“Madison significa “battaglia” e mia figlia è stata una guerriera” la storia di Annarita e la sua bimba prematura
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Annarita ha scritto a Fanpage.it per raccontare la storia della sua piccola Madison, nata a 24 settimane di gravidanza pesando 600g per 30 cm di lunghezza.
Il dolore provato in quei 5 mesi in terapia intensiva neonatale è stato molto, ma le parole dei medici le hanno dato la speranza. Ha dovuto trovare una forza che dice di non aver mai avuto in vita sua, per stare vicino alla sua bimba, che poteva solo accarezzare con una mano e guardare da dietro il vetro dell'incubatrice.
Ha provato un forte senso di colpa e si è chiesta di continuo perché proprio a sua figlia fosse toccata una nascita così complessa, ma ha trovato la pace quando il primario le ha detto: "Annarita basta sensi di colpa, a tua figlia hai fatto il dono più grande che potevi, le hai dato la vita, se fosse stata anche una settimana in meno nella tua pancia oggi non sarebbe qui".
Madison oggi sta bene, si sottopone a visite di controllo periodicamente, ma supera tutti gli step previsti dai medici, confermando alla sua mamma che insieme ce l'hanno fatta.
Come è stato scoprire la gravidanza?
Madison è stata la mia secondogenita, ma la sua gravidanza non è stata cercata, dal momento che attendevamo che il fratello compisse almeno i 2 anni prima di fargli avere un fratellino o una sorellina.
Quando ho scoperto di essere incinta ho fatto un test del dna fetale per conoscere lo stato di salute del bimbo e da lì ho scoperto il sesso.
Non so neanche quantificare la gioia quando ho scoperto che era una bambina, perché dopo aver avuto un maschio desideravamo tanto una figlia femmina.
Poi com'è andata la gravidanza?
La gravidanza è andata bene, a 21 settimane, come di prassi, ho fatto la morfologica, che mi ha confermato nuovamente il sesso della bambina.
In quei giorni sono andata a trovare i miei genitori che vivono a Brescia, e stavo benissimo, fino a che a 23 settimane e 6 giorni mi sono alzata improvvisamente alle 4 di notte, ho rotto le acque, mio marito mi ha portata all’Ospedale, dove sono rimasta ricoverata così che i medici potessero fare il possibile per farmi ritardare la data del parto.
Ma dopo 4 giorni ho iniziato ad avere delle perdite di sangue, è iniziato così il travaglio, e mi hanno fatto un cesareo d’urgenza a 24 settimane e 4 giorni. I medici hanno scoperto poi che il motivo di quelle contrazioni anticipate era un’infezione che avevo contratto alla placenta.
Come è stato rendersi conto che la bimba sarebbe nata tanto presto?
Abbastanza traumatico, mi vengono i brividi ancora a pensarci anche perché noi facciamo una vita particolare, siamo dello spettacolo viaggiante, ci spostiamo con una giostra per le città.
Io mi ero presa quei giorni per stare con i miei genitori a Brescia, e alla fine ci sono rimasta 4 mesi. Inoltre quando la bimba è nata, mio marito era in Toscana per lavoro con il nostro altro bimbo.
Come è andato il parto?
Il parto non è stato facile, i medici mi hanno chiarito fin da subito che una bambina di 24 settimane non aveva grosse possibilità di sopravvivere.
Io mi sono affidata a Dio. Mia figlia è nata e la notte stessa lei stava per morire, poiché uno dei tubicini che le attraversavano il corpo le ha sfiorato il cuore, facendole uscire del liquido che i medici sono riusciti ad aspirarle in tempo. Le hanno fatto un periocardiocentesi di emergenza.
Quando è nata tu l’hai vista subito?
No, perché ero intontita dai farmaci. Io ho partorito alle 19.30 di sera, il cesareo è durato due ore, ricordo che continuavo a dire ai medici “Vi prego salvatela”.
Mio marito ha visto la bimba un’ora dopo il parto già dentro la termoculla, io invece ho visto la bimba la notte dopo la sua nascita.
Il percorso in terapia intensiva neonatale poi è stato lungo, i medici non ci davano false speranze, ricordo che mi avevano detto che le femmine generalmente sono più combattive, ma che, essendo lei nata così piccola, non sapevano se si sarebbe salvata.
Lei è nata il 26 maggio del 2023 e noi siamo usciti dalla tin il 20 settembre del 2023.
