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Mamma racconta la gestazione per altri: “Per me e mio marito è stata l’unica possibilità”

Lea (nome di fantasia) ci ha raccontato il suo percorso per diventare mamma dopo un incidente stradale. La sua condizione fisica ha reso la GPA l’unico modo per lei e suo marito di diventare genitori, ecco perché é convinta che da ieri sia stata tolto alle persone un diritto fondamentale: scegliere per la propria vita.
A cura di Sophia Crotti
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per gentile concessione di Laura

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano la maternità e l’essere genitori. Se avete una storia da raccontarci, o leggendo queste parole pensate di avere vissuto una situazione simile, potete scriverci cliccando qui.

Da ieri la gestazione per altri è un reato e Lea (nome di fantasia) e suo marito, se ancora non avessero avuto la loro bambina, sarebbero a tutti gli effetti due fuorilegge. Loro che hanno lottato a lungo per poter stringere la loro piccola tra le braccia, nata da una donna che Lea con estremo amore mi introduce chiamandola amica.

“Nostra figlia è nata nel modo più etico e naturale possibile, con la gpa, che è poco convenzionale ma che esiste e per noi è stata il solo modo per diventare mamma e papà.

Lea ci ha raccontato la sua storia per portare consapevolezza su un tema di cui lei stessa dice, si sa poco ma si parla tanto e alla domanda che cosa succederà da ora in avanti risponde sicura: “Il desiderio di genitorialità non si fermerà certo, la gente che lo desidera cercherà comunque il modo per avere una famiglia, magari fuggirà da questo Paese oppure resterà e se intenteranno una causa contro di loro in Tribunale per la prima volta avrà la possibilità di essere ascoltata e di dimostrare che non c’è stato sfruttamento, anche grazie alle leggi dei paesi in cui questo percorso è possibile”.

Partiamo dal principio, tu e il tuo compagno avete scelto di diventare genitori, come vi siete approcciati alla GPA?

Per noi è stata l’unica possibilità di avere una famiglia. Anni fa rimasi coinvolta in un incidente gravissimo, dal quale il mio corpo uscì così devastato da impedirmi di portare una gravidanza. Ma ho sempre desiderato diventare mamma e quando ho incontrato mio marito, come tante coppie in noi è nato il desiderio di avere una famiglia. Sapevamo che ci sarebbero stati degli ostacoli, ma abbiamo comunque fatto svariati consulti per capire se per me una gravidanza sarebbe stata sicura. Tecnicamente avevo ancora un utero funzionante ed eravamo entrambi fertili, ma questo comunque non bastava.

In che senso non bastava? 

Nel senso che a volte sfugge alle persone che il corpo di una donna, come nel mio caso, non sempre può sopportare una gravidanza che sia sicura per lei e per il suo bambino, anche se è perfettamente funzionante.I medici mi hanno messa davanti ad una  scelta, dicendomi:  “Il tuo utero può avviare una gravidanza, ma mentiremmo se ti dicessimo che per te e per il bimbo sarà sicura”. Ma io per quel bambino volevo esserci e abbiamo deciso che correndo un rischio così grande, portare una gravidanza non sarebbe stata una scelta responsabile.

Oltre al mio limite fisico, che sicuramente è raro, prendevo anche dei farmaci salvavita e per la gestione del dolore, che non sono sicuri in gravidanza. Molte donne fertili si trovano nella stessa situazione e si trovano a rinunciare alla maternità per una patologia.

Si conosce poco la realtà delle coppie eterosessuali fertili che ricorrono alla gpa..

Si conosce poco la realtà delle coppie fertili in generale. Statisticamente sono infertili il 15% delle coppie in età fertile. Questo è un numero importantissimo e che ovviamente impatta la natalità. Le cure per la fertilità sono difficilmente accessibili in Italia e molte coppie si recano all’estero per fare trattamenti per la fertilità, che ovviamente non sempre sono efficaci. Molte coppie dopo diversi tentativi falliti o aborti decidono di intraprendere la via della GPA, anche per dare una possibilità agli embrioni che già hanno creato, spesso con i loro gameti.

