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Le creme solari fanno male? L’ISS risponde all’Associazione Culturale Pediatri

Secondo l’ACP i filtri chimici presenti in molte creme solari solleverebbero dubbi sulla sicurezza per la salute dei bambini. L’Istituto Superiore della Sanità ha però preso le distanze, ribadendo l’efficacia di simili prodotti per proteggere la pelle dei piccoli.
A cura di Niccolò De Rosa
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creme solari bambini

Le creme solari sono da anni considerate il principale alleato nella protezione della pelle dei bambini dai raggi UVA, ma un recente documento redatto dall'Associazione Culturale Pediatri (ACP) ha sollevato alcuni dubbi riguardo la presenza in simili prodotti di filtri chimici che potrebbero risultare dannosi per la salute.

Il testo non ha mancato di scatenare un acceso dibattito tra gli esperti e lo stesso Istituto Superiore della Sanità – citato all'interno del documento, pubblicato sull’European Journal of Pediatric Dermatology – è intervenuto pubblicamente per chiarire la propria posizione.

Cosa ha scritto l'associazione pediatrica

Facendo proprie le considerazioni già espresse dalla Food and Drug Administration (FDA) americana, la quale nel 2021 aveva mostrato come alcune sostanze presenti in molte creme solari riuscissero a oltrepassare la barriera cutanea e penetrare nel flusso sanguigno, l'ACP ha sottolineato nel proprio position paper come al momento non vi siano studi sufficienti per conoscere gli effetti solari di questi filtri chimici sulla salute nel lungo periodo, raccomandando pertanto di utilizzare le creme solari solo quando l'esposizione ai raggi UV è strettamente necessaria.

"Ci sono evidenze scientifiche che i filtri chimici attraversano la pelle e passano in circolo e che molte di queste molecole hanno azione di interferenza endocrina" si legge nel documento.

Per i pediatri dell'ACP dunque, la principale precauzione per evitare le scottature dei bambini – le quali possono rappresentare un fattore di rischio per l'insorgenza di melanomi in età adulta – deve essere quella di evitare l'esposizione diretta al sole estivo, così da limitare l'utilizzo di creme che, sempre secondo gli esperti dell'associazione, risultano efficaci nella protezione della cute ma potrebbero non essere sicuri al 100%.

La replica dell'ISS

Per dare forza alle proprie affermazioni l'ACP ha anche citato l'Istituto Superiore di Sanità, il quale prescrive sul proprio sito di ricorrere ai filtri solari solo quando necessario.

Tale menzione è stata però oggetto di una perentoria risposta da parte dell'ISS, che attraverso la propria pagina ufficiale ha commentato su Facebook il post dell'associazione che rilanciava il contenuto del position paper per rispondere alle preoccupazioni di genitori e medici.

Nella replica si legge:

L'Istituto Superiore di Sanità è citato nel position paper ma nessuno dei suoi esperti è stato consultato nella preparazione del documento, pertanto le posizioni espresse non possono essere associate a quelle dell'Istituto.

L'ISS ha poi precisato come le creme solari vadano sì usate quando l'esposizione è inevitabile, non perché siano considerate pericolose, ma perché la loro efficacia può essere limitata da un utilizzo errato del prodotto o dal fatto che simili creme infondanfo un falso senso di sicurezza che porta bambini e adulti a prolungare l'esposizione.

"Pertanto, una volta che si renda necessario l'utilizzo di creme solari, queste non vanno usate ‘il meno possibile', ma al contrario "il più possibile" spalmandole in maniera abbondante e ripetendone l'applicazione" conclude l'ISS.

A tale presa di distanze, l'ACP ha risposto confermando la vicinanza di posizione con l'ente nazionale e chiarendo alcuni punti sottolineando anche che il consiglio a usare le creme "il meno possibile" è da intendersi "esattamente come dice ISS", ossia come l’ultimo presidio quando tutte le altre misure preventive non possono essere adottate, "non certo nel minor quantitativo possibile".

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