Le parole d’ordine degli esperti per parlare ai figli della violenza online: dialogo, attenzione ed empatia
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L’esposizione alla violenza su Internet è una questione sempre più pressante, che solleva preoccupazioni tra genitori ed educatori. Oggigiorno, infatti, i bambini iniziano a esplorare il web fin dalla tenera età, un fenomeno che, se da un lato apre nuove opportunità di apprendimento e socializzazione, dall'altro aumenta il rischio di entrare a contatto con contenuti inappropriati. Notizie di cronaca cruenta, immagini violente o argomenti delicati possono infatti turbare la loro serenità e influenzare il loro benessere emotivo.
In questo scenario, è fondamentale che gli adulti si chiedano quali misure adottare per proteggere i loro figli da tali pericoli, bilanciando la necessità di vigilanza con l'obiettivo di educarli a un uso consapevole e sicuro della rete. Per affrontare questo problema, il quotidiano britannico The Guardian ha recentemente consultato esperti di psicologia infantile e sicurezza online, con l’obiettivo di offrire indicazioni utili per dialogare con i più giovani su un tema tanto delicato.
Essere intraprendenti e stabilire regole chiare
Secondo Mary Glasgow, direttrice di Children First, una charity scozzese per la protezione dell’infanzia, i genitori non devono sottovalutare i rischi: è probabile che i figli abbiano già visto contenuti violenti online o che li vedranno in futuro. La psicologa Julia Ebner, esperta di radicalizzazione presso l’Università di Oxford, ha invece sottolineato che casi come quello di Southport – dove lo scorso luglio il 18enne Axel Rudakubana ha fatto irruzione in una scuola di danza uccidendo tre bambine – possono spingere i giovani a cercare autonomamente informazioni, esponendosi così a rischi ancora maggiori, come il contatto con contenuti estremisti. Questo è dunque il momento ideale per iniziare un dialogo e promuovere l’educazione sui pericoli di Internet.
Gli esperti concordano anche sull’importanza di introdurre il tema della sicurezza online prima che i bambini accedano a Internet, mantenendo un dialogo costante sull'utilizzo della rete da parte dei piccoli. Strumenti come il parental control o l'adozione dei principi di educazione digitale già in famiglia possono poi rivelarsi misure fondamentali per ridurre l’accesso a contenuti dannosi anche se sono ancora poche le risorse specifiche a disposizione dei genitori per affrontare il tema della violenza online.
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Conoscere le comunità online e riconoscere i segnali di allarme
Comprendere le dinamiche delle comunità virtuali frequentate dai figli è fondamentale, così come lo sarebbe monitorare le loro attività offline. Julia Ebner ha ad esempio suggerito di chiedere ai figli di mostrare le piattaforme che usano, esplorare i profili degli utenti con cui interagiscono e osservare i temi delle conversazioni.
Tale attività potrebbe sembrare un'intrusione della loro privacy ma, come proposto dalla psicoterapeuta Kemi Omijeh, affrontare la questione facendo ricorso a domande non conflittuali – come chiedere delle battute condivise in un gruppo WhatsApp – e senza far trasparire un giudizio o una diffidenza preconcetta può stimolare una riflessione critica sui comportamenti online e aiutare i ragazzi a stabilire limiti su ciò che li fa sentire a disagio.
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Parallelamente, i genitori devono attrezzarsi a intercettare gli eventuali segnali di un disagio. Un improvviso isolamento sociale (trascorrere molto tempo online in solitudine, lontano dagli spazi comuni della casa) può ad esempio essere un campanello d’allarme per un bambino o un adolescente. Altri segnali citati dagli esperti includono una crescente fedeltà verso una comunità online, una certa ostilità verso chi ne è esterno e lo sviluppo di discussioni su argomenti controversi come stragi o teorie complottiste.
Capire le motivazioni dietro questo bisogno di appartenenza o le ragioni che portano i ragazzi a ricercare di una nuova identità, può aiutare i genitori a individuare le vulnerabilità dei figli e attivarsi per prevenire ulteriori rischi.
Privilegiare l'empatia
Apprendere una notizia di cronaca nera o visionare accidentalmente un contenuto particolarmente cruento può lasciare strascichi sulla psiche dei bambini. In casi simili è dunque importante che mamme e papà sappiano intervenire con tono calmo ed empatico per rassicurare i piccoli e aiutarli a inquadrare la situazione, magari adottando un linguaggio più semplice e comprensibile per favorire l'elaborazione dell'accaduto.
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Se, invece, il contenuto è stato cercato intenzionalmente, è importante capire le motivazioni alla base di questo interesse. Non di rado, infatti, le cause dietro simili comportamenti sono la solitudine o la mancanza di connessioni positive nella vita reale. L'importante, ha ricordato la dottoressa Omijeh, è mostrare comprensione e provare ad aumentare le occasioni d'interazione offline.
Se poi i ragazzi dovessero mostrare una certa resistenza a parlare di determinati argomenti, gli esperti consigliano di non insistere, ma riprovare in un momento più adatto, sottolineando come l’unico obiettivo debba sempre il benessere mentale dei figli e la tutela della loro sicurezza.
L'importanza di un aiuto professionale
In situazioni più gravi, in cui i contenuti violenti possono spingere a comportamenti pericolosi è fondamentale coinvolgere scuole, servizi di protezione dell’infanzia, esperti di salute mentale e, se necessario, le autorità. In Italia, ad esempio, chiunque sospetti un pericolo che riguardi bambini o ragazzi può contattare il numero 114 – Emergenza Infanzia dedicato alla protezione dei minori.
Se invece i genitori dovessero rendersi conto di una situazione di disagio profondo, allora la scelta di rivolgersi a uno psicologo o un terapista per affrontare insieme al figlio il suo malessere rimane l'opzione migliore per evitare inquietanti derive e salvaguardare la crescita del ragazzo.