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Non è vero che i bambini imparano più velocemente degli adulti: lo studio

No, non è vero, i bambini non imparano più velocemente dei loro genitori. Semplicemente, a differenza degli adulti, non dimenticano tanto in fretta quanto imparato.
A cura di Sophia Crotti
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bambini e adulti imparano

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen ha smentito uno dei falsi miti più radicati nella nostra cultura. I bambini non apprendono davvero più velocemente dei grandi, semplicemente gli adulti dimenticano prima.

Il motivo sta in una pratica che più si cresce più si ritiene superflua ed invece è indispensabile per apprendere e far sedimentare quanto imparato durante il giorno: dormire.

I bambini imparano dormendo, gli adulti facendo: lo studio

La ricerca che ha smentito la convinzione che i bimbi imparino, in particolare nuove strategie motorie, più rapidamente degli adulti è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Developmental Science”.

Gli studiosi dell’Università di Copenaghen hanno testato le competenze motorie di 132 bambini, ragazzi e giovani adulti, di età compresa tra gli 8 e i 30 anni. Bimbi e ragazzi sono stati suddivisi in 4 gruppi, in base alla fascia d’età d'appartenenza: 8-10 anni, 12-14 anni, 16-18 anni e 20-30 anni. Ai partecipanti è stato chiesto, in una stanza, di compiere dei movimenti rapidi e specifici con le dita per muovere un cursore sullo schermo.

Credits: "Distinct mechanisms for online and offline motor skill learning across human development" - Developmental Science
Credits: "Distinct mechanisms for online and offline motor skill learning across human development" – Developmental Science

Le loro prestazioni sono state misurate dai ricercatori sia a pochi minuti dalla lezione introduttiva su ciò che avrebbero dovuto fare, che il giorno seguente, per comprendere quale fascia d’età avrebbe compreso più velocemente e saputo replicare il movimento.

Adolescenti e giovani adulti sono sembrati meglio attrezzati per acquisire velocemente competenze nuove rispetto ai bambini, che migliorano di poco e lentamente, quando si tratta di apprendimento a breve termine e capacità motorie” ha spiegato Mikkel Malling Beck, autore principale dello studio.

Sono stati, infatti, proprio i ragazzi nella fascia d’età 20-30, quelli che hanno migliorato le loro abilità in maniera significativa, rispetto ai bambini di 8-10 anni, il giorno stesso dell’esperimento dopo aver ascoltato le nozioni dei ricercatori.

La motivazione secondo gli studiosi sta innanzitutto nello sviluppo cognitivo dei giovani adulti che sono maggiormente in grado di elaborare le informazioni e trasformare così le indicazioni ricevute in azioni. “In breve, dopo tanti anni passati sui banchi un ragazzo di età compresa tra i 20 e i trent’anni è ovviamente più efficiente nel comprendere le cose ha spiegato Malling Beck.

mamma e bimbo compiti

L’indomani però, incredibilmente, i risultati sono sembrati invertirsi. Dopo una notte di sonno profondo, i bambini piccoli avevano migliorato nettamente la loro prestazione rispetto al giorno precedente, mentre gli adulti avevano perso molte delle abilità acquisite il giorno prima. Secondo gli studiosi dunque è chiaro che il sonno sia fondamentale per l’apprendimento dei più piccoli e che, quando si cresce e si dorme di meno, la memoria sia più efficiente durante il giorno, periodo durante il quale, però, gli adulti sono distratti da molti altri stimoli in contemporanea.

Il secondo firmatario dello studio, il dottor Jesper Lundbye-Jensen ha infatti spiegato che: “Quando finisce una lezione di matematica, per esempio, il cervello continua a lavorare le nozioni apprese durante l’ora con l’insegnante, rafforzando il concetto nella memoria. Il sonno poi permette il consolidamento. Il problema è che impegnandosi in tante attività nelle ore successive, soprattutto se di apprendimento, interferisce proprio con il consolidamento delle nozioni da poco imparate”.

I risultati dello studio, secondo i ricercatori, dovrebbero aiutare insegnanti e allenatori a strutturare l’allenamento o la lezione in base all’età dell’atleta o dell’alunno e al tempo che ciascuno, in base all’età, necessita per fare propria una nozione.

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