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Le esperienze negative durante l’infanzia modellano il cervello degli adolescenti: lo rivela una ricerca

Uno studio del Mass General Brigham rivela che le esperienze difficili in infanzia influenzano la qualità delle connessioni cerebrali negli adolescenti, con effetti negativi sulle capacità cognitive. Tuttavia, fattori di resilienza sociale, come una genitorialità positiva, possono offrire una protezione contro queste influenze.
A cura di Niccolò De Rosa
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Trauma infantile

Ogni giorno, milioni di bambini affrontano sfide che vanno oltre la normale crescita, dalla povertà alla violenza domestica, dalle difficoltà emotive alla mancanza di un ambiente familiare stabile. Ma come influiscono queste esperienze sul loro sviluppo? Un recente studio condotto da ricercatori del Mass General Brigham ha svelato un legame sorprendente tra le difficoltà della prima infanzia e la riduzione della qualità delle connessioni cerebrali, con conseguenze dirette sulle abilità cognitive dei ragazzi

Il ruolo delle connessioni cerebrali

Il cervello umano è un organismo straordinario, dove le informazioni viaggiano attraverso "autostrade" chiamate materia bianca. Queste connessioni sono essenziali per il funzionamento cognitivo e comportamentale, e si sviluppano durante l’infanzia. Studi precedenti avevano suggerito che eventi difficili potessero influenzare lo sviluppo di queste connessioni, ma i ricercatori del Mass General Brigham sono andati oltre, cercando di comprendere come tali difficoltà possono modellare la materia bianca – e quindi le capacità cognitive – durante l'adolescenza.

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Il team coordinato dalla dottoressa Sofia Carozza ha così scoperto come l'influenza delle esperienze difficili vissute durante l'infanzia sia molto più significativa di quanto di pensasse e anziché limitarsi a un paio di percorsi specifici, le alterazioni riguardano ampie aree cerebrali, impattando su diversi aspetti delle funzioni cognitive dei giovani durante il loro sviluppo.

La ricerca

Lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha analizzato i dati di 9.082 bambini, raccolti nell’ambito dello studio Adolescent Brain Cognitive Development (ABCD), che include informazioni su attività cerebrale, struttura, abilità cognitive, ambiente e salute mentale. I ricercatori hanno esaminato vari fattori ambientali precoci, come i rischi prenatali, le difficoltà interpersonali, la privazione economica e le difficoltà del quartiere, nonché fattori di resilienza sociale, come la coesione del vicinato e la genitorialità positiva.

I risultati: connessioni cerebrali e performance cognitiva

L'analisi delle scansioni cerebrali ha rivelato che le esperienze difficili in infanzia sono associate a una minore qualità delle connessioni della materia bianca in diverse aree cerebrali, in particolare quelle legate alle abilità di calcolo mentale e al linguaggio. Questi cambiamenti nelle connessioni cerebrali spiegano in parte il legame tra le esperienze difficili e la performance cognitiva inferiore degli adolescenti.

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"Ogni individuo è influenzato dal proprio ambiente, che può modellare lo sviluppo del cervello e del corpo, incidendo poi sulle capacità cognitive e comportamentali. Creare ambienti familiari più stabili e sani è fondamentale, soprattutto nell'infanzia", ha dichiarato Carozza.

Il ruolo della resilienza sociale

Nonostante gli effetti negativi delle esperienze precoci difficili, lo studio ha anche messo in luce alcuni fattori sociali che potrebbero proteggere il cervello dei ragazzi, come un supporto attico e continuo da parte della comunitàe una genitorialità positiva, con madri e padri e pronti ad affrontare insieme ai figli le difficoltà della vita. Questi elementi, hanno riscontrato gli studiosi, possono effettivamente agire come una sorta di "scudo", attenuando almeno in parte gli impatti delle avversità vissute durante l’infanzia.

Limiti dello studio e prospettive future

Lo studio, basato su dati osservazionali, non permette però di trarre conclusioni causali dirette e, come ammesso dagli stessi autori, la scansione cerebrale è stata effettuata solo in un singolo momento, senza possibilità di monitorare i cambiamenti nel tempo. Per approfondire la relazione tra le avversità infantili e le prestazioni cognitive, sarà pertanto necessario un approccio longitudinale, che segua i bambini nel tempo, con più sessioni di imaging cerebrale.

Nonostante ciò, lo studio apre nuove strade nella comprensione dei meccanismi neurobiologici legati all'ambiente, suggerendo che investire nel benessere dei bambini poterebbe fare la differenza nel loro sviluppo cognitivo e, più in generale, nel loro futuro.

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