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L’asilo accusato di cacciare i bimbi vivaci, l’avvocato: “Ad un bambino hanno detto che non era idoneo alla scuola”

L’avvocato Oriana Erittu si sta occupando del caso di un bambino allontanato dall’asilo paritario di Olbia e ha spiegato a Fanpage.it la prassi che gli insegnanti seguivano per allontanare anche altri bimbi, dando loro diagnosi dopo solo 3 giorni di scuola.
Intervista a Oriana Erittu
Avvocato
A cura di Sophia Crotti
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bimbo all'asilo

Sono 2 le segnalazioni fino ad ora arrivate all'avvocato Oriana Erittu, dopo che ha iniziato ad occuparsi di un caso di accusa di discriminazione messa in atto da un asilo paritario per l'infanzia a Olbia.

La dottoressa ci ha spiegato che la prassi messa in atto dagli insegnanti era sempre la stessa, dare diagnosi ai genitori dei bambini "più vivaci" e poi allontanare i piccoli dall'istituto. "La scuola dovrebbe essere inclusiva, a maggior ragione se paritaria".

Avvocato
Dott.ssa Oriana Erittu (Avvocato)

Ci spiega i motivi della causa iniziata contro l'asilo di Olbia?

Non è stata intentata ancora nessuna causa, il caso è ancora in corso di valutazione, sinceramente speravo che bastasse la lettera inviata, che era una diffida per reintegrare il minore all’interno della scuola, perché il bambino aveva proprio bisogno di rientrare in classe con i compagni.  Non volevamo fare altro perché il nostro obiettivo non era né arricchirci con una causa di risarcimento, né creare troppi problemi alla scuola. La situazione però è degenerata quando la lettera non ha avuto alcun riscontro, se non l’esito del dirigente scolastico che quando il giorno dopo sono andati i genitori a chiedere se lo avrebbero fatto entrare ma è stato risposto di no.

asilo

La scuola ha insistito nel dire che il loro comportamento era corretto, che non avevano allontanato il minore che però non poteva entrare se non accompagnato da un’educatrice a pagamento.

Hanno insinuato che i genitori non si fossero minimamente interessati alla patologia, che il minore poteva avere, quando comunque non è stato così e anche se fosse stato non è obbligatorio interessarsi. Infatti, per tutela dei minori, anche se gli insegnanti segnalano un possibile disturbo non c’è alcun obbligo di approfondire la patologia. Tra l’altro i genitori del bimbo in questione, invece, si sono messi in coda in una lunga lista d’attesa per le valutazioni neuropsichiatrici.

Non è la prima volta che gli insegnanti della struttura allontanavano degli alunni… 

Esatto, dopo che la notizia ha iniziato a circolare sono state segnalate sulla stessa scuola gli stessi comportamenti, il primo, quello che io stavo seguendo è avvenuto dopo un paio di mesi dall’inserimento del bambino, gli altri casi dopo appena 3 giorni dall’ingresso dei bimbi nella scuola.

Come si comportavano con bimbi e genitori gli insegnanti?

La prassi era questa, il bimbo veniva iscritto regolarmente, veniva versata la quota e dopo 3 giorni gli insegnanti chiamavano i genitori, per dire a uno di loro che era presumibilmente autistico e che quindi non poteva frequentare perché “non idoneo”, parole gravissime e dolorose. Inoltre la diagnosi data in questo modo dai docenti è stata per i genitori una doccia fredda, dal momento che mai avevano avuto sospetti a riguardo. Sul momento non si sono preoccupati per l'espulsione, quanto più del problema del bambino.

asilo

Ma dopo 3 giorni come può essere possibile che arrivi una diagnosi? La scuola tra l’altro è paritaria dal 2020 e non poteva escludere i bambini. Successivamente un’altra ragazza mi ha raccontato la stessa prassi messa in atto dalla scuola, una presunta diagnosi di ADHD, che dimostra che nelle valutazioni si spingevano sempre oltre, e che siccome la bimba era troppo reattiva, loro non potevano gestirla se non con un educatore privato. In questo caso la mamma era single,  aveva appena ottenuto un nuovo lavoro, a cui ha dovuto rinunciare per tenere la bimba a casa con sé.

E perché i bambini secondo le insegnanti non potevano stare in classe?

Nel caso che sto seguendo io è stato detto al bambino che disturbava troppo la classe, negli altri due casi ad un bimbo che non era idoneo secondo loro, e ad una bambina invece, che era troppo attiva per essere gestita dalle attenzioni dell’insegnante.

Perché una scuola paritaria non può escludere un bambino dalle lezioni?

Perché, come spiega la normativa 62 del 2000, queste scuole devono ammettere qualsiasi bambino faccia richiesta “anche se affetto da handicap” si legge nella norma. Loro percepiscono finanziamenti dallo stato, come le scuole pubbliche, perché sopperiscono alle carenze di queste. In questa scuola veniva fatta una selezione che, seppur non etico, può invece essere fatta solo da una scuola privata.

Quale dovrebbe essere la prassi?

Dopo la segnalazione di un’eventuale problematica di neurodivergenza dovrebbero attendere il normale iter, fanno una valutazione che arriva alla ASL generalmente dopo 2 anni, solo dopo la diagnosi i genitori possono fare una domanda per avere l'insegnante di sostegno,  il tutto viene deciso in base alla problematica. Qualora poi i genitori facessero fatica ad accettare la patologia del minore e non volessero dunque sollecitare l’insegnante di sostegno, potrebbero farlo. Questo ha dell’assurdo ma lo ricordo per dire che non può imporlo una scuola dopo 2 giorni o due mesi di frequenza di un bambino.

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