“Non capisco perché nessuno parli davvero di quanto sia doloroso il parto”: una ricercatrice di salute perinatale
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Emily Little ha fatto dell'esperienza del parto la materia dei suoi studi, si è informata, ha letto libri, ha partecipato ad esperienze di parto altrui e ha intervistato diversi professionisti. "Conoscevo a menadito le indicazioni trasmesse durante i corsi pre-parto, la possibilità di soffrire di depressione dopo la nascita del mio bambino, eppure c'era una cosa che ho scoperto nessuno racconta mai".
Così Little ha compreso in toto cosa significa dare alla luce una nuova vita, solamente quando il compito è toccato a lei. Per tanto si è raccontata alle pagine dell'Huffpost, affinché tutte le donne possano, grazie al suo racconto, arrivare davvero preparate al momento del parto.
La società dipinge il parto diversamente da come è in realtà
Emily Little ha raccontato che neanche il dottorato di ricerca in medicina perinatale da lei ottenuto è stato funzionale a prepararla davvero al parto. Non sono state infatti le parole degli esperti da lei ascoltati, i corsi frequentati o i libri letti a prepararla, quanto più le rare occasioni in cui nella vita lei che si definisce una maniaca del controllo, ha saputo fare un passo indietro e lasciarsi trasportare dagli eventi. "Ho scoperto solo partorendo, che il parto richiede una resa a tutto ciò che fisicamente e psicologicamente il corpo può vivere".
Little dunque si è chiesta perché per la società si tanto complesso dare una vera immagine di ciò che significa partorire, secondo lei nessun testo riesce a dare idea del dolore che provocherà il parto: "Si usano solo eufemismi come ‘proverai dolore alla schiena', si parla di una dilatazione regolare che aumenta a poco a poco di cm in cm, invece la nascita di una nuova vita è tutt'altra esperienza".
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Secondo Little circolano solo frasi e immagini illusorie del parto, che igienizzano e ripuliscono un'esperienza in cui sangue, spesso escrementi e liquido amniotico fanno da padroni. La musica in sottofondo che si immagina possa rendere l'esperienza più piacevole secondo Little è interrotta continuamente da grida strazianti e fortissime della partoriente e di tutte le altre donne che stanno dando alla luce i loro bimbi nelle stanze a fianco. "Sembra che tutti i momenti disordinati e sporchi del parto vengano eliminati non solo dalla memoria del singolo, ma da quella collettiva".
A contribuire a questa narrazione sono tutte le immagini che i social trasmettono di questa esperienza, secondo Little, si vedono solo stanze perfettamente pulite e la quiete dopo la tempesta, questo secondo la donna fa perdere di vista alle persone la traumaticità di un evento che ha molte più connessioni con la morte che con la vita. "Dai miei studi è emerso che il ricordo del rischio di morte legato al parto, insito nei nostro tronchi encefalici, innescano risposte automatiche di lotta e fuga mentre il piccolo si spinge verso il mondo esterno" spiega Little.
Un parto privilegiato
Little ha spiegato che nella traumaticità dell'evento lei è stata comunque molto fortunata perché ha avuto la possibilità di istruirsi e studiare a lungo, da diverse sfaccettature il parto. "Ho avuto la possibilità di conoscere quanto l'assistenza ostetrica sia fondamentale e i soldi per permettermi l'aiuto da parte di una doula, che non tutte le mamme conoscono e possono permettersi".
Secondo Little sarebbe necessario raccontare e guardare alla nascita di un figlio in maniera diversa, in un modo meno controllato e più sincero, rendendo tutti gli accorgimenti, le consapevolezze e i corsi, necessari ad arrivare preparati davvero all'esperienza del parto, un diritto per tutte le donne.