Come è stato vederla tra i cavi?
Bruttissimo, vedevo un esserino minuscolo di appena 600 g per 30 cm avvolto tra i cavi, poi ricordo che spesso mentre ero accanto a lei suonavano i macchinari, perché qualche bambino aveva bisogno d’aiuto, è stato davvero difficile.
Poi potevo solo toccare con la mano la mia bambina, e parlarle, sperando mi sentisse. Ero felice che fosse nata, ma continuavo a temere che non ce la facesse.
Tu sei rimasta sempre con la tua bambina?
Sì, io sono rimasta sempre con lei, inizialmente mi appoggiavo all’abitazione dei miei genitori che mi hanno confortata in un momento molto difficile, poi l’Ospedale mi ha messo a disposizione una stanza per alloggiare. Mio marito invece si è sempre dovuto spostare per lavoro e per prendersi cura del nostro altro figlio tra Brescia e la Toscana.
Come sono stati quei giorni?
Molto difficili, mi domandavo perché stesse succedendo proprio a me, io che quella bimba l’avevo aspettata tanto. Poi ero sempre in ansia, con il telefono acceso a qualsiasi ora e la speranza che non mi chiamassero dalla tin per dirmi che mia figlia non stava bene.
Come è stato uscire dall’ospedale con la tua bimba alla fine di quel lungo periodo?
La bimba mi avevano detto che sarebbe uscita l’11 di settembre, poi i medici mi hanno chiamata per dirmi che l’avrebbero tenuta lì ancora una settimana.
Ma io ho cercato di non sperarci troppo, perché in terapia intensiva neonatale non sai mai come andranno a finire le cose. Il giorno che ho preparato l’ovetto e i vestitini della bimba per uscire è stato meraviglioso, anche se sapevo che la strada fino ai suoi 3 anni sarebbe stata in salita.
Ci siamo goduti però quella che per me, mio marito, il fratello della bimba e i medici è stata una vittoria: aver salvato Madison e averla riportata a casa.
Questa esperienza ha cambiato la tua idea di maternità?
Mi ha cambiata totalmente, ancora oggi quando ne parlo piango, sento di avere ancora una ferita aperta. Andavo spesso dalla psicologa della terapia intensiva neonatale, se il primo mese non ne sentivo la necessità, poi ho iniziato ad averne bisogno. Devo tutto all’Ospedale Civile di Brescia che ha salvato Madison ma anche me.
Hai mai provato dei sensi di colpa nei confronti della tua bambina?
Sì, mi sono sentita in colpa, tantissimo, gli altri mi dicevano “non preoccuparti tua figlia ce la farà” ma quando sei in tin e vedi improvvisamente scendere a 0 i battiti di tua figlia in queste frasi non ci credi più.
Siamo andate avanti insieme minuto dopo minuto, passo dopo passo. Ma devo dire che il primario mi disse una cosa meravigliosa: “Tu hai dato a tua figlia una possibilità di vita, se fosse nata una settimana prima sarebbe stato un aborto”. Io sono convinta che mia figlia sia un miracolo.
E come è stato rimanere lontana dal tuo primo figlio?
Un’altra sofferenza, soprattutto perché lui era davvero molto attaccato a me, ma ho dovuto farlo per la sua sorellina, i medici fin da subito mi hanno detto “Devi rimanere per dare forza a tua figlia” e io ho dovuto tirare fuori una forza che nella mia vita non penso di aver mai avuto.
Hai stretto rapporti con gli altri genitori in tin?
Sì, con me c’era un’altra mamma di Brescia, che ha partorito come me a 25 settimane, lei mi ha dato forza, mi sono trovata a pingere per i corridoi dell’ospedale perché non sapevo cosa mi stesse succedendo e una mamma mi ha abbracciato per dirmi che sarebbe andato tutto bene.
Madison è un nome particolare, come mai avete scelto questo nome per la bimba?
Allora io e mio marito abbiamo sempre fantasticato sul nome dei nostri figli, quando lui mi ha proposto Madison ero molto scettica e gli ho detto “Va be abbiamo tempo, decideremo più avanti”. Questa gravidanza mi ha dimostrato che di tempo invece non se ne ha mai abbastanza, e quando ho letto il significato del nome Madison scoprendo che significava “Battaglia vigorosa”, ho pensato che nessun altro nome le sarebbe stato meglio.