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“Lavorare nei primi tre mesi di gravidanza dovrebbe essere illegale”: lo sfogo di una mamma

In un video postato sui social, un’influencer in dolce attesa ha raccontato come gli inconvenienti del primo trimestre di gestazione abbiano pesantemente sulla sua capacità di rispettare gli impegni professionali: “Tra nausee e stanchezza, lavorare è durissimo”.
A cura di Niccolò De Rosa
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Lavorare nel primo trimestre di gravidanza, spesso contraddistinto da nausee, capogiri e diffuso stato di malessere, non dovrebbe essere permesso dalla legge. È questa la proposta lanciata tra il serio e il faceto da Katie Williams, 35enne americana che qualche settimana fa ha scatenato con il suo video un vero e proprio dibattito sui social.

Williams, che per lavoro crea contenuti di viaggi e lifestyle, ha infatti spiegato come le difficoltà fisiche e mentali dei primi mesi di dolce attesa abbiano più volte ostacolato la sua attività professionale, rendendo quasi insopportabile tutto ciò che fino a qualche tempo prima aveva svolto con passione ed energia,

Sintomi (troppo) debilitanti

L'influencer, che al momento delle sue dichiarazioni era incinta di 10 settimane, ha descritto come i sintomi del primo trimestre le abbiano reso impossibile lavorare a pieno ritmo. Ha raccontato che il suo cervello "non funzionava" e che riusciva a mangiare solo cibi semplici come pane e frutta. Tutto il resto era di colpo diventato non più digeribile. In più, la costante sensazione di stanchezza la faceva addormentare in qualsiasi occasione.

"Dovevo fare riposini di tre ore durante il giorno e non riuscivo a immaginare cosa significasse dover andare in fabbrica o in ufficio" ha aggiunto la donna, sottolineando come, nonostante il disagio provato, sia ben consapevole di parlare da una posizione di privilegio.

"La stanchezza è incredibile"

Raggiunta dal sito di Newsweek, Williams ha confessato che la "nebbia mentale" era talmente intensa da non permetterle di concentrarsi sul lavoro. L'influencer ha raccontato che la fatica era uno dei sintomi più debilitanti, anche se erano state le nausee mattutine a sorprenderla, in negativo.

Quasi ogni giorno, infatti, la donna era costretta a continue visite indesiderate nei bagni degli hotel e dei posti che doveva visitare, trascinando con sé una continua sensazione di disagio e malessere che spesso durava fino a sera.

Difficoltà e reazioni social

Nonostante le difficoltà, Williams ha voluto riconoscere l'importanza della gratitudine per la sua gravidanza, consapevole delle sfide che molte coppie affrontano con l'infertilità. Tuttavia, ha anche sottolineato quanto sia difficile sentirsi riconoscenti quando i sintomi la facevano sentire come se fosse "perennemente in post-sbornia".

Il video pubblicato sul suo account Instagram ha rapidamente superato le 300.000 visualizzazioni, generando centinaia di commenti di donne che condividono esperienze simili. Molte utenti hanno raccontato di non riuscire a mangiare senza sentirsi nauseate, pur essendo affamate, mentre altre hanno suggerito che il lavoro dovrebbe essere vietato non solo nel primo trimestre, ma per tutta la gravidanza e nei primi due anni successivi.

Ad ogni modo, tra i commenti ironici e qualche immancabile critica ("Pensa a chi ha un lavoro vero" suggerisce qualcuno), il piccolo sfogo della futura mamma ha mostrato una volta di più come il tema che lega lavoro e maternità sia ancora un argomento sentito e che richiederebbe maggiore supporto da parte di istituzioni e datori di lavoro.

Come funziona il congedo di maternità in Italia?

In Italia le mamme lavoratrici godono di un congedo di maternità obbligatorio che prevede – ma solo per le lavoratrici dipendenti – cinque mesi retribuiti all'80% dell'ultima busta paga. La formula più comune prevede che il congedo inizi due mesi primi del parto e termina nei tre mesi successivi alla nascita del bambino, tuttavia la madre ha la facoltà di redistribuire i due mesi del pre-parto, lavorando fino al mese precedente al parto per poi stare a casa quattro mesi, oppure andando al lavoro fino al parto per poi astenersi dalle proprie mansioni professionali per i successivi cinque mesi.

Alla maternità si aggiunge anche il congedo parentale, che però può essere goduto sia dalla madre che dal padre. Questo periodo di astensione dall'impegno lavorativo è facoltativo, dura 10 mesi complessivi (11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per un periodo, continuativo o frammentato, di almeno tre mesi) e per i primi due mesi (diventati tre dopo la Manovra di Bilancio del 2025) è retribuito all'80% dell'ultima busta paga, mentre per il restante periodo la quota scende al 30%.

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