“Mamma non riesce a venire al saggio di fine anno”. Come gestire il senso di colpa quando si è genitori
L'estate è alle porte e porta con sé la fine della scuola e delle attività sportive dei bambini, che si fermeranno per poi riprendere nel mese di settembre.
A non fermarsi è però il lavoro dei genitori che devono farsi in 4 per gestire i figli e gli impegni lavorativi, per questo a volte può capitare di non riuscire a trovare l'incastro perfetto e di vedere sovrapposti in agenda un evento lavorativo importantissimo e il saggio di danza della nostra bambina, l'ultima partita di campionato o peggio, la cerimonia di passaggio da una scuola ad un'altra.
Come si può gestire questa sensazione senza che il senso di colpa o la frustrazione prendano il sopravvento? Lo abbiamo chiesto alla psicologa e psicoterapeuta Giuliana Mioli, della Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza del Policlinico di Milano.
Da dove nasce il senso di colpa quando non si può essere presenti ad un evento importante per il proprio bambino?
Innanzitutto penso che questo senso di colpa intacchi principalmente le nuove generazioni di genitori, chi ha più o meno 30- 40 anni per intenderci, perché proprio loro sono stati bombardati da stimoli sull'importanza di farsi supportare nella genitorialità, di cercare di essere attenti e partecipi sempre.
Quindi è abbastanza normale che dei genitori che hanno investito tanto nel tentativo di essere sufficientemente buoni, poi pensino che essere assenti ad un evento importante per il bimbo, significhi tradire il proprio ruolo genitoriale nei confronti de bambino. I genitori di oggi si prefiggono fin dal corso pre-parto di essere sempre attenti, sempre presenti, ma è molto difficile e non riuscendoci si sentono frustrati.
Come si può gestire questa frustrazione?
Per prima cosa bisogna valutare se è davvero impossibile partecipare al saggio o alla cerimonia dei diplomi del bambino, capendo se entrambi i membri della coppia saranno assenti. A seconda dell’età dei bambini e della loro capacità di comprensione, se è impossibile partecipare, bisogna cercare di parlare loro nel modo più sereno e chiaro possibile, motivando la propria assenza, senza illuderli che il papà o la mamma saranno presenti se questo non è possibile.
Bisogna anche spiegare al bimbo che però si possono trovare delle soluzioni alternative, per esempio si può chiedere ad un altro genitore di filmare lo spettacolo, o l’evento e poi ritagliarsi un momento per guardarlo insieme.
E se dopo la spiegazione il bambino piange e si dispera?
Bisogna comportarsi come si fa sempre con i bambini che esprimono le loro emozioni, cercando di condividere a parole la comprensione dello stato d’animo del loro stato d'animo dicendo per esempio: "Io capisco che tu sei arrabbiato perché uno di noi non c’era allo spettacolo o non ci sarà, perché anche io starei male, però ti assicuro che lo rivedremo in video insieme”. La cosa importante è che il bimbo si senta compreso e che sia adeguatamente preparato, se i genitori sono sinceri, gli spiegano cosa accadrà, lui programmerà gli eventi nella sua testa e sentirà di poter tenere sotto controllo la situazione.
È importante parlare con parole semplici e vere, i bambini colgono sempre la verità della comunicazione. Poi una lacrima può scappare, magari anche dalla parte del genitore che vorrebbe partecipare al saggio ma non ce la fa. In ogni caso condividere le emozioni aiuta a capire un po’ meglio.
Si può proporre al bambino un regalo, pur di non farlo rimanere male per la propria assenza?
No, so che è una tendenza in voga, perché il genitore cerca di colmare il senso di colpa con un regalino, però, secondo la mia esperienza, colmare l’assenza emotiva con un oggetto potrebbe essere fuorviante, meglio parlare, condividere le emozioni, guardare insieme un video. Il miglior regalo che si può fare per un bambino è individuare un altro momento insieme.
Ma un genitore che non riesce ad essere sempre presente per un figlio è un cattivo genitore?
No, non esistono cattivi genitori, esistono solo genitori sufficientemente buoni, perché i genitori dovrebbero capire che comunque si comportano sbagliano. È molto difficile fare la cosa giusta nell’educazione dei figli, ci si affida ai consigli ma c’è sempre un margine di imperfezione che però aiuta sia loro che i bambini a crescere. Un genitore che non riesce non è un cattivo genitore, ma un genitore che condivide con il figlio l’esperienza della vita in cui ci sono cose belle e cose irrealizzabili. Questo atteggiamento aiuta i bambini ad esaminare la realtà, comprendendo che in alcuni momenti questa è fatta di cose spiacevoli, come la non presenza.