“Non si dimentica facilmente una festa di compleanno a cui si presenta una sola bimba”: la storia di Annalisa
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Annalisa Anitori oggi è mamma di due ragazzi di 24 e 22 anni ma ha contattato Fanpage.it per raccontare un evento che ha vissuto da bambina quando, invitati i suoi 25 compagni ad una festa di compleanno a casa dei nonni, si è presentata una sola bambina.
Un fatto che le ha provocato una profonda ferita, che l’ha portata per anni a decidere di non festeggiare con gli amici il suo compleanno. Ci ha raccontato, infatti, di essere stata una bambina molto isolata a causa della sua condizione familiare, che oggi, secondo i dati ISTAT, che ci parlano di famiglie scomposte e ricomposte è la normalità ma allora, nel 1982, quando i suoi genitori si sono separati non lo era affatto.
“Ero la bambina diversa, che per la festa del papà non poteva portare il lavoretto la sera a casa, perché il suo babbo non era lì ad aspettarla”. Questa forma di discriminazione è stata per lei una delle motivazioni che ha portato i genitori dei suoi compagni di classe di allora, a decidere che alla sua festa di compleanno, a ridosso del Natale, avrebbe potuto soffiare sule candeline da sola.
Di tutta risposta lei non ha fatto saltare un solo compleanno ai suoi bambini, organizzando per loro feste che ci racconta essere state simili a matrimoni. “Certe ferite ti rimangono. Io ripenso ancora alla me bambina, sola davanti alla mia torta di compleanno, quando per il 22 dicembre oggi chiedo a mio marito di aiutarmi a rendere la mia giornata speciale”.
Annalisa, da bambina ti sei sentita discriminata dai tuoi compagni di classe?
Sì, alle elementari sono stata un po’ discriminata dai miei compagni di classe, dal momento che ero l’unica figlia di genitori separati. Erano anni diversi, i miei si sono lasciati nel 1982, quando da poco le coppie iniziavano a dividersi e i bambini mi guardavano straniti quando rivelavo loro che per le feste avrei trascorso Natale con la mamma e Santo Stefano con il papà. Un po’ soffrivo anche io quando il giorno della festa del papà, mi trovavo a fare un lavoretto che non gli avrei consegnato la sera stessa, dal momento che lui non c’era. Penso che questa sia stata una delle motivazioni che li ha portati a decidere in massa di non venire alla mia festa di compleanno.
Ti sei trovata a festeggiare il compleanno da sola da bambina?
Sì, ma in generale il giorno del mio compleanno non è mai stato per me un giorno speciale, neanche da bambina. Sono nata infatti a ridosso delle feste di Natale, il 22 dicembre e in famiglia era la prassi che il 22 passasse in sordina dal momento che avremmo festeggiato tutti insieme durante la vigilia, con la famiglia riunita a cena. Con i miei compagni di classe, invece, organizzavo una festa per l’ultimo giorno di scuola prima delle feste.
Un anno in particolare, mentre facevo le elementari, insieme alla mia mamma avevo organizzato una festa a casa dei miei nonni, con tanto di torta, pizzette e salatini, ma a quell’evento si presentò solo una bimba e da lì in avanti decisi che non avrei mai più festeggiato il mio compleanno.
Come ti sei sentita mentre aspettavi arrivare i tuoi compagni che alla fine non sono venuti?
Mi sono sentita sola, delusa e discriminata. Sul momento ricordo di aver cercato di fare finta di nulla e di aver giocato con la mia amichetta, ma la sera ho pianto a lungo. Il dolore si è ripetuto per tutti gli anni successivi, quando preferivo non organizzare nulla che ritrovarmi nuovamente con una sola persona a cantare la canzoncina degli auguri per me.
Perché secondo te i bambini non si sono presentati alla tua festa?
Non so perché quei bambini non siano venuti alla mia festa forse, dal momento che festeggiavo l’ultimo giorno di scuola, le loro famiglie erano troppo impegnate nell’acquisto degli ultimi regali, oppure il problema era che avremmo festeggiato a casa dei nonni, in un contesto familiare che allora sembrava essere particolare.
Quando hai ripreso a festeggiare il compleanno nel tuo giorno?
Moltissimi anni dopo, in famiglia il mio giorno è sempre stato il 24 dicembre, quando poi sono cresciuta e ho iniziato ad avere la mia compagnia di amici, ho ripreso a festeggiare il mio compleanno il 22. Oggi, so di portarmi addosso ancora i segni di quel dolore tutte le volte che nel giorno del mio compleanno chiedo a mio marito di partire e dedicare un’intera giornata solo a me. É un po’ la mia rivincita personale.
L’isolamento che ha provato ha influito nel modo di educare i suoi figli e organizzare feste per loro?
Sì molto. Io vengo da una famiglia composta da un papà molto assente e da una mamma caratterialmente un po’ arida che mi ha dimostrato il suo bene con grandi regali ma poco con i gesti e le parole. Di conseguenza per i miei figli sono stata un po’ una mamma chioccia, con i limiti che questo stile genitoriale ha. Per quanto riguarda le feste di compleanno, quando è stato il mio turno di organizzarle per i miei figli, realizzavo eventi giganti, con tantissimi invitati, come volessi dare a loro ciò che era mancato a me.
Cosa pensa dei genitori dei bambini che non hanno accompagnato i loro figli alla sua festa da bambina?
Io penso ci sia stata una mancanza di rispetto, una carenza educativa e di empatia. Penso che nessuno di loro, nel ritenere che la cosa migliore fosse che suo figlio non venisse alla mia festa, abbia pensato a me. Io, infatti, i miei figli li ho sempre portati a tutte le feste di compleanno, perché nessun bimbo si trovasse a vivere quello che avevo vissuto io. In ultimo ho anche pensato che si fossero un po’ coalizzati contro di me, decidendo insieme di non portare i loro bambini alla mia festa.