere psicologico? Stili di vita sedentari e regimi alimentari scorretti sono ovviamente concause sempre presenti quando si parla di bambini obesi, tuttavia molto spesso si tende a sottovalutare l'impatto che i social media hanno comportato sulla nostra società.
"A causa dei social i bambini maturano un’elevatissima attenzione nei confronti dell’immagine corporea e, allo stesso tempo, coltivano una minore capacità di relazione con i pari età" dice Umano. "I più piccoli non hanno gli strumenti per capire che l’immagine che vedono su Instagram non è reale e questo li porta ad aspirare a modelli non raggiungibili e quindi a svalutarsi e soffrire".
Ciò però si riflette anche nel rapporto con i pari età: i più giovani sono da sempre molto attenti al confronto con l’altro, tuttavia l'esposizione precoce dei social ha spostato tale rapporto molto più sul piano estetico che su quello mentale o comportamentale.
"I bambini quindi vengono presi di mira per il loro aspetto con appellativi non adeguati e vengono emarginati" prosegue la ricercatrice. "La reazione può essere quella di soccombere – depressione, isolamento sociale, autolesionismo – o diventare a propria volta un bullo per non essere bullizzato".
Dimagrire è un "lavoro di squadra"
La famiglia dovrebbe essere il posto più sicuro per il benessere psicologico di un bambino, tuttavia tale aspetto talvolta viene disatteso anche se buona fede e senza alcun esplicito intento di mortificare il piccolo.
"L’intervento per la riduzione di peso non riguarda solo il bambino, ma coinvolge tutta la famiglia. E questo è un concetto difficile da recepire" ribadisce l'esperta.
"La tendenza è spesso quella di conservare le proprie abitudini e pretendere che solo il figlio che presenta problemi di peso modifichi il proprio stile di vita. I bambini però agiscono per imitazione, dunque i genitori hanno la responsabilità morale di essere un esempio: non si può dire ad un figlio di non mangiare un determinato alimento se poi alla stessa tavola tutti gli altri commensali se ne nutrono come se nulla fosse".
Per questo spesso la terapia riguarda anche i genitori, i quali devono sapere quale comportamenti rafforzare e quali abbandonare.
Gli strumenti indispensabili: prevenzione e informazione
Far conoscere ai cittadini non solo gli stili di vita più sani da adottare, ma anche l'importanza di tutelare la salute mentale dei più piccoli può risultare un passo decisivo non solo per curare l'obesità, ma soprattutto per prevenirla.
"Dando uno sguardo ai dati globali ci si accorge di quanto il trattamento terapeutico dell’obesità risulti spesso fallimentare, sia in termini comportamentali che di semplice perdita di peso" conclude Umano per evidenziare l'importanza di ridurre sul nascere l'incidenza di disturbi legato ad un amento eccessivo del peso
"Una campagna sociale d’informazione capillare è fondamentale perché raggiunge tutti, dalla la famiglia del paziente già affetto da simili condizioni fino ai genitori di bambini ancora piccoli e che possono impostare un regime alimentare che scongiuri simili eccessi".