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Mamma fa da autista ai figli e poi presenta il conto: “Al posto dei soldi ho preteso aiuto in casa”

Per insegnare ai figli a non dare per scontato tutto ciò che i genitori fanno per loro, una mamma australiana ha deciso di farsi pagare per il servizio di trasporto dal figlio maggiore: “Ho guardato le tariffe di viaggio e gli ho fatto firmare un contratto prima di partire”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Essere genitori, si sa, comporta molti sacrifici, ma a tutto c'è un limite, soprattutto quando i figli sembrano proprio volersi approfittare della disponibilità di mamma e papà. È questo quello che è successo a Jordana Shell, madre, giornalista e podcaster, che dopo l'ennesimo weekend passato a scarrozzare i figli tra le loro mille attività ha deciso di cogliere la palla al balzo per dar loro una bella lezione sull'importanza di guadagnarsi tutti i privilegi e i servizi di cui hanno sempre goduto.

Il caos del weekend

Jordana ha affidato il suo racconto al sito Kidspost, dove spesso scrive come editorialista e collaboratrice. La mattina del fatidico weekend, i suoi tre figli si erano alzati di buon mattino avanzando subito una montagna di pretese assillanti: "Voglio questo", "Lui ha fatto quello", "Posso fare questo?"

"L'elenco delle richieste era infinito, mentre le mie istruzioni e richieste non venivano nemmeno ascoltate" ha spiegato la donna. Come se non bastasse, al momento d'iniziare a prepararsi per uscire, le due pesti più grandi hanno cominciato a litigare tra loro, lanciandosi addosso i pigiami e continuando a ignorare qualsiasi sollecito di Jordana a farla finita e vestirsi senza fare tanto chiasso.

La strategia dell'autista Uber

Di fronte a quella che sembrava una situazione senza speranza, Shell ha quindi deciso di mettere in atto una strategia nuova e inusuale. Dopo aver perso la pazienza per tutto il ritardo accumulato, la madre ha aperto l'app di Uber sul suo telefono, per valutare quanto le sarebbe costato lasciare il compito di autista a qualcun altro. L'intento, ovviamente, non era di spedire i figli in giro tutto il giorno con un estraneo (anche se la tentazione era forte), ma farsi un'idea delle tariffe per tutti quei giri che di lì a poco avrebbe dovuto compiere.

Jordana Shell. Credits: Instagram/@shoozlife
Jordana Shell. Credits: Instagram/@shoozlife

Così, una volta terminato il check, Jordana ha scarabocchiato un contratto simbolico e l'ha messo sotto al naso del figlio maggiore. Nel "documento", la donna chiedeva 28 dollari per coprire i costi del trasporto. Al posto dei soldi però, il ragazzo avrebbe potuto tramutare il pagamento dovuto in una lista di faccende domestiche da svolgere senza fiatare.

"Non ti porterò a scacchi se non firmi questo", ha annunciato Jordana, aggiungendo anche un utile consiglio di vita: "Leggi sempre prima di firmare qualcosa". Il ragazzo, colto alla sprovvista, ha firmato, permettendo così alla famiglia di partire per le attività della giornata.

Il momento della verità è arrivato al ritorno a casa, quando Jordana ha ricordato al figlio l'accordo appena concluso. Nonostante le lamentele del ragazzo, la mamma è rimasta ferma sulle sue posizioni e tra i mugugni e le rimostranze pronunciate a mezza bocca, alla fine il figlio è riuscito a portare a termine le sue faccende, cucinando (pur sotto l'occhio vigile del padre), mettendo a posto i vestiti e aiutando nelle pulizie di casa.

Una lezione di vita per tutti

Nonostante l'idea del compenso per i servizi d'autista fosse nata come reazione istintiva a un momento di particolare concitazione, nei giorni successivi Jordana si è accorta che, a poco a poco, qualcosa era effettivamente cambiato. Il figlio più grande ha iniziato a prendere maggiore consapevolezza del valore delle sue azioni, si sentiva utile, responsabile e orgoglioso di aver imparato nuove abilità. E, per la madre, vedere questo cambiamento è stato un momento di grande soddisfazione.

Jordana Shell ha concluso il suo racconto spiegando come questo episodio sia stato un'occasione per insegnare ai suoi ragazzi a non dare per scontato ciò che i genitori fanno per loro, sottolineando che comportamenti scortesi non sarebbero accettabili con degli estranei, quindi non dovrebbero esserlo nemmeno con chi si prende cura di loro.

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