Nel 2022 tre milioni di bambini morti a causa dell’antibiotico resistenza: “Troppi farmaci somministrati male”

Nel 2022, oltre tre milioni di bambini nel mondo sono morti a causa di infezioni resistenti agli antibiotici. A riportarlo è la BBC, che dà voce a un nuovo studio firmato da due esperti di salute infantile: la dottoressa Yanhong Jessika Hu del Murdoch Children’s Research Institute in Australia e il professor Herb Harwell della Clinton Health Access Initiative. I dati, elaborati a partire da fonti autorevoli come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Banca Mondiale, evidenziano un balzo impressionante: nel giro di tre anni, le infezioni da resistenza antimicrobica (AMR) nei bambini sono aumentate di oltre dieci volte.
Africa e Sud-est asiatico le aree più colpite
Lo studio, presentato domenica 13 aprile all’ESCMID Global 2025 di Vienna, mette in luce come la maggior parte dei decessi infantili si concentri in Africa e nel Sud-est asiatico, aree dove l'accesso alle cure adeguate è spesso limitato. Il fenomeno dell'antibiotico-resistenza si verifica quando i microrganismi responsabili delle infezioni sviluppano una resistenza ai farmaci, rendendo inefficaci le terapie.
"La resistenza antimicrobica è un problema globale che riguarda tutti, ma colpisce in modo sproporzionato i bambini", ha affermato il professor Harwell, sottolineando come il crescente utilizzo di antibiotici, troppo spesso somministrati ai piccoli senza una prescrizione medica, per prevenire alcuni sintomi o per combattere malattie di origine virale (contro cui gli antibiotici non hanno effetto), stia contribuendo in modo sostanziale al fenomeno. "Se i batteri sviluppano resistenza a questi antibiotici, ci saranno poche, se non addirittura nessuna alternativa per il trattamento delle infezioni multifarmacoresistenti".

Antibiotici usati male e troppo spesso
Secondo i ricercatori, l'avvento della pandemia di Covid-19 sembra aver sancito un punto di svolta – in negativo – nell'incremento dei farmaci antibiotici. Tale abuso riguarda soprattutto i cosiddetti "watch antibiotics", medicinali ad alto rischio di resistenza che dovrebbero essere somministrati solo in casi specifici – e sempre per curare, mai per prevenire – il cui impiego è invece aumentato del 160% nel Sud-est asiatico e del 126% in Africa tra il 2019 e il 2021. Ancora più preoccupante è l’incremento nell’uso dei “reserve antibiotics”, farmaci di ultima linea destinati ai casi più gravi, cresciuti del 45% in Asia e addirittura del 125% in Africa. Un andamento che è stato accolto con molta preoccupazione dalla comunità scientifica, poiché un utilizzo tanto massiccio di simili medicinali potrebbe progressivamente alzare l'asticella di resistenza di alcuni batteri che, come in un gioco al rilancio, diventeranno sempre più forti e pericolosi.
Poche alternative, molte incognite
Se anche questi antibiotici dovessero diventare inefficaci, le opzioni terapeutiche per combattere le infezioni multiresistenti sarebbero infatti drammaticamente ridotte. Harwell ha sottolineato come il problema non possa essere affrontato con una sola soluzione: "È una questione complessa che tocca ogni aspetto della medicina e della vita umana. Gli antibiotici sono ovunque, persino negli alimenti e nell’ambiente".
Prevenzione, la vera arma
La strategia più efficace, secondo gli esperti, non può dunque risiedere nell'indiscriminata somministrazione di farmaci, ma nella prevenzione delle infezioni attraverso vaccinazioni, miglioramento dell’igiene e accesso a servizi sanitari adeguati. "Dobbiamo garantire che gli antibiotici vengano usati in modo appropriato, e solo quando davvero necessari", ha ribadito Harwell, seguito a ruota dalla dottoressa Lindsey Edwards, microbiologa al King’s College di Londra, che ai microfoni della BBC ha lanciato un vero e proprio allarme: "Questi dati sono un campanello d’allarme per la salute globale. Senza un’azione concreta, rischiamo di vanificare decenni di progressi nella tutela della salute dei bambini".