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La terapia genitore-bambino può prevenire gravi malattie in caso di traumi: lo studio

Secondo una recente ricerca statunitense, le sedute di psicoterapia che coinvolgono sia i genitori che i bambini che hanno subito un trauma non solo comporterebbero benefici alla salute mentale, ma anche a quella fisica: “Curando le relazioni si tutela anche la salute”.
A cura di Niccolò De Rosa
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La psicoterapia che coinvolge i genitori può prevenire malattie gravi nei figli traumatizzati.

È questo il risultato emerso da un nuovo studio condotto dall'Università della California, San Francisco (UCSF), la quale ha scoperto come le sessioni di psicoterapia genitori-bambini non solo contribuiscono a un maggiore benessere mentale per i piccoli, ma potrebbero anche comportare alcuni benefici biologici, riducendo il rischio di alcuni problemi di salute come obesità, cancro e malattie cardiache.

Lo studio

La ricerca, recentemente pubblicata su Psychological Scienceha sfruttato un biomarcatore definito come "accelerazione dell'età", che indica quanto velocemente o lentamente il corpo di una persona sta invecchiando rispetto alla sua età cronologica.

Questo "orologio epigenetico" tende a scorrere più velocemente nelle persone che hanno subito traumi durante l'infanzia, aumentando il rischio di malattie cardiache, problemi di peso, asma e cancro.

Per comprendere l'efficacia della psicoterapia, i ricercatori hanno dunque confrontato due gruppi di bambini, di età compresa tra i 2 e i 6 anni, che avevano vissuto esperienze traumatiche: il primo gruppo, composto da 45 bimbi, ha partecipato a una serie di sessioni di psicoterapia insieme a un genitore, mentre l'altro gruppo, comprendente altri 110 piccoli, non ha ricevuto questo tipo di trattamento.

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Prima della terapia, entrambi i gruppi mostravano tassi simili di accelerazione dell'età biologica. Tuttavia, al termine dello studio, i bambini che avevano partecipato alle sedute di analisi mostravano un'accelerazione dell'età ridotta rispetto a quelli che non avevano seguito la terapia.

Sebbene la differenza riscontrata non fosse marcata, tale tendenza potrebbe risultare significativa per dimostrare come anche i piccoli cambiamenti biologici durante l'infanzia possano comportare un grande impatto sulla salute a lungo termine.

Alcune ricerche precedenti avevano già dimostrato i benefici psicologici di trattamenti congiunti genitore-bambino per affrontare traumi infantili, tuttavia questa è la prima volta che simili approcci vengono associati anche a un certo vantaggio biologico.

Nuove prospettive per la tutela della salute infantile

I risultati dello studio sottolineano l'importanza di garantire l'accesso a terapie congiunte genitore-bambino per le famiglie che hanno vissuto traumi e stress, al fine di migliorare la salute mentale e fisica.

La dottoressa Nicole Bush, psicologa e co-autrice dello studio, ha evidenziato come queste scoperte possano rafforzare la necessità di politiche e interventi sanitari mirati, che considerino non solo gli effetti psicologici, ma anche quelli biologici dei traumi infantili.

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Un altro aspetto significativo dello studio riguarda poi il fatto che oltre l'80% dei bambini nel gruppo di trattamento e due terzi del gruppo di confronto appartenevano a famiglie di origine latino-americana, una comunità che per ragioni sociali (ed economiche) risulta spesso più esposta a traumi rispetto a famiglie bianche con redditi più elevati.

La dottoressa Alicia Lieberman, direttrice del Child Trauma Research Program dell'UCSF e ideatrice del programma di sedute psicoterapeutiche, ha infatti sottolineato come i partecipanti allo studio presentassero livelli di trauma superiori rispetto a quelli solitamente esaminati nei bambini di pari età, rendendo i risultati ancora più rilevanti.

Perché la terapia genitore-bambino è così utile?

La Child-Parent Psychotherapy (CPP) utilizza giochi e immagini per aiutare i bambini a elaborare emozioni e pensieri legati alle loro esperienze traumatiche e, contemporaneamente, aiutare i genitori a comprendere come il comportamento dei loro figli sia collegato a tali esperienze.

Attraverso sedute di ascolto e dialogo, gli psicoterapeuti dunque tentano di favorire il rafforzamento del legame tra genitore e bambino, guidandoli attraverso interazioni sociali positive.

Nell'ottica dello studio appena presentato, Lieberman ha spiegato che, quando sia il genitore sia il bambino hanno vissuto un trauma (la perdita di un familiare, epsiodi di violenza etc…), gli effetti di questo danno psicologico si amplificano e possono riverberarsi per molti anni a seguire.

La terapia dunque mira a guarire in modo congiunto sia il rapporto tra i due che le ferite a livello psicologico.: "Le relazioni sono la chiave per la salute, a partire dalla prima infanzia" ha affermato Lieberman.

Lo studio sottolinea dunque l'importanza di interventi precoci, se possibile prima dei cinque anni, quando il cervello del bambino attraversa il suo periodo di sviluppo cruciale, in modo da agire in modo congiunto sia sul rapporto genitore-figlio, sia sull'elaborazione del problema da parte di entrambi.

Gli autori dello studio auspicano dunque che queste evidenze possano sensibilizzare politici e operatori sanitari sull'importanza delle terapie basate sulla relazione familiare, come alternativa ai trattamenti farmacologici nel trattamento del trauma familiare.

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