L’insegnante che gestisce la sua classe come un ufficio: “I bambini vengono pagati in tempo libero”
Un’aula che funziona come un vero e proprio ufficio, con studenti che timbrano il cartellino, accumulano permessi retribuiti e gestiscono il proprio spazio di lavoro come in un ambiente professionale. Questo è il metodo innovativo adottato da Leslie Robinson, insegnante di una scuola superiore della Virginia. Il suo obiettivo? Preparare gli studenti alla vita reale attraverso un sistema che simula le dinamiche del mondo del lavoro.
Una classe trasformata in un ufficio
Leslie Robinson ha deciso di trasformare la sua aula in una simulazione di un ambiente aziendale. Ogni studente ha una propria "postazione" che funge da ufficio personale e, all’interno di questo spazio, può gestire il proprio tempo in modo autonomo. La regola principale è mantenere l’ordine: finché il banco rimane pulito, gli studenti possono ascoltare musica o mangiare snack, proprio come in un vero ufficio. Per introdurre il suo metodo, la docente ha anche mostrato agli studenti immagini di uffici reali e spiega come funzionano le dinamiche lavorative.
Gli alunni sono quindi tenuti a "timbrare il cartellino" all’inizio e alla fine delle lezioni, un sistema che aiuta a sviluppare senso di responsabilità e organizzazione. Il rendimento scolastico si riflette poi in una sorta di stipendio: ogni due settimane, in base ai voti ottenuti, gli studenti accumulano "permessi retribuiti" (PTO – Paid Time Off), che possono utilizzare per saltare compiti o attività non essenziali.
Un sistema per premiare l'impegno
Il sistema dei permessi retribuiti si basa sulla media dei voti ottenuti dagli studenti. Chi raggiunge una "A", il voto più alto nel sistema anglosassone, accumula 15 punti di PTO, chi ottiene una “B” ne guadagna 10 e così via. Questi punti possono poi essere usati per esentarsi da determinati compiti, a condizione di averne accumulati abbastanza. Tuttavia, esistono giornate "bloccate", in cui i PTO non possono essere utilizzati, come nei giorni di verifiche o laboratori pratici.
Per gestire i propri permessi, ha poi spiegato l'insegnante al sito Today.com, ogni studente conserva una sorta di portafoglio, con tanto di ricevute scritte a mano dall’insegnante, in modo che non possano essere falsificate. Se uno studente perde il proprio foglio, non può riscattare i punti, proprio come accadrebbe con il denaro vero.
Una strategia efficace, ma non priva di critiche
Il metodo di Robinson ha suscitato molte reazioni online. Molti utenti hanno lodato la sua creatività, apprezzando l’idea di insegnare competenze di vita reale ai ragazzi. Alcuni hanno suggerito di introdurre anche il concetto di tasse, per rendere la simulazione ancora più realistica.
Tuttavia, non tutti sono d’accordo con questo approccio. Alcuni commentatori hanno criticato il sistema, definendolo un’indottrinamento alla cultura aziendale e sottolineando il rischio di formare esclusivamente lavoratori anziché futuri imprenditori. Altri ancora hanno invece messo in dubbio le finalità pedagogiche di tale sistema, poiché un tale sistema di premi finisce per acuire le differenze e crea disparità senza proporre soluzioni efficaci per aiutare i ragazzi che ottengono punteggi più bassi nelle prove scolastiche. Il rischio, affermano i detrattori, è che i meno bravi si sentano ancora meno motivati e vivano con frustrazione il proprio percorso formativo.
La replica: un metodo che risponde alle esigenze dei giovani
Nonostante le critiche, Robinson rimane convinta che il suo metodo sia necessario per coinvolgere gli studenti di oggi. Secondo la sua esperienza, le minacce di una bocciatura o di una nota ai genitori non hanno più l’impatto che avevano in passato. I ragazzi sembrano meno motivati dalle punizioni tradizionali e più propensi ad accettare un’insufficienza senza particolari conseguenze. Dopo 17 anni di insegnamento, Robinson ha sperimentato diverse strategie e, a parer suo, questa è l’unica che ha funzionato con continuità, anche se alcuni educatori e frequentatori dei social insistono sul considerare tale approccio una forzatura poco attinente con il mondo della scuola.