Se mamma e papà parlano di come dividersi i compiti aiutano i figli a crescere senza stereotipi di genere
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Siamo proprio sicuri che le liti tra genitori non abbiano alcun effetto positivo sui bambini e sul clima familiare? I ricercatori dello University College di Londra hanno evidenziato come la mancanza di discussioni in famiglia riguardo tematiche importanti come la necessità di dividere il carico di cura tra mamma e papà, può invece contribuire a fomentare e non abbattere gli stereotipi di genere, anche davanti agli occhi dei bambini.
Lo studio sulle discussioni in famiglia
Dalla ricerca è emerso che a dare il là alle discussioni su temi importanti in famiglia sono quasi sempre le donne e che uno dei temi più complessi da trattare riguarda gli orari lavorativi dei padri. Gli uomini, infatti, anche una volta diventati papà, sembrano sempre giustificati nel dedicarsi di più al lavoro, rispetto alle donne e nel prendersi meno cura di casa e famiglia, rispetto alle compagne, anche quando queste guadagnano di più o quanto loro. Per comprendere il tenore delle discussioni che avvengono nelle famiglie, gli esperti hanno intervistato 25 coppie di genitori lavoratori, scoprendo così per cosa erano soliti discutere in famiglia. “Abbiamo scoperto che le coppie, quando danno alla luce i figli, spesso si rassegnano ai ruoli che la società cuce loro addosso e non discutono, né negoziano decisioni importanti come la quantità di tempo da dedicare ai figli”.
I motivi dietro a questi silenzi sono stati studiati dai ricercatori nel dettaglio:
- Idee stereotipate del lavoro di cura: la maggior parte delle coppie intervistate, che non si ritagliava dei momenti per discutere sulla ripartizione del carico di lavoro in casa o in famiglia, era solita ritenere che spettasse alle donne la cura dei figli, molto più che agli uomini.
- Incapacità di riconoscere i rischi dietro agli stereotipi: le coppie si pentivano ad un certo punto d'aver smesso di discutere su temi relativi agli stereotipi di genere, una volta nati i loro figli, ma spesso non erano in grado di cogliere i rischi dietro a certe consapevolezze.
- Non riconoscere che le discussioni sugli orari di lavoro sono essenziali: dalla ricerca è emerso che il dare per scontato che fossero sempre le madri a prendersi cura dei figli ha portato la coppia a non discutere mai sugli orari lavorativi e sulle rinunce in quell’ambito a meno che non vi fossero fattori esterni a scatenarle come le pressioni maggiori del datore di lavoro o l’impossibilità di iscrivere i propri bebè all’asilo nido.
- Convinzione che la discussione si trasformerà in una lite: questa preoccupazione era il motivo per cui gli uomini preferivano il silenzio su questi temi, temendo di creare tensione in famiglia o recriminando la necessità di stare più tempo con i loro bambini, di intaccare in qualche modo il diritto al congedo di maternità delle donne.
L’importanza di dividersi la cura, se il congedo parentale non fosse così sbilanciato
Alcuni padri hanno affermato, intervistati dagli studiosi, di non intavolare nemmeno delle discussioni con le madri, chiedendo loro se vogliono tornare prima al lavoro o se devono prendersi qualche giorno per stare con il bambino per il timore di scatenare una lite: “Temo quasi di privare mia moglie di un’esperienza sua soltanto” ha spiegato un padre. Un altro ha invece affermato di essersi reso conto che la compagna era molto più portata di lui alla genitorialità: “Anche se stessi io più tempo con il mio bambino molte cose non saprei nemmeno come farle, lei le fa con incredibile naturalezza”. Discorsi che confermano la tesi finale dello studio, secondo cui non discutere di certi argomenti non fa che rinfrancare stereotipi di genere in famiglia, che inevitabilmente verranno poi tramandati ai bambini. “Sembra che nella coppia, quando si diventa genitori, ognuno guardi a sé, ai suoi guadagni e non all’equilibrio nel carico di cura della coppia. Di conseguenza non si discute nemmeno della distribuzione del tempo di ciascuno tra figli e lavoro”.
La dottoressa Stovell ha affermato che lo studio ricorda la necessità di porre fine a questo circolo vizioso, per crescere bambini privi di stereotipi di genere e in grado di approcciarsi, se lo desidereranno alla genitorialità, come preferiscono. “Le neo-famiglie, però, devono essere supportate dalle istituzioni che devono garantire loro la possibilità di scegliere tra un ventaglio di opzioni quando nasce un figlio, solo la consapevolezza permetterà alle donne di tornare a lavorare dopo un figlio e agli uomini di comprendere che la genitorialità deve avere il medesimo impatto sulla loro vita e su quella delle loro compagne".