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“Le Scuole Felici allenano i bambini alla frustrazione, che fa parte della vita”: la fondatrice

In Italia esistono le Scuole Felici, fondate dalla dottoressa Giovanna Giacomini e basate sul metodo danese. Qui i bambini usano martelli, coltelli e si avvicinano ai fuochi in maniera consapevole, senza che nessuno gridi loro: “Attento che ti fai male” se la possibilità che questa accada non c’è.
Intervista a dott.ssa Giovanna Giacomini
Formatrice pedagogista e fondatrice delle "Scuole Felici"
A cura di Sophia Crotti
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Credits: Scuole felici di Giovanna Giacomini
Credits: Scuole felici di Giovanna Giacomini

Esistono delle scuole per i bambini tra gli 0 e i 6 anni che la loro fondatrice, Giovanna Giacomini ha chiamato felici.

Lei, formatrice pedagogista e amante dei viaggi è riuscita a fare delle sue due più grandi passioni un lavoro. Quando si è trovata a girare tra le scuole norvegesi e danesi, infatti, ha visto bimbi impavidi rotolarsi nel fango, avvicinarsi ai fuochi senza paura, maneggiare coltelli e martelli senza che un adulto spaventato gridasse loro: "Attento che ti fai male". In breve ha colto nella gioia di quei bimbi e nella loro spensierata riflessività il seme per la felicità che, non crescere sotto ad una campana di vetro, dove si è protetti da tutto ma si finisce per soffocare, permette di svilupparsi come adulti sereni e risoluti.

Nelle scuole felici, diffuse per tutto lo Stivale, ai bambini si parla di affettività, di corpo, delle tante famiglie che popolano il globo e anche di morte, argomenti da cui in Italia la tradizione vuole che i piccoli vengano protetti, spaventandoli così quando inevitabilmente li incontrano sul loro percorso.

"Rendere i bambini felici non significa privarli di tutti i problemi ma permettere loro di convivere con la frustrazione e le situazioni sfidanti" ha spiegato Giacomini a Fanpage.it con l'entusiasmo di chi ci dice che lavorare con i bambini è un immenso privilegio perché permette di formare la società di domani, fare nel concreto qualcosa perché sia migliore di quella di oggi.

dott.ssa Giovanna Giacomini (formatrice pedagogista e fondatrice delle scuole felici)
dott.ssa Giovanna Giacomini (formatrice pedagogista e fondatrice delle scuole felici)

Su quale metodo educativo si basano le scuole felici?

Il metodo su cui si basano le scuole felici è quello danese, ispirato alle “forest school”, le scuole che nascevano nei boschi dei Paesi del nord Europa. In queste scuole si praticava filosofia Huggye, per educare i bambini, ossia l'arte dello stare bene. Le scuole felici mettono dunque la felicità al centro e per farlo non possono mai venire meno ad alcuni pilastri che ne sorreggono l’impianto pedagogico e sono:

  • la fiducia: intesa come avere fiducia nel bambino e nelle sue capacità ma anche nei suoi genitori, con una fitta alleanza tra scuola e famiglia
  • l’empatia: in particolare ad essere centrale è lo sviluppo dell’intelligenza emotiva dei bambini.
  • la sincerità: si usa con i bambini un linguaggio sincero, si parla loro anche dei temi tabù come l’affettività, la sessualità e la morte, temi che in Italia si rimandano a quando i ragazzi sono grandi.
  • il coraggio: i bambini lo sperimentano attraverso l’outdoor education: i bambini stanno all’aperto 365 giorni all’anno, con qualsiasi condizione atmosferica, a contatto con la natura che è imprevedibile, sperimentando il concetto di rischio.

In che modo il rischio durante l’infanzia è formativo per i bambini?

Questo tema è poco sentito nella nostra tradizione scolastica italiana, ma ci sono molti studi che dimostrano che l’approccio al rischio calcolato, durante l’infanzia, renda i bambini meno ansiosi e adulti più equilibrati.

