La terapia familiare spiegata dalla psicologa: “Insegna ai bimbi che i problemi non sono mai solo del singolo”
Immaginate di essere travolti dalla gioia per la nascita del vostro secondo genito e di vedere a poco a poco la prima nata, abituata fino a quel momento ad avere tutte le attenzioni dei genitori per sé, smettere di parlare, di mangiare, piangere spesso, fare i capricci come mai prima. Immaginate ora che il vostro figlio adolescente di punto in bianco entri in crisi, inizi a detestare gli adulti, a non ascoltarvi più come un tempo, arrivando a decidere che la scuola non fa più per lui.
Potremmo elencare una serie infinita di altri piccoli e grandi traumi, vere e proprie battaglie che hanno sempre un elemento in comune, avere come sfondo la famiglia. L'errore sta nel pensare che queste dinamiche si debbano per forza affrontare da soli, la professoressa Maria Luisa Gennari, docente di psicologia clinica presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ci ha spiegato come funziona e quali sono i vantaggi della terapia sistemico-familiare. Si tratta di incontri che coinvolgono l'intera famiglia e possono essere molto utili a genitori e bambini.
"La terapia familiare è in grado di spostare la centratura da chi è la persona problematica all'idea che nel complesso è il sistema ad essere problematico, così facendo permette di etichettare meno i membri della famiglia e di alleggerire chi si sente il problema, per fare in modo che sia l'intero sistema a cercare di risolverlo. E di far capire che il problema non è mai il singolo, ma è l'esito di dinamiche disfunzionali familiari".
Cos'è la psicoterapia familiare?
La terapia sistemico-familiare è una forma di psicoterapia che aiuta il sistema familiare ad affrontare fatiche, difficoltà e problemi. Ovviamente risponde a una vasta gamma di problematiche sia in termini di intensità che di qualità, che vanno dalla fatica di educare un figlio, in questo caso il sistema viene letto e aiutato ad affrontare una situazione evolutiva, ossia che si presenta in tutte le famiglie che nascono e crescono, quando arrivano nuovi membri. Ma è anche una forma di terapia volta al sistema familiare per risolvere o affrontare problemi che ci si aspetta meno, come la nascita di un nuovo figlio o la perdita di una persona importante, o anche problemi che hanno origini psicopatologiche.
In che modo ci riesce?
La terapia familiare aiuta gli individui a superare sia delle fatiche, che delle patologie conclamate, con la sua caratteristica principale: ossia quella di usare il sistema famiglia per affrontare queste cose. Si può così immaginare che tutte le parti del sistema in cui il problema si dispiega, da un figlio problematico, alla disabilità di un membro alla malattia, a elementi evolutivi, affrontano la questione in termini familiari, cercando di capire quali sono le risorse e forze che la famiglia ha per affrontare il problema, ma anche le fragilità e le dinamiche disfunzionali per affrontare l'evento. La specificità è rivolgersi al sistema stesso in cui si sviluppa una situazione faticosa ma anche di grande sofferenza, come la psicopatologia di un genitore, di un figlio o di un coniuge, una malattia fisica in famiglia o eventi luttuosi che mettono in stallo il sistema.
Quali sono i vantaggi della terapia familiare?
Il presupposto è che attivando l'intero sistema si hanno più garanzie di capire meglio come ciascuno vive l'evento e di attivare non solo la persona che "porta il problema" ma anche le risorse e le fatiche di chi fronteggia il problema ma non in modo adeguato. Immaginiamo un figlio adolescente che è in grave difficoltà e vuole smettere di andare a scuola, tradizionalmente penseremmo di mandare l'adolescente dallo psicologo ma coinvolgendo la famiglia, oltre ad osservare le fatiche dell'adolescente è possibile immaginare che queste si stiano strutturando sempre di più perché il sistema in cui è inserito non da le risposte e non affronta le questioni problematiche nel modo più opportuno.
