Le 4 regole per divertirsi senza schermi: “Da quando le usiamo i nostri figli non si annoiano più”
Nell'epoca dei tablet e dell'intrattenimento iper-connessi, una madre sembra aver trovato la giusta ricetta per ridurre il tempo che i figli passano davanti a uno schermo, permettendo loro di riscoprire il gioco libero e la curiosità verso il mondo che ci circonda.
A raccontarlo è la stessa Kirsty Ketley, consulente genitoriale e scrittrice freelance, che in un recente articolo per il quotidiano britannico Metro.Uk ha spiegato come nelle ultime due estati sia riuscita a trascorrere delle vacanze di famiglia divertenti e stimolanti, lontani dagli schermi e senza che i due figli la assillassero continuamente per smanettare con tablet o telefonino.
"Quest'anno mi sto godendo le ferie estive fino in fondo", ha scritto Ketley, convinta che la serenità di questo periodo sia dovuta principalmente all'introduzione di quattro nuove regole che hanno permesso ai bambini di rivedere il loro rapporto con la tecnologia.
Si può combattere la noia senza tecnologia?
Ketley ha raccontato che negli anni precedenti, quando la famiglia si trovava in vacanza ma non aveva particolari programmi da seguire, il modo più veloce che i bambini avevano trovato per sfuggire alla noia era quella di guardare la TV o mettersi a giocare con il tablet.
Eppure, benché la stessa Ketley non fosse mai stata contraria all'uso della tecnologia, la madre non vedeva di buon occhio il fatto che i figli – una ragazzina di 11 anni e un bimbo di 7 – mettessero da parte la loro indole creativa per infossarsi ore e ore davanti a uno schermo.
"Abbiamo sempre avuto dei limiti rigidi su quanto tempo i bambini possono dedicare alla TV o giocare sui loro tablet" ha scritto, ammettendo però come spesso quel limite venisse superato. Una mancanza di coerenza che, nel tempo, aveva portato i figli chiedere di passare sempre più ore davanti agli schermi, obbligando Ketley e il marito a dover ripetere una sfilza di "no" per stimolarli a fare qualcosa di maggiormente produttivo.
Il barattolo della noia
I continui dinieghi di Ketley e del marito avevano però contribuito a creare un clima negativo in famiglia: anche se dire "no" ai propri figli non era di per sé sbagliato, il senso di colpa genitoriale iniziava a farsi sentire. I bambini, dal canto loro, ritenevano di essere stati privati di qualcosa d'importante, anche perché vedevano tutti i loro amici passare pomeriggi interi a guardare la TV o a giocare con uno schermo.
Insomma, la situazione era diventata davvero spiacevole e negli anni Ketley ha tentato diverse strategie per invogliare i suoi bimbi a divertirsi in modo alternativo. Durante il lockdown del 2020, ad esempio, la donna ha introdotto l'utilizzo di un "barattolo della noia" all'interno del quale potevano essere pescati dei foglietti in cui erano riportate alcune attualità da svolgere, come "disegnare un fumetto o costruire una "tana" dove giocare tutti insieme.
Inizialmente la strategia aveva sortito gli effetti desiderati, ma con il passare del tempo anche il barattolo aveva finito per perdere il suo fascino, soprattutto perché le attività proposte erano spesso limitate e ripetitive.
Le 4 regole
Frustrata per questo loop, la scorsa estate Ketley ha così deciso di cambiare approccio.
Dopo aver sentito parlare di alcuni "grafici del tempo passato davanti allo schermo" per monitorare l'utilizzo della tecnologia da parte dei bambini, la donna ha dunque provato a riformulare questo tentativo di controllo "soft" offrendo ai bambini una lista di quattro domande da porsi prima di poter accedere agli schermi:
- "Ho passato almeno 60 minuti all’aperto?"
- "Ho letto qualcosa?"
- "Ho giocato per almeno 60 minuti?"
- "Ho messo in ordine ciò che ho usato?"
Se a tutte e quattro le domande si poteva rispondere positivamente, allora i piccoli avrebbero potuto usare il tablet o accendere la TV.
I figli inizialmente erano scettici, ma nel giro di pochi giorni si sono resi conto non solo che queste regole erano realizzabili ma, soprattutto, che non erano negoziabili. E i risultati non si sono fatti attendere: i bambini si sono dimostrati felici di guadagnarsi il loro tempo davanti agli schermi, spesso prolungando volontariamente le attività oltre il minimo richiesto.
"Da allora, giorni in cui i bimbi dicevano ‘mi annoio' sono scomparsi" ha raccontato la scrittrice, spiegando come ultimamente ci siano state intere giornate in cui i bambini non hanno mai chiesto di dedicarsi ad attività "tecnologiche".
Tale esperienza ha convinto la famiglia a rendere permanenti le regole estive, con un divieto di videogiochi e tablet durante la settimana e un regolamento specifico per la TV, che viene concessa solo quando i compiti sono completati. Una piccola rivoluzione domestica che, a parere di Ketley, ha reso le giornate più piene e i bambini più felici.