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L’obesità in gravidanza aumenta la probabilità che i figli abbiano il cuore malato e soffrano di diabete: lo studio

Secondo i ricercatori, il rischio di insulino-resistenza e i problemi cardiaci possono aumentare significativamente nei figli di madri con una dieta ad alto contenuto calorico e di grassi, segnando un legame diretto tra cattiva alimentazione in gravidanza e conseguenze a lungo termine per la salute dei nascituri.
A cura di Niccolò De Rosa
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Zuccheri, obesità e gravidanza

Un recente studio pubblicato nel Journal of Physiology ha portato nuovi elementi a dimostrazione di come l’obesità in gravidanza possa aumentare il rischio di problemi cardiaci e diabete nei figli adulti.

La ricerca, condotta dall’Università del South Australia, dimostra che una dieta ricca di grassi e zuccheri, consumata dalla madre durante la gestazione, altera lo sviluppo del cuore fetale, pur non influendo immediatamente sul peso alla nascita del bambino. Tale squilibrio nella fase prenatale potrebbe predisporre i figli a malattie cardiovascolari e al diabete in età adulta.

Lo studio è il primo del suo genere a dimostrare come l’obesità materna possa compromettere un importante ormone tiroideo nel cuore fetale, interrompendo il suo normale sviluppo.

Troppi zuccheri compromettono il cuore del feto

Il team di ricerca ha condotto lo studio su tessuti fetali di alcuni babbuini, sottoponendo un gruppo di femmine gravide a una dieta ricca di grassi e zuccheri presso un istituto di ricerca biomedica negli Stati Uniti. I campioni sono stati poi confrontati con quelli di femmine che invece avevano seguito una dieta controllata.

La scelta di utilizzare i babbuini è data dal fatto che questi animali possiedono una grande affinità genetica con gli esseri umani, rendendoli un modello ideale per studi di sviluppo prenatale.

obesità in gravidanza

L’autrice principale dello studio, Melanie Bertossa, dottoranda all’Università del South Australia, ha spiegato che la ricerca si è concentrata su come una dieta squilibrata influenzi i livelli dell’ormone tiroideo T3 nel cuore del feto. Questo ormone svolge un ruolo cruciale durante le ultime fasi della gestazione, poiché "segnala" al cuore fetale di prepararsi alla vita fuori dall'utero.

Ebbene, nei babbuini che seguivano la dieta ricca di grassi, la concentrazione di questo ormone si riduceva notevolmente, impedendo al cuore di svilupparsi correttamente.

I ricercatori hanno anche osservato che la dieta materna poteva influenzare pure i  percorsi molecolari legati alla regolazione dell’insulina e delle proteine coinvolte nell’assorbimento del glucosio nel cuore fetale, aumentando il rischio di resistenza all’insulina e, di conseguenza, di diabete.

La ricerca piò aiutare a prevenire danni a lungo termine

Lo studio ha rilevato che i danni subiti dall'apparato cardiaco fetale a causa dell’obesità materna potrebbero persistere per tutta la vita, poiché il cuore, dopo la nascita, non riesce a generare un numero sufficiente di nuove cellule muscolari per riparare eventuali danni prenatali.

Queste alterazioni potrebbero compromettere ulteriormente la salute cardiaca durante l’adolescenza e l’età adulta, periodi in cui il cuore inizia ad invecchiare.

La professoressa Janna Morrison, coautrice dello studio, ha sottolineato l’importanza di una corretta alimentazione materna non solo per il benessere della donna, ma anche per prevenire problemi di salute nei bambini.

Anche i neonati con peso alla nascita normale, spesso considerati sani, possono infatti avere problemi cardiaci nascosti che si manifesteranno solo più tardi.

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"Lo screening cardiometabolico dovrebbe essere eseguito su tutti i bambini nati da questo tipo di gravidanze, non solo su quelli nati troppo piccoli o troppo grandi" ha suggerito Morrison. Ciò consentirebbe infatti d'individuare precocemente i rischi di malattie cardiache anche quando il peso alla nascita appare entro i parametri.

La professoressa ha anche evidenziato come l’aumento delle diete ricche di grassi e zuccheri, se non affrontato, porterà a un incremento delle malattie come il diabete e i problemi cardiovascolari, riducendo le aspettative di vita delle future generazioni.

I ricercatori sperano però che la consapevolezza sui danni dell’obesità possa contribuire nei prossimi anni a invertire questa tendenza e si augurano che lo studio appena presentato sia un apripista per nuove ricerche sul lungo periodo per seguire la salute dei bambini nati da madri con diete ricche di grassi nel corso degli anni.

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