“Non sono semplici coliche”: ecco i possibili motivi del pianto del neonato e come possono intervenire i genitori
I neonati piangono moltissimo, dal momento che è questa l’unica forma di comunicazione che conoscono. Talvolta gli strilli e gli schiamazzi sono inconsolabili, ed è davvero complesso per i genitori tollerare la frustrazione che provoca il non comprendere quale sia il motivo del pianto del piccolo e di conseguenza non riuscire ad intervenire per calmarlo.
Spesso, quando i genitori, esausti, si rivolgono ad un esperto, la risposta è che i bimbi abbiano le coliche, una condizione comune tra i neonati, ma che non identifica quelle che potrebbero essere le complicanze e i motivi del pianto.
I motivi del pianto dei neonati
Alle pagine del The Guardian la scrittrice Rhiannon Lucy Cosslett ha raccontato di una sua amica il cui neonato piangeva disperato, e sembrava contorcersi dal dolore, liquidato con una diagnosi di semplici coliche, in realtà soffriva di reflusso: “Il mio bimbo era a suo agio solo quando lo tenevamo in posizione eretta, eppure mi dicevano tutti che era normale che i bambini piangessero per il reflusso".
Al piccolo poi è stata diagnosticata una forma di reflusso gastroesofageo abbastanza seria (GORD) , in grado di causare sintomi quali disagio, forte dolore, vomito e anche diarrea cronica, come spiega l'NHS, ma diffusa tra gli infanti, che con i giusti farmaci in 10 giorni è stata curata. La tendenza è spesso pensare che sia normale che i neonati piangano in maniera inconsolabile ma secondo l’NHS sono diverse le motivazioni che possono celarsi dietro quei lacrimoni:
- coliche: non sono una vera e propria patologia, ma un termine coniato per indicare proprio degli episodi di pianto che hanno gli infanti, causati spesso, come specifica il sito della Società Italiana di Pediatria(SIP), da contrazioni forti e dolorose dei muscoli involontari dell’intestino. Si tratta di episodi di pianto che possono durare anche per 3 ore filate, e ripetersi più volte nella settimana.
- pannolino sporco
- fame
- desiderio di attenzioni
- caldo, freddo o fastidio
- stanchezza e nervosismo: per questo è bene non alterare il sonno dei neonati rispettando le loro finestre di veglia.
- malessere
Cosa provoca nei genitori il pianto inconsolabile dei bambini
Sebbene esistano anche app in grado di riconoscere i motivi del pianto del bambino, diversi studi riportano che avere a che fare con il pianto inconsolabile di un lattante sia davvero frustrante per mamme e papà.
Una ricerca, pubblicata a febbraio 2023, ha comparato diversi studi a riguardo ha affermato che il pianto del bebè ha un impatto così forte sui genitori da essere un potenziale pericolo per la loro relazione e per il rapporto con il bimbo. Tutti i genitori intervistati nei vari studi concordavano, infatti, nel dire che non si sentivano in alcun modo supportati e che muoversi per tentativi, senza mai trovare una soluzione, fosse davvero frustrante. Qualcuno di loro dava la colpa all’allattamento al seno, convincendosi che fosse dannoso per il bebè.
Un altro studio pubblicato sulla National Library of Medicine, ha evidenziato una stretta correlazione tra pianto inconsolabile dei bebè e reazioni di eccessiva vulnerabilità, aggressività e violenza da parte dei genitori nei confronti dei figli.
Tra le reazioni che i genitori possono avere vi è anche lo scuotimento del bambino. La SIP, infatti, spiega che vi è una stretta correlazione tra gli accessi al pronto soccorso dei bambini sotto i due anni di vita, per sindrome del bambino scosso, ossia danni neurologici potenzialmente mortali, causati da forti scuotimenti, e il periodo del pianto viola, ossia un momento di pianto inconsolabile che inizia quando il bimbo ha appena 2 settimane di vita e può protrarsi fino ai 4-5 mesi.
Come specifica lo studio del 2023, infatti, se il pianto è un segnale da parte del bambino, è altrettanto vero che bisogna dire chiaramente ai genitori che è normale non comprenderlo, e convincerli che sia molto importante chiedere aiuto.