“Non basta che i bimbi sappiano nuotare a proteggerli dall’annegamento”, i consigli dell’esperto
Il 25 luglio, in piena estate, stagione in cui intere famiglie si spostano al mare o trascorrono i torridi weekend estivi in piscina, ricorre la Giornata Mondiale della Prevenzione all'Annegamento, indetta dall'ONU nel 2021.
Il dottor Giorgio Quintavalle, Presidente della Sezione Salvamento della Federazione Italiana di Nuoto (FIN), ha spiegato a Fanpage.it quanto sia importante sensibilizzare grandi e piccini, con una giornata ad hoc, sul tema dell'annegamento, che annualmente causa circa un migliaio di morti a livello globale, 400 in Italia, di cui il 10% sono bambini.
"È importante che i bimbi non nuotino mai senza essere sorvegliati dai genitori, perché gli incidenti possono registrarsi anche sul bagnasciuga, che vengano avviati ad attività di acquaticità molto presto e che le piscine private siano sempre controllate dopo l'utilizzo".
Ci sono dei metodi che possono prevenire l’annegamento dei bambini?
Su questo tema si è espressa anche l’OMS, spiegando quali sono gli interventi principali per ridurre il rischio di annegamento, che a livello globale si registrano maggiormente con i bimbi di età inferiore ai 7 anni.
Una buona parte della prevenzione è infatti strettamente legata ai genitori che devono capire i pericoli legati all'ambiente in cui si trovano, siano piscine, specchi d'acqua come laghi o fiumi o il mare. Il maggior numero di incidenti si registra nelle piscine domestiche, che si trovano in ville o proprietà private.
L'Australia ha quindi inserito nelle sue normative di installare delle barriere, che recintino le piscine, come avviene nelle strutture pubbliche.
In ogni caso i genitori devono sempre monitorare le attività dei bambini in acqua, anche se giocano sul bagnasciuga. Perché di fatto la maggior parte degli incidenti si registra proprio quando i bambini si recano, senza avvisare i genitori in acqua, o quando gli adulti sono disattenti. Va diffusa dunque la cultura della prevenzione, intesa come attenzione di sorveglianza, e una serie di interventi anche volti a mettere in sicurezza le piscine domestiche o condominiali.
Ma i bambini rischiano di annegare solo nell'acqua alta?
No, anzi, gli incidenti avvengono anche se l'acqua è poco profonda, ma quando non c'è ancora un'alfabetizzazione motoria acquatica basta perdere la posizione verticale e non riuscire più a recuperarla.
Fenomeno che interessa tra l'altro anche la popolazione anziana oltre ai bambini.
I genitori devono seguire dei corsi per imparare a intervenire in caso di problematiche?
La federazione italiana nuoto, nei suoi programmi formativi, ha anche una sorta di piccolo corso per illustrare alle famiglie quali sono i pericoli, ma bisogna ragionare sul tema generale di diffusione della cultura acquatica, è necessario che i genitori sappiano nuotare e che già nei classici corsi di nuoto possano apprendere quali siano gli elementi minimi necessari a poter prestare un minimo aiuto ai propri figli in caso di necessità e saperli tenere lontano dai pericoli.
Per quanto riguarda il bagno in mare, con bandiera gialla e rossa i bimbi rischiano maggiormente di annegare o accompagnati da un genitore possono comunque fare il bagno?
Le bandiere esposte dall'assistenza bagnanti al mare, rappresentano la somma delle condizioni metereologiche del mare ed esterne, tuttavia non esiste un divieto assoluto, sarebbe come dire che in montagna, dal momento che le piste nere sono complicate, allora nessuno le può fare.
È chiaro che i pericoli aumentano se ci sono la bandiera gialla o quella rossa, che vanno commisurati al livello di esperienza del nuotatore che sta entrando in acqua, è diverso se appena galleggia o se è esperto. Le bandiere vanno dunque intese come uno strumento utile a capire quali sono le condizioni del mare e per essere un deterrente totale per chi non ha la massima padronanza dell'ambiente marino.
Al mare la maggior parte degli incidenti però avviene per le correnti di ritorno, correnti che si formano sbattendo contro la riva, facendo poi una U e tornando a largo, chi non è un nuotatore di buona capacità, che non sa individuarle, se pensa di entrare in acqua dove c'è la corrente di ritorno non ci riuscirà mai e consumerà le sue energie nel tentativo di rientro e si troverà in difficoltà.
