L’errore degli adulti che sta rallentando lo sviluppo del linguaggio dei bambini: l’allarme dell’esperta
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Uno schermo luminoso, un dito che scorre veloce e un bambino rapito – qualcuno direbbe "ipnotizzato" – dalle immagini in movimento. Scene come questa sono ormai all’ordine del giorno poiché i dispositivi elettronici, concepiti come strumenti per un'utilizzo adulto e consapevole, sono ormai diventati i nuovi giocattoli della prima infanzia. Tutto questo però comporta delle conseguenze e, secondo gli esperti, tra qualche decennio il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto.
L’uso precoce della tecnologia sta infatti modificando profondamente lo sviluppo cognitivo e linguistico dei bambini e sempre più spesso, insegnanti e pedagogisti segnalano che i piccoli che iniziano la scuola faticano a parlare in modo fluido, hanno un vocabolario più limitato e incontrano difficoltà nel comunicare i loro bisogni. Competenze che, a quattro o cinque anni, dovrebbero essere già consolidate sembrano invece sempre più carenti. Tanith Carey, autrice e giornalista esperta di genitorialità, ha recentemente denunciato il fenomeno in un articolo sul quotidiano britannico The Mirror, evidenziando come siano i comportamenti degli adulti, più che la tecnologia stessa, i veri responsabili di questa tendenza allarmante.
Il paradosso dell’apprendimento digitale
Molti genitori credono che l’esposizione precoce alla tecnologia possa dare un vantaggio ai loro figli, abituandoli a strumenti che diventeranno indispensabili in futuro. Tuttavia, gli esperti sottolineano che l’effetto è esattamente opposto. Il dottor Aric Sigman, psicologo e membro del gruppo parlamentare britannico Fit and Healthy Childhood, ha però spiegato che le aziende tecnologiche alimentano questa convinzione per promuovere i loro prodotti, ma le evidenze scientifiche smentiscono l’idea che l’uso precoce della tecnologia favorisca lo sviluppo cognitivo.
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Anzi, nel proprio articolo la giornalista Carey ha citato una ricerca dell’organizzazione Kindred Squared che sembra certificare le insidie dietro questa deriva. L'indagine ha coinvolto un migliaio di insegnanti delle scuole primarie e ha dimostrato come oggigiorno i bambini che si apprestano a iniziare la scuola mostrano sempre più lacune nelle abilità di base. Rispetto al passato, i bimbi arrivano in classe conoscendo meno parole palesando un rapporto con i libri completamente diverso, tanto che spesso cercano di toccare le pagine come fossero schermi touchscreen. Per non parlare del fatto che più di un terzo dei bambini coinvolti dalla ricerca ha mostrato una certa difficoltà a tenere in mano una matita o un pastello, a causa di una muscolatura poco sviluppata e abituata a un simile movimento.
Il ruolo centrale di mamme e papà
Un fattore cruciale individuato dagli studiosi è il cambiamento sociale che sta rendendo più difficile la gestione familiare da parte dei genitori. Con ritmi di lavoro più intensi e meno supporto dai parenti, infatti, molti adulti ricorrono agli schermi come "baby-sitter elettroniche" per guadagnare tempo o concedersi qualche minuto di respiro all'interno di una routine frenetica e sfiancante.
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Ancora più spesso però, simili abitudini digitali vengono trasmesse in modo inconsapevole proprio dai genitori, i quali magari cercano di stabilire qualche regola sul tempo che i figli possono trascorrere davanti agli schermi, ma poi rendono tutto vano attraverso il loro esempio. Se infatti una mamma o un padre si mostra costantemente distratto da un dispositivo – sia per svago o per lavoro – molto probabilmente i figli finiranno comunque per risentirne, poiché il modello fornito dai genitore rimane sempre il più importante insegnante nella vita dei più piccoli.
A supporto di ciò, Casey ha riportato un esempio raccolto in occasione dell'indagine di Kindred Squared: parecchi insegnanti hanno infatti riportato scene in cui bambini entusiasti che mostrano i loro disegni ai genitori all’uscita da scuola non ricevono alcuna attenzione perché questi ultimi sono impegnati a guardare il telefono.
Il prezzo dell’intrattenimento digitale
Secondo la psicologa infantile Angharad Rudkin, anch'essa citata da Carey, poiché nei primi anni di vita i bambini sviluppano il linguaggio, le emozioni e le capacità cognitive attraverso l’osservazione e la comunicazione con gli adulti, l'eccessiva presenza di strumenti come tablet o smartphone (che non solo assorbono le attenzioni e riducono le interazioni interpersonali, ma spesso si sostituiscono ad esse) potrebbe alterare in modo significativo la loro crescita emotiva e relazionale.
Gli studi evidenziano infatti come il legame affettivo con i genitori nei primi anni di vita sia essenziale per la sicurezza emotiva e la capacità di instaurare relazioni sane. Se l’attenzione dell’adulto viene costantemente distolta dagli schermi, il bambino può sviluppare un senso di insicurezza e di minore valore personale.
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Un altro aspetto cruciale è poi quello relativo all’apprendimento della regolazione emotiva. Nei primi anni di vita, i bambini imparano a riconoscere e gestire le proprie emozioni attraverso il contatto con gli adulti. Se ogni segno di disagio viene immediatamente placato con uno schermo, i piccoli non sviluppano le capacità necessarie per calmarsi da soli, con ripercussioni sul loro comportamento e sulla loro capacità di interagire con gli altri.
Il valore del tempo condiviso
Se però il moderno stile di vita sembra spingere adulti e bambini a un utilizzo sempre più massiccio dello strumento digitale, come possono le famiglie riuscire a riequilibrare la situazione? Per Carey, la strada da seguire è quella suggerita da psicologi e pedagogisti: introdurre regole familiari valide per tutti – sia adulti che bimbi – per limitare l’uso degli schermi e favorire sempre più momenti di interazione reale.
L'autrice ha offerto anche un suggerimento per i nonni: invece di regalare ai nipoti un dispositivo elettronico, meglio offrire tempo e attenzione, poiché presenza affettuosa di un adulto è un dono insostituibile, capace di favorire uno sviluppo sano e armonioso.