Mamma riprende i segnali di autismo nella figlia di otto mesi. L’esperta: “A volte i social aiutano la diagnosi precoce”
In un’epoca in cui i social media hanno un ruolo sempre più centrale nelle nostre vite, non è raro che storie familiari diventino virali, ispirando e informando migliaia di persone. È il caso di Brandi Green Hogan, una madre dell'Alabama, che ha condiviso su TikTok un video della sua bambina di otto mesi, in cui emergono i primi segnali di autismo. Il video ha colpito il pubblico, superando le aspettative della madre, che non immaginava che la semplice condivisione di un momento familiare potesse diventare uno strumento di sensibilizzazione.
Il video rivelatore
Nel video, girato lo scorso 15 ottobre, Green Hogan chiama ripetutamente il nome della figlia e batte il pavimento cercando di attirare la sua attenzione. La piccola, tuttavia, non sembra rispondere né stabilire contatto visivo. La madre ha spiegato che, inizialmente, non stava cercando di documentare alcunché, ma voleva semplicemente riprendere l'hitch-crawling della figlia – una particolare modalità di strisciare in cui il bambino si spinge in avanti usando una gamba mentre l’altra rimane piegata – per mostrarlo alla fisioterapista. Tuttavia, proprio attraverso questa ripresa, sono emersi dettagli significativi.
I sospetti e la conferma
La bambina, già sottoposta a interventi precoci (come la terapia fisica, occupazionale e logopedica) aveva effettivamente mostrato alcuni comportamenti che la fisioterapista aveva ipotizzato potessero essere legati all’autismo, tuttavia Green Hogan non era convinta che fosse possibile diagnosticare la condizione in così tenera età e tendeva ad attribuire la scarsa reattività della piccola ad un problema di udito.
Dopotutto, lo stesso Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – DSM-5 (uno dei principali testi di riferimento in materia) infatti, normalmente occorre attendere almeno i primi 36 mesi di vita del bimbo per ottenere una valutazione affidabile sulla possibile presenza di un disturbo dello spettro autistico.
Due esami dell’udito avevano però dato esito negativo, escludendo un problema uditivo, e un terzo test, condotto mentre Bella dormiva, ha poi confermato che il cervello della bambina stava effettivamente registrando i suoni. Da quel momento la madre ha cominciato a sospettare che ci fosse davvero qualcos'altro da indagare.
Nel giugno di quest’anno, poco prima del suo secondo compleanno, Green Hogan ha così ricevuto una diagnosi di autismo di livello 3 non verbale per la sua bambina. Da allora, la piccola non si sottopone più agli interventi di fisioterapia, ma continua a ricevere settimanalmente terapie occupazionali e sedute di logopedia.
L'importanza della terapia precoce
Secondo Green Hogan, l’intervento tempestivo, reso possibile anche da quel video rivelatore è stato cruciale. La famiglia ora si sta preparando ad utilizzare un dispositivo AAC (Comunicazione Aumentativa e Alternativa), che potrebbe aiutare la bimba a comunicare in modo più efficace. La speranza è che tali dispositivi possano incoraggiare la figlioletta a sviluppare l’uso della voce, permettendole in tempi ragionevoli a riuscire a pronunciare le sue prime parole.
La madre, intervistata dal sito Newseek, ha poi voluto lanciare un messaggio ai genitori che potrebbero sospettare segni di autismo nei loro figli, consigliando loro non aspettare una diagnosi per iniziare terapie di logopedia.
"Usare questi servizi non può far male. Almeno aiutano il bambino a superare questi sintomi […]. D'altro canto, se il bimbo è veramente autistico, allora portarlo in terapia in anticipo può aiutare moltissimo a migliorare la situazione" ha affermato la donna
Diffondere consapevolezza per aiutare le diagnosi precoci
Jessi Gholami, una terapista specializzata nel trattamento dell’autismo e di altri disturbi comportamentali, ha poi confermato alla cronista di Newsweek come segnali precoci dell’autismo possono effettivamente manifestarsi già nei primi mesi di vita, anche se in maniera molto sottile.
Tra i segnali più comuni, l'esperta ha ricordato il contatto visivo limitato, evidenti ritardi nello sviluppo della comunicazione, movimenti ripetitivi come il battito delle mani o il dondolio, e un'intensa concentrazione su determinati oggetti o routine. Gholami ha quindi aggiunto che non è raro che i genitori inizino a preoccuparsi dopo aver visto video sui social media che descrivono comportamenti simili a quelli osservati nei propri figli.
Per la terapista, i social potrebbero diventare uno strumento potente per sensibilizzare su temi come l’autismo, a patto però che il mezzo non venga usato a sproposito come pretesto di auto-diagnosi o veicolo di disinformazione. Gholami non ha poi mancato di ricordare come sia sempre importante confrontarsi con professionisti per ottenere una diagnosi accurata e un supporto adeguato.