Per questo un alunno della scuola felice usa materiale frangibile a tavola come bicchieri di vetro e tazze in ceramica, non di plastica e impugna tranquillamente da solo il coltello. Al contempo per costruire usa martelli e seghetti, può giocare vicino ai fuochi, e durante la giornata fa l’arrampicata, che gli fa sperimentare così l’altezza.

bimbo usa martello
Credits: Scuole felici di Giovanna Giacomini

Hai scelto di chiamare queste scuole “felici” perché ritieni che le scuole tradizionali italiane non crescano bambini felici?

È vero che nel descrivere questa tipologie di scuole, paragonandole a quelle tradizionali, queste ultime sembrano mancanti di qualcosa, ma io non penso che in un percorso scolastico tradizionale non ci sia felicità.

Mi sono rifatta, tuttavia, ad un concetto di felicità che non è l’assenza di problemi ma che da la possibilità ai bambini di convivere con la frustrazione e le situazioni sfidanti. Le scuole felici non sono felici in senso utopico, ma nel senso che non mettono il bimbo sotto ad una campana di vetro e gli permettono di entrare in contatto con delle esperienze reali fatte anche di dolore, fatica e piccoli lutti. In questa scuola, come poi dovrebbe essere in tutte le scuole, il benessere dei bambini è la priorità.

In che modo i bimbi nelle scuole felici vengono a contatto con un tema come la morte? 

I bimbi, stando spesso all'aperto, raccolgono e studiano anche gli animali morti analizzando la fase della vita in cui questi si trovano. I piccoli quindi contemplano la morte e la guardano con occhi pieni di meraviglia, non si approcciano alla stessa in maniera macabra.

Perché le scuole felici coprono proprio la fase educativa dei bambini nella fascia 0-6?

Perché da un lato ci sono degli studi scientifici che ci dicono che fino ai 6 anni si è nel periodo del massimo sviluppo del cervello umano, quando le relazioni, i contesti sociali e le influenze del mondo esterno sono determinanti per i bambini.

Dall'altro lato la prima infanzia è importante anche dal punto di vista della crescita emotiva e della cittadinanza responsabile, si possono stimolare nei bambini delle capacità di riflessione immaginandoci gli adulti del domani e gettando le basi per costruire una società che sia davvero più empatica e che lavori nella direzione della pace e della cittadinanza globale.

Lavorare con i bambini così piccoli con le scuole felici è un privilegio perché si può lavorare con la società del domani.

Nella fascia 0-6 i bimbi sono molto dipendenti dai grandi che però dovrebbero agire pensando ai piccoli…

Esatto è questo il punto focale, in questa fascia d’età l’esempio è fondamentale per i bambini, quindi l’adulto che si relaziona ai piccoli come genitore o educatore o insegnante è responsabile della formazione di questi bambini.

Gli alunni nelle scuole felici amano gli animali, si prendono cura dell’ambiente e guardano la natura con meraviglia, perché per primi lo fanno i loro insegnanti.

Credits: Scuole felici di
Credits: Scuole felici di Giovanna Giacomini

Quali sono i benefici delle scuole felici per i bambini?

Innanzitutto queste scuole mettono al centro l’ambiente positivo e accogliente, anche nell'aspetto, infatti, ricordano molto un ambiente domestico, non sono fredde e vuote, e aiutano il bambino a sentirsi a proprio agio.

Questo è importante perché l'apprendimento funziona se in primis ci si sente bene, perché più si è felici, più le proprie potenzialità aumentano e più l'apprendimento è naturale e spontaneo. Un bimbo che impara serenamente si approccerà positivamente alla scuola anche nella crescita, avrà maggiore autostima e motivazione, e saprà proprio in classe, costruire legami forti e autentici. Nelle scuole felici vengono favorite l'intelligenza emotiva, le relazioni, il rispetto, la cooperazione e la risoluzione positiva dei conflitti, tutte soft skills molto sviluppate nel mondo del lavoro.

Un’altra caratteristica delle scuole felici è che in questo ambiente l’apprendimento è personalizzato, al centro c’è l’unicità di ciascuno, che necessita di strategie educative individualizzate.

