“Mia figlia ha la pubertà precoce”, cosa fare se una bimba si sviluppa prima degli 8 anni?
La pubertà precoce è, come ci ha spiegato il dottor Stefano Stagi, pediatra ed endocrinologo, una patologia che si sta manifestando sempre più spesso tra i bambini. Le bimbe tendono a svilupparsi prima degli 8 anni, manifestando i classici segni della pubertà nel corpo e profonde ferite nella mente, perché paragonandosi alle sorelle maggiori o alle amiche si sentono diverse.
Per questo è importante, ha detto il dottore a Fanpage.it essere chiari nel raccontare cosa sta succedendo al corpo dei propri figli, e cercare di trovare, dal proprio medico curante anche delle risposte alle proprie domande. «Se un tempo la pubertà precoce era annoverata tra le malattie rare, oggi è molto frequente. Durante il Covid i casi sono triplicati raggiungendo circa 13.5 diagnosi al mese, oggi siamo tornati ai dati pre pandemici, ma è ancora molto diffusa».
Come si può capire che la bimba è affetta da pubertà precoce?
Per prima cosa bisogna ricordare che il nostro sistema sanitario mette a disposizione di ogni bambino il medico di famiglia, sia quello di medicina generale che quello di libera scelta, aspetto che spesso il genitore sottovaluta fino al presentarsi di qualche sintomo nel figlio. I bimbi invece vanno sottoposti a visite periodiche, non vanno portati dal pediatra solo quando stanno male. Poi è importante che i genitori cerchino di prestare attenzione ai cambiamenti del corpo della bimba, come sudorazione eccessiva, la comparsa di peluria e la crescita del seno.
Una volta dal medico, come viene spiegata alla bimba la sua patologia?
Per prima cosa lo specialista cerca di analizzare la pubertà a tutto campo, non reputandola solo un problema fisico, molti genitori si angosciano perché le bimbe sono altissime, il problema principale è quello psicologico. La bimba farà sicuramente fatica ad accettare i suoi cambiamenti puberali, perché sarà la prima di tutte, in un mondo in cui il confronto con i coetanei inizia prestissimo, e si sentirà terribilmente sola e diversa. Proprio per questo noi facciamo due colloqui, uno con i genitori, per spiegare loro cosa sta succedendo alla loro bambina, e l’altro con lei per raccontarle in maniera trasparente e con le parole adatte le cure che dovrà intraprendere, gli esami che dovrà fare e ciò che sta succedendo al suo corpo. Io personalmente uso una favola, quella della lepre e della tartaruga, una arriva prima l’altra dopo, ma alla fine raggiungono entrambe lo stesso obiettivo.
Quali sono le principali paure delle bambine, e come si possono affrontare?
La prima paura è legata all’incapacità della piccola di capire cosa sta succedendo al suo corpo. Non ha nessuno con cui confrontarsi, le sue amiche non si sono ancora sviluppate, quindi è spaventata, per questo bisogna spiegarle perché lei sta cambiando e gli altri no. La seconda paura è invece quella legata alla routine in ospedale, una volta ogni 3 mesi i bimbi devono fare degli esami, dei prelievi o delle iniezioni, e non è semplicissimo. Quindi è importantissimo offrire assistenza psicologica ai bambini. Per questo è importante lavorare sulla parte psicologica, bisogna insistere dicendo alla bambina che non è la sola ad affrontare certe terapie.
Quali sono invece le più grande preoccupazione dei genitori?
La paura più grande dei genitori è che non ci sia una cura, la loro prima domanda è infatti se si può fare qualcosa. La seconda domanda, nelle forme familiari è qual è la causa che ha determinato la pubertà precoce, la paura che il bimbo abbia una patologia oncologica è molta. Infatti durante la diagnosi le bimbe vengono sempre sottoposte alla risonanza magnetica, momento molto critico per tutta la famiglia. Un’altra paura è legata agli effetti della terapia sul corpo delle bambine e sulla loro fertilità. Noi in generale facciamo scrivere ai genitori su un foglio tutte le loro paure e cerchiamo di rispondere ad una ad una, perché tranquillizzarli significa anche tranquillizzare le loro bambine.