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“Meglio fare i non-compiti durante le vacanze”: l’esperto spiega cosa sono

“Che senso ha fare a luglio compiti che non verranno corretti?” Il pedagogista Giulio Tosone spiega a Fanpage.it una valida alternativa ai tanto odiati compiti estivi.
Intervista a Giulio Tosone
Pedagogista e formatore
A cura di Niccolò De Rosa
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I non-compiti delle vacanze

Con la fine delle lezioni, ogni anno il mondo della scuola si divide tra due correnti di pensiero: chi ritiene che l'estate debba essere un lungo periodo di assoluto relax e chi invece è convinto dell'utilità dei compiti delle vacanze, una "scocciatura" necessaria per evitare che gli studenti facciano tabula rasa di tutto quello che hanno imparato durante l'anno.

In questa eterna lotta tra riformisti e conservatori però, forse c'è una terza via, quella dei "non-compiti", esperienze pratiche e divertenti che si tramutano in apprendimento. Fanpage.it ne ha parlato con Giulio Tosone, pedagogista e formatore che da molti anni collabora con l'Università Cattolica a Milano, nonché sostenitore di questo sistema alternativo.

"Con i compiti estivi c'è un problema di fondo" esordisce il pedagogista. "Se un ragazzo presenta delle difficoltà e durante l'estate necessita di rivedere alcune materie o tenersi in allenamento, per trarne un effettivo beneficio dovrebbe avere qualcuno al proprio fianco che lo aiuti e lo corregga nell'immediato, così da interiorizzare i concetti".

Durante le vacanze però, la stragrande maggioranza degli studenti non riceve un supporto di questo tipo. In più la correzione – se avviene – deve attendere fino settembre, quando lo studente si è dimenticato del compito che magari ha svolto a luglio.

Giulio Tosone
Giulio Tosone

"Conosco dei professori che a inizio anno prendono il libro dei compiti, lo stropicciano un po', scrivono qualche appunto qua e là e tutto finisce lì. Non hanno il tempo materiale di controllare tutta quella mole di lavoro moltiplicata per i 25-30 ragazzi della classe".

L'alternativa: i non-compiti delle vacanze

Se le tradizionali assegnazioni estive non risultano né utili né efficaci per l'apprendimento, ciò non significa che i ragazzi debbano passare tre mesi abbandonati a girarsi i pollici o a fissare uno schermo.

"C'è una citazione che utilizzo spesso ed è molto cara agli appassionati d'alpinismo: Non il riposo è riposo, ma mutar fatica alla fatica. Durante l'estate quindi, i ragazzi non devono rimanere a fare nulla, ma devono cercare una "fatica" diversa da quella che di solito si pratica a scuola" spiega Tosone.

Per non perdere le competenze apprese durante l'anno basterebbe dunque cimentarsi in qualcosa che stimoli il pensiero e le abilità dei ragazzi. Il pedagogista chiama queste attività "non-compiti", ossia compiti che non sono tradizionali compiti scolastici ma creano comunque apprendimento.

L'idea è infatti quella di promuovere a qualcosa di diverso che permetta ai bambini di lavorare sugli apprendimenti scolastici facendo cose che apparentemente non c'entrano: "Cucinare insieme a un genitore o ad un nonno, ad esempio, porta il bambino a fare esercizi di matematica per dosare bene gli ingredienti, ragionare sulle reazioni chimiche, e spesso allena all’uso corretto di Internet per trovare la ricetta migliore".

I non-compiti però possono tranquillamente essere applicati anche ai ragazzi più grandicelli. Coltivare un orto o qualche di piante sul davanzale è infatti l'equivalente perfetto per le lezioni di scienze. Per non parlare del fatto che curare delle piante significa prendere un impegno e responsabilizzarsi. Qualsiasi operazione pratica comporta delle piccole sfide che possono esser rilette dal punto di vista scolastico.

"Non servono chissà quali imprese. Tutto può diventare una scusa per fare delle cose belle e interessanti. Anche azioni semplici, come disegnare o fare i cruciverba, possono servire a tenere attiva la mente o ricordarsi come impugnare correttamente una penna".

Così facendo, anche i genitori possono dare il proprio contributo senza trasformarsi in "cani da guardia" per controllare che i figli finiscano per tempo tutti i loro compiti.

"Simili attività sono preziose perché i genitori possono svolgerle insieme ai figli senza doversi inventare nulla di particolare.L'importante è confrontarsi e vivere più esperienze possibili. Perfino parlare di un film o di una cosa vissuta durante la giornata poò diventare un fenomenale esercizio di Italiano".

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