La scuola felice è inclusiva per tutti i bambini ma anche nei confronti delle loro famiglie, rispondendo ai bisogni di tutti i nuclei familiari, comunque siano strutturati. L’ambiente risponde ad una realtà sociale che cambia, aiutando e accompagnando anche i genitori.

credits: scuole felici di Giovanna Giacomini
credits: scuole felici di Giovanna Giacomini

Come funziona una giornata tipo alla scuola dell’infanzia e all’asilo nido invece? 

Ci sono sempre classici momenti significativi, perché nella fase dello sviluppo 0-6 le routine sono fondamentali per la stabilità e la sicurezza dei bambini. I momenti che si ripetono uguali quotidianamente sono l’accoglienza, il pasto, la cura personale e il riposo.

Accanto a questi momenti promuoviamo, però, delle routine differenti, simili sia per il nido che per la scuola dell’infanzia ma con alcune distinzioni. I momenti classici delle scuole felici sono le lezioni di contatto, durante le quali con i bimbi dell’asilo si pratica proprio il massaggio infantile, fondamentale per la conoscenza di sé dei bambini, e per riequilibrarsi nella nuova routine che li porta a stare lontano dalla famiglia.

I bambini tra i 3 e i 6 anni praticano invece la mindfulness, tramite lo yoga meditativo e la meditazione.

Un’altra caratteristica delle scuole felici è quella dell’outdoor education che si pratica tutti i giorni, a prescindere dalle condizioni meteo. I bimbi hanno una tuta impermeabile e delle scarpe apposta, che indossano sia per fare una lezione all'aperto che per leggere su un prato, o fare atelier di pittura davanti ad un paesaggio o ancora per praticare la land art: la creazione di opere artistiche a partire da materiali naturali.

Per la scuola dell’infanzia abbiamo anche l’orientiring per il quale i bambini devono uscire dalla scuola e recarsi nelle città o nei parchi cittadini, approcciando lo spazio urbano o quello naturale.

credits: scuole felici di Giovanna Giacomini
credits: scuole felici di Giovanna Giacomini

Non hai avuto paura che in una società come la nostra che vede i bambini come soggetti in pericolo e da proteggere, una scuola felice non venisse accolta?

Sì, l’ho avuta e ce l’ho ancora a dire il vero. Quando apriamo una nuova scuola, i genitori si affidano, sono curiosi e iscrivono i loro figli, ma non nego che quando questi tornano a casa sommersi dal fango, compaiono le prime perplessità da parte di mamme e papà. Il trucco è iniziare a piccoli passi, introducendo a poco a poco le novità, dandosi almeno un anno di tempo e accompagnando i genitori con la parte che li riguarda, come le ore felici in cui i genitori entrano nei servizi educativi, provando l’esperienza in prima persona.

Voi fornite supporto anche ai genitori, secondo te anche le scuole tradizionali dovrebbero dare vita a dei supporti psicologici e pedagogici ai genitori?

Sì, penso che sia fondamentale e diventa funzionale solo se la scuola è in grado di trovare dei linguaggi differenti. Proporre una classica riunione serale in cui l’esperto parla di un tema e i genitori ascoltano non è più l’ideale, perché le risposte alle loro domande i genitori di oggi le hanno già cercate su Google. Va dunque cambiato l’approccio alla formazione, cercando di coinvolgere il genitore anche dal punto di vista pratico. Per esempio, come fanno in Danimarca, chiedendo ai genitori di portare dei dolci a scuola e poi chiacchierare di un argomento, in un ambiente più informale, dove c’è l’esperto che fa da supporto non che è lì per insegnare a loro che sono genitori come essere genitori.

credits: scuole felici di Giovanna Giacomini
credits: scuole felici di Giovanna Giacomini

Gli insegnanti delle vostre scuole da chi vengono formati?

Abbiamo una serie di corsi di formazione interni, per il nostro personale e abbiamo una piattaforma per la formazione aperta a chiunque così che tutti, anche i genitori dei nostri alunni, abbiano le basi teoriche ma anche i metodi e le tecniche per educare i bambini e fare con loro un lavoro specifico che continui anche tra le mura di casa.

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