L’abilità sottovalutata che tutti i genitori dovrebbero insegnare ai propri figli: il parere della psicologa

Tutti i genitori desiderano la felicità dei figli, ma secondo una psicologa americana il costante tentativo di proteggere i bambini dai mali del mondo potrebbe paradossalmente non essere la strada migliore per crescere ragazzi sereni equilibrati. Becky Kennedy, psicologa clinica, scrittrice e mamma di tre figli è infatti convinta che sia molto meglio insegnare ai bambini a gestire le emozioni difficili, piuttosto che evitare il disagio ad ogni costo.
In un recente articolo scritto per la CNBC, Kennedy, ha infatti voluto condividere la propria esperienza per sottolineare l'importanza di trasmettere ai propri figli una competenza fondamentale che, secondo lei, è troppo spesso trascurata: la resilienza, ossia la capacità di tenere duro davanti alle difficoltà della vita.
Il pericolo invisibile della serenità dei bambini
Nel suo editoriale Kennedy ha raccontato che una delle frase più pronunciate dai genitori sia proprio: "Voglio che i miei figli siano felici." Un desiderio comprensibile, ma che, secondo l’esperta, può portare a conseguenze negative se perseguito con troppa insistenza. Certo, nessun genitore "sano" desidererebbe mai che il proprio bambino sia infelice, tuttavia focalizzarsi esclusivamente sulla felicità rischia di minimizzare o ignorare l'importanza di altre emozioni, come la tristezza o la frustrazione, che fanno parte della crescita.
Il pericolo, sottolinea Kennedy, è che vedendo queste emozioni come problemi da risolvere, i genitori finiscano per trasmettere ai figli l'idea che i sentimenti negativi siano qualcosa da temere o evitare, piuttosto che accettare e gestire.

Quando mamme e papà intervengono costantemente per proteggere i loro figli dalle emozioni difficili (genitori spazzaneve, alzatevi in piedi), rischiano infatti di inibirne lo sviluppo di competenze emotive fondamentali. Invece di imparare a comprendere e convivere con le proprie emozioni, i bambini si abituano solamente a evitarle, accrescendo il rischio di sviluppare ansie, insicurezze e fragilità al primo ostacolo che la vita non mancherà di presentare.
La felicità non deriva dall’evitare i sentimenti negativi, ma dall’imparare a tollerarli. Più aiutiamo i nostri figli a gestire la sofferenza, anziché cercare di farla sparire, meno spazio occupano quei sentimenti angoscianti.
Il valore della resilienza
Per evitare simili scenari, Kennedy propone quindi una via alternativa alla ricerca della felicità immediata: insegnare ai bambini la resilienza. Secondo la psicologa, la vera felicità non deriva dall'evitare emozioni difficili, ma dal saperle affrontare e tollerare. In altre parole, l'obiettivo non dovrebbe essere quello di eliminare la sofferenza, ma di insegnare ai bambini a gestirla, permettendo loro di crescere in modo equilibrato e consapevole.
Le emozioni, afferma Kennedy, fanno parte della vita e ogni individuo, nel corso della propria esistenza, deve imparare a fare i conti con la frustrazione, la tristezza e la rabbia. Se un bambino è costantemente protetto da queste esperienze, non avrà l'opportunità di sviluppare le capacità necessarie per affrontare le difficoltà future. E una persona che non ha mai imparato a gestire l'infelicità può diventare un adulto insicuro, incapace di risollevarsi di fronte alle difficoltà.
Consigli pratici per insegnare la resilienza
Nel suo articolo, Kennedy offre anche alcuni suggerimenti pratici per i genitori che vogliono aiutare i propri figli a sviluppare la resilienza, piuttosto che rifugiarsi nella ricerca della felicità a tutti i costi.
La prima, e forse più importante, strategia riguarda la regolazione delle emozioni da parte del genitore. Quando un bambino è sconvolto, è naturale che il genitore provi un senso di urgenza nel voler "sistemare" la situazione. Tuttavia, la psicologa consiglia di prendere un momento per calmarsi e ricordarsi che le emozioni del bambino, per quanto intense, non sono una minaccia. Utilizzare una sorta di mantra interno, come "Io sono al sicuro, questa non è un'emergenza, posso gestirla", può aiutare a rimanere centrati e ad affrontare la situazione con maggiore serenità.

Un altro consiglio riguarda il modo in cui i genitori interagiscono con le emozioni del bambino. Invece di cercare di risolvere subito il problema, Kennedy suggerisce di "sedersi" con i sentimenti del bambino. Questo significa accogliere le emozioni del piccolo senza cercare di minimizzarle o alterarle, ma semplicemente riconoscendo il suo stato emotivo con frasi come "Capisco come ti senti" o "Anche io mi sentirei così". Non è sempre necessario intervenire con parole; a volte, la semplice presenza e un gesto di affetto, come accarezzare la schiena, sono sufficienti.
Infine, la psicologa sottolinea l'importanza di percepire i figli come capaci di gestire le proprie emozioni. I genitori devono essere convinti che il bambino sia in grado di affrontare i momenti difficili e non siano necessari interventi immediati. Quando il genitore rimane calmo di fronte a una tempesta emotiva, il bambino assorbe questo comportamento, imparando a sua volta a essere resiliente.
La felicità, conclude Kennedy, non è qualcosa che può essere forzata o controllata, ma il risultato di un processo più profondo, che implica l'accettazione di se stessi, delle proprie emozioni e delle sfide che la vita inevitabilmente porta con sé. Insegnare ai bambini a essere resilienti è, in fondo, il regalo più grande che un genitore possa fare.