“Mettere fretta ai figli non li rende più ansiosi”: il consiglio dell’esperta per tranquillizzare i genitori
Le mamme e i papà di oggi sono molto preoccupati dall'effetto che i loro comportamenti e, soprattutto, le loro parole possono sortire sulla crescita dei figli. Tale attenzione certifica senz'altro un'incoraggiante presa di consapevolezza da parte delle nuove leve di genitori sulla centralità delle emozioni dei piccoli nel processo di crescita. A volte però, il timore di causare traumi o ferire i sentimenti dei bambini può portare ad alcuni eccessi di cautela che se da un lato rischiano di far crescere i piccoli sotto una campana di vetro, dall'altro portano gli adulti a vivere viscerali sensi di colpa ogni volta che si commette (o si pensa di aver commesso) un errore.
In un recente articolo comparso sul sito Today.com, la dottoressa Emily Oster, economista ed esperta di genitorialità, ha ad esempio fatto notare come oggigiorno molti genitori esitino a dire parole come "sbrigati" o "muoviti" ai propri figli per timore di generare in loro la cosiddetta "sindrome del bambino frettoloso", una specie di cortocircuito psicologico che porta i bimbi a dover sempre dare il massimo in ogni contesto, con tutto il carico di ansie e insicurezze che tale situazione comporta. Per Oster però, non esiste alcuna prova che qualche sacrosanto avvertimento quando si sta facendo tardi possa urtare la psiche dei pargoli.
La sindrome del bimbo frettoloso non è ciò che molti pensano
Nel corso del suo intervento, Oster ha ricordato come la hurried child syndrome non sia una condizione scientificamente riconosciuta, ma un termine introdotto dal libro di David Elkind, The Hurried Child (1981) per mettere in guardia contro il sovraccarico dei bambini, che spesso si trovano a dover affrontare un programma eccessivamente strutturato tra impegni scolastici e attività extra.
Questo problema è diventato sempre più diffuso, tuttavia ma non vi è alcuna evidenza che una madre che mette fretta a un bambino lo stia automaticamente condannando all'ansia. Per Oster, questa concezione rappresenta una brutale semplificazione del concetto dietro alla sindrome del bambino frettoloso e complica ulteriormente un mestiere già difficile come quello del genitore. Ogni famiglia deve infatti agire secondo le proprie esigenze e se ogni mattina il piccolo tende a rimanere in pigiama nonostante l'avvicinarsi dell'ora di andare a scuola, allora qualche energico invito a darsi una mossa rimane del tutto accettabile.
"La genitorialità moderna può sembrare un'opportunità infinita per fallire" ha spiegato. "Potrebbe sembrare che ogni interazione con tuo figlio sia un'opportunità per rovinarlo per sempre. E non è proprio così".
La tendenza dei genitori a colpevolizzarsi
Secondo la terapeuta familiare Colette Brown, i genitori moderni tendono a incolparsi di ogni piccolo errore, un atteggiamento che oltre a danneggiare la salute mentale dell'adulo comporta effetti negativi sull'atmosfera familiare. Molto meglio – suggerisce l'esperta – smettere d'inseguire la perfezione e fare in modo che i bambini comprendano come chiunque abbia dei difetti (perfino il loro papà o la loro mamma) e che quando si sbaglia, l'importante è provare sempre a fare meglio.
Insomma, ribadisce Brown, non bisogna temere di dire "sbrigati!", se serve. Anzi, mostrarsi un po' alterati e senza il controllo della situazione impartisce ai piccoli un'importante lezione sullo spirito d'adattamento e la necessità, ogni tanto, di fare uno sforzo in più per risolvere un problema.
Evitare il sovraccarico di attività
Per evitare la sindrome del bambino frettoloso, invece, la cosa davvero importante è evitare l'accumulo eccessivo di attività nelle giornate dei bambini nella convinzione che tale massa di impegni li aiuti a crescere più in fretta.
Certo, non sempre è semplice cosa fare e cosa non fare – Meglio iscrivere la bambina a pallavolo o nuoto? È più utile il corso d'inglese o la lezione di violino? – ma anche per dilemmi simili, la terapeuta Brown propone una strada tanto semplice quanto poco battuta: iniziare ad ascoltare le loro esigenze
"I bambini sanno cosa piace loro e spesso è quella che fanno mai" ha spiegato, ricordando ai genitori quanto i loro figli siano molto più resilienti di quanto si possa pensare. Anche quando si tratta di prendersi un urlaccio perché non si sono ancora lavati i denti.