Quindi voi avete poi scelto subito la GPA?

Prima ho a lungo ragionato, capendo che non sarebbe stato a mio avviso assennato, come genitore, mettere a rischio la mia vita e quella del bambino che portavo in grembo a prescindere. Poi sono convinta che la gravidanza comporti sempre dei rischi e ci ho molto pensato anche nel decidere di affidarla ad un’altra donna. Ho a lungo riflettuto in ultimo con la mia psicoterapeuta che è stata fondamentale per ragionare sul mio desiderio di genitorialità e sulle eventuali conseguenze di questo.

Avere figli tramite GPA è un atto egoistico? 

Lo è allo stesso modo in cui lo è per le coppie che possono avere figli in maniera “tradizionale”.  Molti genitori, a prescindere da come lo diventano,  si sentono motivati da valori come la continuità della famiglia, il desiderio di educare e crescere i propri figli e l'opportunità di contribuire positivamente alla società. Quindi, mentre esistono elementi di desiderio personale, ci sono anche aspetti altruistici e sociali nella decisione di avere figli.

La percezione della GPA come atto egoistico o altruistico dipende dalle motivazioni personali, dalle circostanze specifiche e dalle normative in vigore nel contesto in cui avviene. La chiave sta nella trasparenza, nel consenso informato e nel rispetto dei diritti di tutti. È facile semplificare con un giudizio, soprattutto quando non si conosce un tema e non ci riguarda da vicino.

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I tuoi genitori come hanno accolto la tua decisione di diventare madre tramite la GPA?

Quando ho raccontato la nostra decisione ai miei genitori ero in lacrime, per una forte paura del giudizio che mi accompagnava, loro mi hanno accolta, abbracciata dicendomi: "Abbiamo rischiato di perderti una volta, non succederà più, ti supportiamo in questo percorso che è una possibilità che è bellissimo esista".

A proposito di giudizio nessuno vi ha mai detto "se volete un figlio c'è l'adozione"?

Sì, ma l’adozione per noi non è una possibilità. Il percorso adottivo è altamente discriminatorio e oltre che ad essere un processo alle intenzioni, non è semplicemente una possibilità per chi è un genitore con disabilità, almeno in Italia. L’adozione, per quanto sia una scelta nobilissima, semplicemente non è per tutti una possibilità o la scelta possibile o più giusta.

Come è iniziato per voi questo percorso? 

Una mia parente mi ha chiesto se avessi mai pensato alla gestazione per altri, che io non conoscevo. Così abbiamo iniziato la nostra ricerca, prima in Europa, contattando cliniche e agenzie in Ucraina e Grecia per farci un idea dell’iter in vari paesi.

La cosa più importante per noi era la possibilità di intessere una relazione con la persona che avrebbe portato in grembo nostra figlia, così abbiamo continuato la ricerca prima in Canada.

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Facevamo a tutte le agenzie la stessa domanda “Ma se poi la gestante volesse tenersi nostro figlio?” A questa risposta, tutte ridevano. “Non esiste”, dicevano “Non solo la legge è molto chiara a riguardo, ma nessuna vorrebbe tenersi vostro figlio. Sono tutte donne che hanno la loro famiglia e che decidono di fare questo percorso altruisticamente. Quello che vogliono è aiutarvi, non derubarvi del sogno di avere una famiglia”.

Alla fine il nostro percorso ci ha portate negli Stati Uniti.  Abbiamo contattato una ragazza e abbiamo iniziato a conoscerci. Dopo qualche settimana siamo andati a conoscere lei e la sua famiglia e per qualche mese abbiamo approfondito la nostra conoscenza, parlando dei desideri e delle aspettative reciproche di questo percorso.

Poi come è andata? 

Abbiamo creato un accordo con due avvocati, così da tutelare entrambe le parti come previsto dalla legge. Abbiamo creato gli embrioni con i nostri gameti e la nostra clinica ha programmato l’inizio del monitoraggio per il transfer, dopo che la nostra gestante aveva superato le visite mediche e psicologiche.

