L’influenza australiana può colpire anche i bambini? I sintomi per riconoscerla e i consigli della pediatra
Il nuovo spauracchio di grandi e piccini è l’influenza australiana. Si chiama così l’influenza causata dalla variante H3N2 del virus influenzale A che ha colpito duramente nella stagione invernale appena conclusasi l’emisfero australe.
La dottoressa Claudia Tagliabue, Pediatra specialista della Pediatria Pneumoinfettivologia del Policlinico di Milano, in una precedente intervista a Fanpage.it, aveva sottolineato l’importanza del vaccino antinfluenzale disponibile per i bambini dai 6 mesi di vita in su, per proteggerli dall’influenza che ha specificato si prospetta essere una delle più intense degli ultimi 10 anni. Dal momento che i piccoli non sono esenti dalla possibilità di infettarsi con questo specifico sottotipo virale, che manifesta specifici sintomi, abbiamo chiesto alla dottoressa Tagliabue di spiegarci quali sono i sintomi nei bimbi e cosa fare nel caso di contagio.
L’influenza australiana può colpire i bambini, da che età?
Sì l’influenza australiana può colpirli dal momento che si tratta di un sottotipo virale di influenza in grado di colpire adulti e bambini indifferentemente, fin dal primo giorno di vita. Nelle ultime settimane sono stati identificati i primi casi in Italia, mentre nella scorsa stagione è stato prevalente il sottotipo A/H1N1, in quella precedente ha dominato l'A/H3N2, che quindi non ci è nuovo. Tuttavia è ancora presto per sapere quale ceppo sarà prevalente quest'anno.
Quali sono i sintomi nei bambini e come si distingue da altri malanni del periodo?
La sintomatologia dell’influenza australiana, soprattutto per i bambini è sovrapponibile a quella provocata dagli altri sottotipi di Influenza A e anche da altri virus quali i parainfluenzali, che stanno circolando dall'inizio di settembre. Tra i sintomi infatti ci sono stanchezza, febbre, malessere, dolori muscolari e ossei, problemi all'apparato respiratorio e gastro-intestinale e poi mal di gola, tosse secca e rinite. Ma in alcuni casi si distingue per: insorgenza brusca della febbre ( oltre i 38°C) , presenza di almeno un sintomo generale come dolore muscolare o articolare, e presenza di almeno un sintomo respiratorio. Nei bambini, in particolare i più piccoli, vi può essere anche poca febbre, associata ad irritabilità e pianto e diarrea.
Quali possono essere le complicanze del virus?
Con il sottotipo H3N2 vi sono delle manifestazioni più rare ma anche più gravi che si registrano sia nei bambini che negli adulti. Il virus nei soggetti più fragili o meno esposti in stagioni precedenti , quali i bambini, può portare a forme più gravi di infezione delle basse vie aeree, come la polmonite ed in alcuni casi, più rari, è associato a manifestazioni neurologiche che colpiscono il sistema nervoso centrale: dalle forme più lievi con vertigini, fino a forme più gravi con convulsioni, confusione mentale ed encefalite. In particolare le convulsioni febbrili nei bambini.
I casi sono molto rari, ma in una stagione di maggiore impatto potranno essere statisticamente più significativi. Non è ancora chiaro quale sia il meccanismo del coinvolgimento neurologico di questo sottotipo virale.
Come si può contrastare?
Con la vaccinazione, che i bimbi possono fare dai 6 mesi in su, essenziale per la prevenzione dell’infezione, proprio perché perché il sottotipo dell’influenza A, H3N2, responsabile dell’influenza australiana è uno dei 4 sottotipi di influenza contenuti nel vaccino quadrivalente, quello che viene attualmente utilizzato sia intramuscolo che attraverso lo spray nasale. Il vaccino è infatti rivolto per la prevenzione contro due sottotipi di influenza A (H1N1 e H3N2) e due sottotipi di influenza B e viene aggiornato ad ogni stagione per coprire lo specifico sottotipo di infezione circolante.
E nel caso di bimbi che hanno meno di 6 mesi di vita?
Si raccomanda la vaccinazione a genitori, fratelli, nonni, tate e tutti i caregiver che hanno a che fare con il bimbo.
Per i bimbi che devono ancora nascere esiste una forma di prevenzione attraverso le loro mamme?
Sì, la vaccinazione antinfluenzale in gravidanza in particolare per le donne che sono nel terzo trimestre in corso di stagione influenzale è raccomandata. È importante, dopo averne parlato con il proprio ginecologo o medico di base, rivolgersi ai centri vaccinali e ai consultori di zona per ricevere il vaccino contro l’influenza, che viene iniettato in unica dose intramuscolare. Il vaccino non ha infatti controindicazioni specifiche e non da sintomi collaterali diversi rispetto a quelli della popolazione generale nelle donne in gravidanza. Vaccinarsi è fondamentale per il bambino che verrà al mondo durante la stagione influenzale, perché la mamma passa al nascituro gli anticorpi attraverso la barriera placentare e al neonato attraverso il latte materno se decide di allattare.
Se un bimbo dovesse essere contagiato come bisogna agire?
La sintomatologia è sovrapponibile a quella di altri virus influenzali, dunque il trattamento è con sintomatici, antipiretici, antidolorifici, reidratanti orali se i sintomi sono gastrointestinali. Il sospetto maggiore nasce se il bimbo ha uno di questi sintomi e non è stato vaccinato. Nella maggior parte dei casi la gestione è domiciliare e con valutazione tramite pediatra di famiglia e non richiede assistenza ospedaliera. Quando la febbre diventa persistente e le difficoltà respiratorie al di là della tosse sono importanti o i sintomi gastroenterici, come vomito e diarrea, sono molto importanti è importante rivolgersi al medico di famiglia o al pronto soccorso per valutare la necessità di eseguire esami ematici e/o impostare terapie di supporto più continuative che richiedono il ricovero ospedaliero.