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L’avvocata sulla legge contro la gestazione per altri: “Chi tutela i bambini che devono ancora nascere?” 

La giurista Ida Parisi, specializzata in procreazione medicalmente assistita ha spiegato a Fanpage.it, quali diritti umani non sono tutelati dalla legge che ieri ha reso reato universale la gestazione per altri. “Si propone di tutelare le donne, senza riuscirci, dando per scontato che siano deboli e non in grado di scegliere”
Intervista a Ida Parisi
Avvocata specializzata in Diritto di Famiglia e (PMA) Procreazione Medicalmente Assistita
A cura di Sophia Crotti
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gestazione per altri

Da ieri la gestazione per altri è reato universale in Italia, abbiamo chiesto alla giurista Ida Parisi, avvocata specializzata in Diritto di Famiglia e Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) di spiegarci se questa legge che si propone di tutelare le gestanti lo fa davvero e quali diritti toglie alle persone che desiderano diventare genitori o che hanno già intrapreso un percorso di PMA. "Chi pensa a tutelare i bambini che stanno per nascere o le coppie in attesa di sapere se la gestante è rimasta incinta e alle gestanti che hanno deciso di intraprendere il percorso in modo volontario e autonomo?" ha detto l'avvocata a Fanpage.it.

Ida Parisi (Avvocato, Diritto di Famiglia e (PMA) Procreazione Medicalmente Assistita)

Avvocata, partiamo da prima della legge di ieri sera che ha reso la gpa reato universale, come funzionava in Italia?

In Italia il divieto di gestazione per altri sussiste dal 2004 è disciplinato dal comma 6, dell'articolo 12 della legge 40. Si tratta di un percorso scelto da persone affette da problemi di infertilità infertilità che non possono portare a termine una gravidanza, pensiamo alle donne che hanno subito un’isterectomia, donne affette da malattie come la sindrome di Rokitansky-Kuster-Hauser, che nascono senza utero ma hanno dei gameti che permettono loro di concepire un bambino
o persone single.

In particolare l'art. 12 comma 6 della legge 40, stabilisce che chiunque realizzi, organizzi o pubblicizzi la surrogazione di maternità è punito con una multa da 600.000 a un milione di euro e la reclusione da 3 mesi a 2 anni. La situazione degli  italiani che intraprendevano questo percorso all'estero, in Paesi dove è legale, però, non è mai stata regolamentata, anche rispetto al riconoscimento dello status genitoriale nei confronti del minore, e negli anni ci sono state diverse coppie che hanno intrapreso questo percorso all’estero e che sono state riconosciute come genitori legali a tutti gli effetti, in virtù dell’applicazione della legge straniera.

Che scopo ha dunque la legge approvata ieri?

La legge approvata ieri ha dunque lo scopo di estendere l’applicabilità della legge italiana (l. 40 art.12 comma 6) a tutti i casi in cui i cittadini italiani intraprendono un percorso di GPA all’estero, anche se lì è legale. Dunque il presupposto di applicazione della legge è essere un cittadino italiano e aver commesso una delle condotte tra cui organizzare, realizzare o pubblicizzare la surrogazione di maternità anche se all’estero.

Quali diritti viola questa legge? 

È certamente una legge discriminatoria e viola il diritto di ogni individuo di autodeterminarsi in relazione alle proprie scelte personali.

La legge si propone di tutelare le donne gestanti, ma rendendo la gpa reato universale le si tutela davvero?

Direi di no, nonostante sia stata approvata per evitare lo sfruttamento delle gestanti e la loro dignità di donne, direi che rischia di fare il contrario. Questo perché questa proibizione, come tutte le proibizione in genere, potrebbe dar luogo a situazioni di clandestinità che creano casi di sfruttamento e di ridotta tutela per i soggetti coinvolti, in primis il minore.

Adottando una regolamentazione espressa di disciplina del percorso, il parlamento avrebbe potuto cogliere l’opportunità di esprimersi anche rispetto al riconoscimento dello status dei bambini all’estero, anche in Italia. Cosa che fino ad ora ha fatto solo la giurisprudenza riconoscendo come opzione per tutelare il genitore non biologico la step-child adoption. Ad oggi con questa legge viene vietato il ricorso alla GPA e non è prevista una tutela per quei bambini che nasceranno dalle coppie che hanno già intrapreso il percorso. È evidente che una legge possa non essere retroattiva ma si è certi su una irretroattività relativa ai percorsi già conclusi, c’è un dubbio invece sulla regolamentazione dei casi delle coppie che sono a metà strada, che hanno iniziato il percorso e magari non hanno ancora ricevuto una conferma della gravidanza, pur essendo in una condizione di rispetto della legge straniera.

Perché al posto di regolamentare la GPA si è invece puntato sul divieto?

Perché probabilmente il Parlamento teme che regolamentare la gpa possa aprire un varco su questo tipo di percorso, dunque preferisce vietarlo anche per limitare l'accesso a questi casi. Comunque, ripeto, spesso la proibizione assoluta in questi casi non aiuta a raggiungere l’obiettivo e cioè tutelare la dignità delle donne gestanti anche perché nonostante vadano condannate le situazioni di sfruttamento delle gestanti, ciò non si verifica ovunque.

Cosa succederà alle persone che oggi si trovano nella posizione intermedia di cui parlavamo prima? 

Questo non si può prevedere, perché bisognerà vedere l’evoluzione dell’applicazione della legge.

Essere citati in giudizio per la prima volta permetterà a genitori diventati tali attraverso la GPA e a donne gestanti di dire la loro davanti ad un giudice, di far sentire la loro voce, fino ad ora inascoltata. Cosa ne pensa?

Non bisognerebbe aspettare che vengano coinvolti in un procedimento. Il Parlamento avrebbe dovuto ascoltare in maniera più approfondita sia le coppie, sia le gestanti che eventualmente i bambini nati e diventati già grandi per avere una idea concreta di cosa significhi questo percorso.

Questo perché la situazione è diversa in ogni Paese. Esistono Paesi in cui esiste una maggiore tutela della gestante anche per evitare lo sfruttamento della stessa (per es. negli Stati Uniti non puoi farlo se già ricevi un supporto dal governo perché significherebbe essere in una posizione economicamente debole), altri in cui la gpa deve essere solidale e altruistica, per cui la gestante ha diritto di ricevere solo un rimborso per le spese mediche sostenute durante la gravidanza e ci sono amiche e sorelle che decidono di donare il proprio utero.

Ascoltare le storie di famiglie che hanno fatto la gpa e le gestanti, sicuramente aiuterebbe a superare il preconcetto per cui la donna che decide di fare la gestante per altri è per forza in una situazione debole, e farebbe riflettere sul fatto che si tratta, nella maggior parte dei casi, di una decisione consapevole e volontaria di accedere a questi percorsi dettata non da ragioni economiche ma dal desiderio di essere di supporto ad una coppia, cosciente che sarà la coppia ad avere la genitorialità legale su quel bambino. Spesso poi continua ad esserci un rapporto tra la gestante e il bambino anche dopo la nascita e il bimbo o la bimba sanno come sono venuti al mondo e anche che ruolo ricopre la gestante.

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