Mantenere i figli sta diventando un lusso: aumentano ancora le spese per il primo anno di vita
Nell'Italia che vuole combattere l'inverno demografico a colpi di bonus e sostegni per le famiglie più numerose, le spese per il mantenimento per il primo anno di vita di un figlio stanno aumentando di anno in anno e diventare genitori appare sempre più un lusso accessibile a pochi.
A segnalare l'ennesimo incremento dei prezzi è l'annuale report redatto dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori che ha stilato un prospetto dettagliato riguardo i costi minimi e massimi di tutti quei beni necessari per curare, nutrire, vestire e trasportare un bimbo fino al compimento del primo anno di vita.
Dall'analisi comparativa con i dati del 2023 è così emerso un aumento del 5% per i costi minimi, calcolati intorno ai 7.431,58 euro, e del 3% per i costi massimi, pari a 17.585,78 euro.
La stessa Federconsumatori ha definito "insostenibili" simili importi, soprattutto se inquadrati all'interno di un contesto socio-economico come quello italiano, dove i giovani faticano ad inserirsi nel mercato del lavoro e spesso sono soggetti per anni a contratti precari e stipendi troppo bassi.
Salgono i costi, soprattutto quelli minimi
Scorrendo le tabelle incluse nel documento si può notare come le somme di beni necessari come le spese legate a cibo e abbigliamento abbiano ormai raggiunto cifre esorbitanti.
Si va dai 1.788,60 agli 4.512,00 euro per latte e pappe, con incremento del 3% rispetto all'anno precedente per i costi minimi (invariati invece quelli massimi) e dai 1.184,80 agli 3.098,00 euro per abitini, pigiamini e calzette (+3% e +4%).
Schizzano poi i prezzi per i passeggini, aumentati del 38% per la fascia minima e del 18% per quella massima, dei prodotti per il bagnetto (+23% min. e +9% max.), dei fasciatoi (+21% e +9%) e dei ciucci, che pur non essendo tra i prodotti più dispendiosi segnalano comunque un'impennata del 22% per la spesa minima e del 13% per quella massima.
Più in generale sono soprattutto le voci riguardanti i costi minimi a subire il maggiore incremento rispetto ad un anno fa.
Ciò rappresenta un elemento ancora più preoccupante, perché si alza ulteriormente la soglia di sbarramento tra chi può o non può permettersi un figlio anche al netto delle scelte di consumo improntate che prediligano i prodotti più economici.
La via del risparmio passa per online e usato
Proprio per far fronte alla pioggia di rincari, sempre più genitori hanno iniziato a fare compere online o rivolgendosi a gruppi e chat che trattano l'usato.
Stando ai rilievi di Federconsumatori infatti, comprare sui siti di e-commerce i prodotti per il primo anno di vita di un bebè comporta un risparmio del 30% per quanto riguarda la fascia di prezzi più bassa e addirittura del 36% per per quella più alta.
Anche su questa tipologia di acquisti è però calata la mannaia dell'inflazione e sui costi minimi molti articoli – biberon (+12%), seggioloni per la pappa (+10%) e scaldabiberon (+9%) – l'aumento dei prezzi è stato vertiginoso.
Per quanto riguarda l'usato invece, la contrazione delle spese appare ancora più significativa, con un minimo del 53% e un massimo del 61% di costi in meno.
La grande crescita di questa fetta di mercato ha però fatto levitare la richiesta e di conseguenza i prezzi minimi di alcuni prodotti come i passeggini (+20%), seggiolini per auto e sterilizzatori (entrambi più costosi del 25% rispetto al 2023), sono schizzati alle stelle.
Politiche non sufficienti
A margine dei meri dati, l'Osservatorio ha anche espresso i propri dubbi riguardo "l’inefficacia delle politiche pro-natalità e di sostegno alle famiglie messe in atto fino ad ora", sottolineando la necessità di attività di welfare più incisive per alleggerire la pressione economica che sta gravando sui cittadini.
Come a dire: oltre a dire che si dovrebbero fare più figli, il mondo della politica dovrebbe permettere agli italiani di poterli mantenere.