Le fotografie newborn, gli scatti ai neonati che raccontano quanto i loro genitori li hanno aspettati
Neonati nei vasi di fiori, nei catini, attorniati da morbidi gomitoli o fasciati da avvolgenti stoffe, negli anni ci siamo abituati a queste foto artistiche che hanno come protagonisti dei bimbi tanto perfetti da sembrare dei bambolotti di gomma. La moda è spopolata e sono tantissimi i genitori che si rivolgono a studi fotografici specializzati in fotografia newborn, le foto cioè che ritraggono bimbi nati anche da meno di due settimane.
Negli anni le tecniche fotografiche si sono affinate e tutte quelle tutine a forma di frutto o quegli oggetti di scena bizzarri, che prima sembravano indispensabili sul set per dar vita a scatti particolari, hanno lasciato spazio alla bellezza del rapporto tra genitori e figli.
Dalla fotografia traspare il legame meraviglioso tra esseri umani che per 9 mesi (o in alcuni casi tutta la vita) hanno desiderato conoscersi e che ora, per la prima volta, si stringono forte, e questo basta a riempire la scena. Ma quali sono quei dettagli che la fotocamera riesce a immortalare e che rendono i genitori così desiderosi di avere per sé degli scatti dei loro bimbi appena nati, lo abbiamo chiesto a una professionista del settore, la fotografa milanese Erika Citriniti: "L'occhio della fotocamera non mente, e rende eterne le emozioni di genitori che hanno faticato ad avere dei figli e quasi non credono di averli lì davanti a loro e di fratelli maggiori, che con timidezza imparano a conoscere i loro compagni di vita "
Come si diventa fotografi newborn?
Io sono sempre stata appassionata di fotografia, anche se per un periodo ho lavorato nella comunicazione, ma essere bravi fotografi non basta per fotografare dei bambini così piccoli, è necessario formarsi seguendo corsi specifici. Questo perché i bimbi che fanno scatti newborn hanno al massimo 15 giorni di vita e bisogna conoscere il loro corpo, il loro sistema cardio circolatorio per intervenire in caso di necessità. È importantissimo sapere come posizionare gambe e testa dei neonati senza causare danni.
Cosa accade sul set durante una sessione di foto newborn?
I genitori prenotano un appuntamento e poi vengono in studio, consapevoli che ogni sessione di fotografie è a sé e che, a seconda delle esigenze del bambino, può durare da una a tre ore. Io poi mi prendo cura del bimbo da quando arriva fino a quando finiamo gli scatti e il genitore fa un grosso atto di fiducia affidandomelo tra le braccia. Poi spoglio il bimbo, gli faccio indossare i vestitini che ho in studio, oppure lo avvolgo in fasce, con il metodo del wrapping, rasserenandolo e facendolo così sentire come fosse ancora nel pancione, fino a che non si addormenta. Poi faccio delle foto al bimbo da solo e poi con tutta la famiglia.
Quindi i bimbi devono dormire per forza durante la sessione di foto?
Ci sono più scuole di pensiero a dire il vero, penso però sia importante assecondare i bisogni del bimbo. Si possono fare ritratti con gli occhi aperti o con gli occhi chiusi, anche se essendo così piccoli è molto più facile che dormano, soprattutto se si scatta dopo la poppata.
E come si fa a farli addormentare prima delle foto?
Io li cullo tra le mie braccia e mi aiuto con un baby shusher, una macchinetta cioè che produce un rumore bianco simile a un sibilo. Un altro metodo che li aiuta a rilassarsi è quello della fasciatura, stare rannicchiati nel tessuto li fa sentire ancora nel grembo materno.
Ci sono state richieste particolari dai genitori?
Un tempo erano i genitori a portarmi gli oggetti di scena, dalle scarpette a tutine a forma di fragola, anche di dubbio gusto, negli anni abbiamo costruito un rapporto di fiducia e oggi i genitori si fidano di me, affidandosi ai miei consigli.
Sui social si vedono servizi fotografici con bimbi nei vasi o nei cappelli, perché si usano questi oggetti?
In realtà ormai non si usano quasi più, sono davvero pochi oggi i fotografi che utilizzano oggetti di scena che non c’entrano con il bambino, io negli anni ho molto scremato. Comunque tutto dipende dalla fantasia, anche se preferisco rendere l’immagine del neonato, perfetto così com’è. Mi piace che dalla foto traspaia il contatto e la relazione che il genitore ha con il bambino molto più che un set pieno di fiori che dice poco.
E le famiglie, prima degli scatti, raccontano la loro storia?