Di comune accordo e con l’ok del medico, la nostra gestante ha avuto un “modified natural transfer”, che non prevede l’uso di medicinali, antibiotici o pillola.

Come è stato il vostro rapporto con lei durante la gravidanza?

Appena abbiamo letto il profilo della nostra gestante abbiamo capito che la sua persona era affine a noi, l’abbiamo contattata, ci siamo conosciuti nel corso di lunghi mesi per approfondire i valori e i paletti che avevamo anche riguardo questo percorso. Quando poi abbiamo iniziato lei è subito rimasta incinta ma poco dopo c’è stato un rischio di aborto, é stato un momento durissimo per tutti e tre, che poi abbiamo superato solo perché ci eravamo conosciuti a fondo. In alcuni momenti abbiamo dovuto capire come confrontarci gli uni con gli altri, perché la gravidanza la stava portando avanti lei, era lei a vivere fisicamente le problematicità legate a questa. Per me imparare a comunicare con lei è stato un enorme accrescimento personale, perché il percorso che abbiamo fatto ci ha legate non solo durante la gravidanza ma per la vita.

Come è stato veder nascere la tua bambina?

Meraviglioso, l'ho presa io in braccio appena è nata, l’ho portata al petto e la gestante che io definisco amica, ha portato la sua mano sul mio viso, automaticamente lo ha fatto anche la bimba ed è stato un momento davvero intimo e bello. Una sorta di passaggio di una vita che è cresciuta nel suo grembo ed è arrivata a me che sarei stata la mamma per la vita.

mamma con gpa
Il momento del parto di Lea (nome di fantasia)

Non ti sei mai sentita in difetto rispetto alla donna che portava in grembo la tua bambina?

No mai, ho affrontato il percorso in maniera davvero consapevole, so che qualcuno sperimenta gelosia ma per me non è mai stato così. Perché grazie alla psicoterapia ho capito che nella vita è importante imparare a chiedere aiuto e poi accettare l’aiuto che arriva.

La GPA un po’ ci ricordo che dare al mondo un figlio non significa per forza essere madre, madre è chi decide di crescere un figlio…

Esatto, proprio per questo il termine maternità surrogata è un tremendo errore, è la gestazione ad essere surrogata, la maternità è qualcosa di davvero molto più complesso che semplicemente mettere al mondo un bambino. Altrimenti non si spiegherebbero le donne che mettono al mondo un figlio tramite parto in anonimato e lo danno in adozione o le mamme che diventano tali tramite l’adozione e lo sono a tutti gli effetti.

Da ieri la GPA è reato universale, come sarà la vostra vita da qui in avanti?

Da oggi in avanti la nostra vita rimane la stessa, continueremo a raccontare a nostra figlia la sua nascita, come faccio da quando è nata, facendole incontrare la nostra amica (la gestante) spesso. Spero che mia figlia da questa storia impari che nella vita è importante chiedere aiuto, anche se è molto difficile e che è meraviglioso quando qualcuno ti cambia la vita offrendoti il suo aiuto. Spero anche che capisca che anche se ci sono delle persone che giudicano senza conoscere la complessità della vita degli altri la nostra, questo loro giudizio non ci definisce come persone, come genitori o lei come figlia. Voglio che capisca che la sua vita ne è valsa e ne varrà sempre la pena.

Se la sentenza fosse arrivata prima della nascita di vostra figlia, cosa avrebbe causato?

Quello che causerà nella vita di tante persone da ora in avanti, paura al pensiero di dover registrare i propri figli, anche una scelta radicale come quella di lasciare il nostro Paese, o la possibilità dopo una denuncia di affrontare un percorso in tribunale dove qualcuno finalmente ci ascolterà, ascolterà le gestanti e il sistema di supporto. Il giudice capirà che si tratta di una scelta libera, che non c'entra nulla con la mercificazione, ma solo con la libera scelta delle persone di aiutarsi. L'unica cosa che mi dispiace è che tutto questo percorso, fatto a posteriori comporterà una dose di stress infinita nei genitori, che priverà loro della possibilità di godersi i propri figli e renderà i figli consapevoli delle ingiustizie che hanno vissuto.

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