Per quanto riguarda il rischio annegamento in piscina ci sono alcuni elementi che si ripetono: la scaletta, la cuffia e i giocattolo rimasti in piscina dopo il bagno, in che modo sono pericolosi?
Gli annegamenti in piscina, per quanto riguarda le piscine pubbliche, hanno un'incidenza molto bassa, la maggior parte degli annegamenti avviene nelle piscine domestiche o in quelle dei residence dove dopo un certo orario le piscine non sono più sorvegliate.
I giocattoli rimasti sul fondo della piscina domestica possono indurre i bambini a tuffarsi in acqua da soli. Per quanto riguarda la scaletta, è capitato che alcuni ragazzi rimanessero incastrati dietro.
La cuffia invece può proteggere i bambini dall'incastrarsi con i capelli nelle prese di aspirazione presenti sul fondo o lateralmente nella vasca, perché se non sono correttamente protette rischiano che il bimbo si incastri.
Un bimbo munito di braccioli e ciambella rischia comunque l’annegamento? E quali sono i migliori elementi per proteggerlo?
Tutti gli ausili di galleggiamento riducono il rischio di annegamento, i braccioli più che il salvagente perché ci sono meno possibilità che il bambino li sfili.
Ma il vero ausilio è l'insegnamento, appena possibile, di tutti gli elementi di acquaticità quali il sapersi spostare in acqua, cadere senza paura e sapersi muovere anche tra le onde.
Poi è importante anche che i bambini imparino a nuotare seguendo dei corsi. In ultimo è importantissimo non perdere mai la sorveglianza.
Quali sono i segnali che un bambino sta avendo delle difficoltà in acqua?
Serve un occhio attento e allenato, per capire esattamente cosa succede. Non appena un bimbo perde la tranquillità e teme di essere sommerso dall'acqua d'istinto si comporta come fosse sulla terra ferma e tende ad alzare le braccia verso l'alto, così però il capo finisce sott'acqua e peggiora la loro situazione, così è difficile per loro comunicare.
Quanto è importante che il bimbo impari a scuola i metodi per salvare chi sta per annegare in acqua?
Ci sono due aspetti, uno che a scuola sarebbe necessario anche insegnare ai bambini a nuotare, è un tema molto dibattuto. In Ungheria per esempio l'insegnamento del nuoto è obbligatorio alle scuole elementari e alle medie, in Francia, in Svizzera e in altre zone europee i bimbi imparano a nuotare a scuola.
In Italia questo obbligo non c'è e sono i singoli istituti a decidere se inserire il nuoto tra le attività. Servirebbe un intervento legislativo in tal senso molto utile, che salverebbe tanti bambini dall'annegamento.
Il secondo tema è quello del soccorso acquatico che diventa invece un'attività professionale dell'assistenza bagnanti che si può esercitare solo se si è preparati, altrimenti il rischio è quello di perdere la vita in due per salvare un amico.
Ciò che si può imparare anche senza essere un soccorritore acquatico, è che cosa fare senza intervenire direttamente, in che modo allertare la catena del soccorso e come intervenire dall'esterno senza arrivare al contatto con la persona in difficoltà.
Perché è importante la giornata mondiale della prevenzione all'annegamento?
Questa è una giornata istituita recentemente, ma davanti a un fenomeno che a livello mondiale registra un migliaio di decessi censiti, dietro i quali si nascondono tanti altri casi non registrati, penso che qualsiasi attività di sensibilizzazione in tal senso sia meritevole di essere sostenuta.
Lo slogan della giornata è "Tutti rischiano di annegare, me nessuno dovrebbe" triste realtà strettamente legata a "Tutti coloro che non sanno nuotare possono imparare e chi sa nuotare può diventare un soccorritore", queste giornate servono a innescare un meccanismo virtuoso che porti a divulgare sempre più la cultura di base della sicurezza in acqua.
Saper nuotare per un bambino non è sinonimo di non rischiare l'annegamento?
No, esatto, non lo è per nessuno, ma avere una buona acquaticità riduce enormemente la possibilità di incorrere in un incidente fatale in acqua.