Lorenzo Lotti, l’atleta che corre spingendo i suoi figli nel passeggino: “Spero che siano fieri di me”
Lorenzo Lotti ha 28 anni e da qualche giorno ha battuto un nuovo record mondiale come maratoneta. Non lo ha fatto da solo, però, perché a Chesapeake in Virginia ha percorso 100 km in 8 ore, un minuto e 40 secondi spingendo la carrozzina con il suo piccolo Rodolfo, nato 7 mesi fa. Noi di Fanpage.it lo abbiamo contattato per farci raccontare come nella vita abbia scelto, pur diventando papà, di non abbandonare, anzi di trasmettere ai suoi piccoli la passione per la corsa.
La storia di Lorenzo, maratoneta e papà
Lorenzo Lotti ha 28 anni e due figli, nella vita è assessore allo sport per il Comune di Predappio (Forlì e Cesena), docente di educazione fisica e un atleta innamorato del suo sport. Per Lorenzo, infatti, correre con i suoi bambini che guardano scorrere rapidamente il paesaggio accanto a loro è del tutto normale: “Io sono un atleta e per me è stato naturale, ancora prima che nascesse il mio primo figlio, pensare che mi sarebbe piaciuto molto poter fare sport insieme a lui”. Infatti, la corsa con il piccolo Rodolfo con cui ha battuto ogni record lo scorso 7 dicembre, è stata la sua seconda impresa vittoriosa e da persona competitiva ci tiene a raccontarcelo: “Con il mio primo bimbo due anni fa ho deciso che non avrei solo corso ma anche vinto, insieme a lui, ho infatti ottenuto un Guinness World Record sui 50 km, questa volta l’impresa era doppia e abbiamo fatto 100 km insieme”.
Insieme è una parola che Lotti ripete spesso durante l’intervista, perché seppur la corsa sia uno sport individuale, condividerla con il suo bambino oltre ad aiutarlo a stringere un forte legame con lui gli permette di crescerlo insieme alla sua mamma: “Quando nasce un bimbo cambia tutto, nella vita dell’uomo e nella vita della donna, portare i miei figli con me durante la corsa, anche solo per un’ora al giorno so di per certo che sgrava la mamma di molte incombenze genitoriali, che non è giusto ricadano solo su di lei” ci racconta.
La speranza infatti è che l’immagine di un papà che porta con sé il suo bambino nel tempo che dedica alla propria passione dia a tutte le giovani coppie la consapevolezza che essere genitori è un gioco di squadra, per cui è importante dividersi oneri e onori. “Qui in America è normale vedere papà che spingono i loro bimbi nel passeggino mentre fanno sport, so che in Europa non è lo stesso, ma mi piacerebbe trasmettere anche nel nostro paese la bellezza di fare sport insieme ai propri figli”.
Un altro valore che Lotti spera di trasmettere con le sue imprese titaniche, è che diventare padre non deve obbligare le persone a rinunciare alle proprie passioni: “Io cerco di incastrare tutto, con fatica, ma ci tengo a farlo e a dimostrare che con i propri figli si possono fare anche 100 km”.
Genitori sportivi crescono bambini sportivi
Il piccolo Rodolfo ha solo 7 mesi ma il suo papà ci giura che da quando hanno finito di correre lo guarda con occhi pieni di amore, come a volerlo ringraziare delle esperienze memorabili che gli sta permettendo di fare. “Te lo farei vedere, impazzisco d’amore, ha solo 7 mesi e oggi cerca il mio sguardo come poche altre volte ha fatto. Io cerco di trasmettergli il mio amore per lo sport e in particolare per quei valori che ritengo fondamentali”.
Così l’atleta e papà ci parla del rispetto delle regole, della contesa leale, del desiderio di dare sempre il meglio di sé e della capacità di guardare all’avversario non come a un nemico ma come a una persona con cui confrontarsi, insegnamenti fondamentali per l’educazione dei suoi figli, che a volte si imparano in palestra prima ancora che sui banchi. “Quando impari che per ottenere ciò che desideri devi allenarti duramente ed essere leale, diventi una persona migliore anche nella vita ed è questo che auguro ai miei figli. Lo sport è la mia vita e non potrei avere per loro un desiderio diverso”.
La corsa con il bimbo a -7 gradi
Quando Lorenzo Lotti e suo figlio Rodolfo sono partiti per la corsa negli Stati Uniti il termometro segnava -7 gradi, una temperatura torrida che porterebbe molti genitori a storcere il naso all’idea di portare i loro bebè all’aria aperta.
Lotti, però, spiega i benefici che nei Paesi nordici si conoscono molto bene, di portare i propri figli all’aria aperta, anche nella stagione invernale: “Stare all’aperto è la cosa migliore per i bambini, nei luoghi chiusi e caldi proliferano germi che non permettono alle difese immunitarie di svilupparsi in maniera corretta”.
Il piccolo Rodolfo in ogni caso ha trascorso 8 ore di corsa al caldo, in un passeggino dotato di paravento, studiato per mantenere il bimbo nel tepore del suo sacco nanna. “Si è svegliato praticamente al traguardo, ha dormito 7 ore su 8 di corsa, a dimostrazione del fatto che è stato benissimo”.
I due si preparano già al prossimo traguardo che Lotti ci racconta essere ben diverso da quelli tagliati fin ora “Sogno il momento in cui i miei figli, ormai grandi, possano dirmi che sono fieri di me. Parole che varranno più di qualsiasi medaglia”.