La terapia familiare è in grado di spostare la centratura di chi è la persona problematica all'idea che nel complesso è il sistema ad essere problematico, così facendo permette di etichettare meno i membri della famiglia e di alleggerire chi si sente il problema, per fare in modo che sia l'intero sistema ad assumere il problema e a confrontarsi. A frutto di un problema personale ognuno di noi vive in relazioni intime e familiari ed è chiaro che le questioni che il soggetto porta vengono accentuate, alleggerite e influenzate da come le persone significative che vivono attorno alla persona affrontano il problema che porta l'adolescente. Questo da un lato permette di alleggerire la diagnosi di problematicità di un soggetto, per portare all'idea che il problema accompagna tutta la famiglia, il secondo aspetto rilevante è che a volte i problemi possono essere meglio affrontati in una prospettiva sistemica, anche perché spesso i disagi del singolo sono l'esito di dinamiche disfunzionali familiari. Pensiamo a una situazione più evolutiva che problematica, come l'arrivo di un nuovo bambino che scatena le gelosie della primogenita, si tratta di un evento fisiologico e non patologico che le famiglie affrontano con i propri mezzi. Infatti a fronte di questa gelosia della primogenita, è chiaro che i genitori danno le risposte che possono dare, contribuendo così o a far evolvere la situazione o ad infestarla, se noi accentriamo più le dinamiche e le relazioni familiari, vediamo in maniera diversa anche la gelosia che non è solo della primogenita ma viene presa in carico dal sistema familiare nel suo complesso, permettendo a tutti i membri di riconfigurarsi rispetto al nuovo evento che di per sé non è patologico anche se fa sentire a disagio la prima sorellina.
Tutti i membri della famiglia devono essere d'accordo quando si accede alla terapia familiare?
Sì è necessario l’accordo di tutti, sia che si tratti di un bambino piccolo che di un adolescente, parliamo sempre di figli minorenni che vengono portati in studio dai genitori. La proposta in generale viene accolta dai figli minori se i genitori la sanno proporre, di fatto nessuno psicologo lavora con un adolescente che non viene portato in studio, serve l'accordo di tutti, spesso è iniziale perché un intervento sistemico-familiare ha in sé un lavoro per chi ci è venuto controvoglia, affinché diventi più collaborativo.
Tra i benefici della terapia familiare per bambini o adolescenti che ne prendono parte potrebbe esserci anche la capacità di chiedere aiuto e non guardare alla figura dello psicologo con timore?
Sì, ma questo vale anche per altre forme di terapia. La terapia sistemico-familiare è più importante per insegnare che i problemi non sono mai solo di un soggetto, ma sono sia suoi che delle sue relazioni, perché o riverberano lì o il problema del soggetto è da legarsi alle dinamiche disfunzionali del sistema in cui vive, tanto più quando si lavora con soggetti piccoli in età evolutiva. Quindi in questa prospettiva, indipendentemente che il problema sia l'esito di relazioni disfunzionali o una situazione molto soggettiva e legata a un evento che tocca un soggetto solo, il sistema familiare inevitabilmente risuona di questa cosa, pensare di poter risolvere insieme i problemi fa capire ai genitori e ai figli, che come insieme si va dal medico, insieme si può andare da chi può aiutare ad affrontare altri problemi, come uno psicologo.
Aiuta a sgravare i genitori dalla pressione sociale che sembra sempre volerli perfetti? O che li attacca sempre per le colpe dei figli?
Io credo che questo non sia uno specifico della terapia familiare, è un modo che abbiamo di pensare alle questioni e cercare così da dove originano. La terapia familiare in questo è molto democratica, perché quando si dice che il problema è dell'adolescente, della sua mamma o del suo papà è inevitabile stigmatizzare il soggetto che affronta il problema. Quando invece si lavora con la terapia familiare si dice che è l'intera famiglia ad avere il problema, quindi che si è tutti coinvolti e che non c'è, né tanto meno va cercato un colpevole.