Sì, con i genitori si crea sempre un bellissimo rapporto, perché le fotografie devono rendere immortali le emozioni che suscita uno degli ambiti più delicati della vita degli esseri umani, come quello dei legami familiari. I genitori hanno proprio voglia di aprirsi e di raccontarmi, per esempio, che quel bimbo che ora è tra le mie braccia per essere fotografato, loro lo hanno desiderato tantissimo, per anni, e che hanno dovuto ricorrere alla PMA.
Questa è la parte più bella del mio lavoro, fotografare i bimbi non significa solo creare ricordi ma permettere ai genitori di realizzare veramente che il bimbo che hanno tanto desiderato è lì. Infatti la sessione fotografica è intervallata anche da pause che servono a realizzare che quel bimbo è davvero finalmente con loro.
Mi racconti una sessione di foto che ti è rimasta a cuore?
Spesso mi capita con le famiglie che hanno avuto difficoltà a concepire il loro bimbo di avere la sensazione che stiano riscoprendo la magia della vita. In particolare una famiglia che è venuta in studio da me mi ha raccontato di essere andata all’estero per concepire, hanno desiderato tantissimo la loro bambina e la storia mi ha così commossa che quando l’album è stato pronto ho coinvolto anche uno scrittore che sulla prima pagina scrivesse la storia di questa famiglia.
La sessione di foto più buffa invece?
Le situazioni più divertenti sono quelle in cui al bimbo per posare, tra le braccia del papà, viene tolto il pannolino. In quei momenti può succedere di tutto, e io divertita chiedo ai papà che spesso vanno in panico di stare fermi per gli scatti, e di tener ben salda la presa, tanto in foto i rumori non si sentono, e nessuno saprà mai se in quel momento il bimbo ha fatto la pipì.
E invece le fotografie possono aiutare le mamme a riscoprire la bellezza del corpo?
Certo, la fotografia professionale può aiutare le donne ad apprezzare il loro corpo anche durante la gravidanza, perché le donne spesso si guardano solo dal punto di vista soggettivo, notando le loro caviglie gonfie, il pancione che non permette di vedere i piedi, ma quando vedi la bellezza che sprigiona la tua figura, anche se diversa, fotografata da un occhio esterno, è qualcosa che arricchisce e rimane come ricordo in quel momento.
Come si concilia il tuo lavoro con i rischi legati alla pubblicazione delle foto dei minori online?
Io penso che la decisione di pubblicare le foto dei figli minori online sia propria di ogni genitore, che scegliere per i suoi figli ciò che desidera. Per me in questo caso il benessere dei clienti viene prima, anche se non pubblicare le foto dei miei clienti significa non poter dare visibilità al mio lavoro. Generalmente propongo di aspettare per la pubblicazione degli scatti qualche mese dopo che ci siamo visti sul set, perché i bimbi crescono e cambiano e non sono più facilmente riconoscibili. Poi non faccio mai foto ai bimbi con le parti intime scoperte e li posiziono sempre in modo che sia rispettata la loro dignità. Poi comunque i genitori hanno sempre la possibilità di cambiare idea, basta contattarmi e tolgo la foto pubblicata.
Capita che i genitori grazie alle tue fotografie colgano nel bambino dei dettagli che non avevano notato?
Sì, mi capita spesso di scoprire dei dettagli dei bimbi prima che lo facciano i genitori, ma questo perché dalla mia posizione privilegiata di fotografa, posso osservare e tenere in braccio il bimbo anche per due ore prima di fotografarlo. Mi succede soprattutto di scoprire che il bimbo ha le fossette oppure, nel caso di genitori che hanno portato prima del loro secondogenito anche un fratellino o una sorellina maggiore a fare le foto da me, di accorgermi che i due fratelli abbiano per esempio la stessa rosellina nei capelli.
Dalle fotografie emergono degli aspetti dei bimbi difficili da cogliere a occhio nudo?
Sì, la cosa più bella della fotografia e che mi emoziona molto è che non mente mai. Gli scatti permettono di riscoprire dei legami in modo diverso, guardandole si vedono i primi sguardi tra fratelli, quel primo incontro in cui il fratello maggiore sta imparando a conoscere quello che sarà il suo compagno di vita e ad assumere un ruolo del tutto nuovo in famiglia.
Scaturisce dalle fotografie la tenerezza di questi bimbi, mista al timore nell’avvicinarsi e al desiderio di conoscersi, quasi come se la fotografia riuscisse a svelare prima del tempo il rapporto che si verrà a creare con la crescita, rendendolo eterno.