La storia di Anne, mamma a 52 anni: “Mi davano della pazza ed egoista, i miei bimbi sono la mia gioia”
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Anne Bockman Hansen, quando era adolescente, immaginava la sua vita senza un marito e senza figli. Il suo unico obiettivo è sempre stato quello di laurearsi, studiare e diventare poi una professionista nell’ambito del design all’interno di aziende tecnologiche.
Poi le sue priorità sono cambiate, come racconta alle pagine dell’ Huffpost, quando a 45 anni ha incontrato l’uomo della sua vita, suo marito Barry.
Tuttavia, nei primi anni della loro relazione lei non ha mai pensato che dei bambini avrebbero potuto coronare il loro sogno d’amore, fino a che all’età di 52 anni, invece, ha iniziato ad immaginarsi madre. Spaventata dai cambiamenti che la sua vita stava subendo e dalla sua età che pensava troppo avanzata per prendere in considerazione una gravidanza, ha preso del tempo per fare ricerca e pensare a sé, allontanandosi dal lavoro.
Ha scoperto poi, grazie ad un team di esperti, che una speranza di diventare madre per lei c'era ancora.
Le difficoltà fisiche
Anne e Berry avevano entrambi, prima di conoscersi, avuto problemi legati alla fertilità. Anne a 40 anni aveva avuto una menopausa precoce, mentre Barry, sicuro di non volere figli, a 30 anni si era sottoposto a una vasectomia, come spiega il manuale MSD, operazione per ottenere una contraccezione permanente.
I due però si sono rivolti ad un endocrinologo esperto in riproduzione, anche se Berry era convinto che vista la decisione presa in giovinezza, sarebbe stato tutto inutile, e hanno scoperto che invece avevano ancora una possibilità di avere un figlio.
I due dunque, insieme all’esperto hanno iniziato a valutare l’idea di avere un figlio attraverso la PMA, serviva una donatrice di ovuli, ma si poteva ancora utilizzare lo sperma di Berry e Anne avrebbe potuto portare avanti la gravidanza.
Da qui per lei sono iniziate tante visite anche dolorose, con gli esperti, iniezioni e punture, un percorso che lei definisce: “Doloroso e costoso, perché la PMA qui è costosa e bisogna dirlo”.
Ma 4 mesi dopo, a ripagare tutta quella attesa e quella preoccupazione, è arrivata la conferma che l’impianto dell’ovocita fecondato era andato bene e che nel suo pancione, aspettavano di vedere la luce, non uno ma due bimbi.
La gravidanza
La gravidanza, spiega Anne alle pagine dell'Huffpost, ha avuto per il suo corpo sia un impatto positivo che negativo: lei era affetta da 3 malattie autoimmuni che grazie agli ormoni della gravidanza improvvisamente sono entrate in una fase di remissione. Ma la nausea l’ha perseguitata per tutta la gestazione. “Non riuscivo neanche a sentire certi odori o a guardare per esempio i cumuli di polvere che si formano per casa senza avere un conato” ha spiegato lei.
Poi alla trentaduesima settimana di gestazione la spiacevole sorpresa, andata in ospedale per alcuni dolori, Anne è stata ricoverata per preeclampsia, un aumento della pressione sanguigna che si può verificare nelle gestanti dopo la ventesima settimana di gravidanza e che è molto rischioso per la gravidanza.
I medici hanno dovuto immediatamente procedere con un cesareo e così a 32 settimane, i due piccoli gemellini, per i quali i genitori non avevano ancora pensato a nomi definitivi sono venuti al mondo, il primo alle 18.01 e la sorellina alle 18.04. I piccoli sono rimasti in terapia intensiva neonatale per un mese intero, per imparare a deglutire, attaccarsi al seno e respirare.
Anne ha perso molto sangue a causa di un’emorragia ed è rimasta 3 notti in terapia intensiva, prima di risvegliarsi e iniziare con i suoi bimbi la cangaroo care. Ma le disavventure non era finite poiché la sua ferita da cesareo non riusciva a chiudersi e continuava a perdere liquido che si è riassorbito grazie ad un macchinario, solo un mese dopo.
Le difficoltà psicologiche
Oltre alla difficoltà fisiche Anne ha subito tante e tante pressioni psicologiche e ha vissuto un lungo periodo di solitudine. “Se non avessi voluto così tanto i miei bambini non ce l’avrei mai fatta” ha spiegato all’Huffpost, specificando che sua madre le ha dato della pazza quando le ha raccontato di volere figli: “C’era anche chi mi diceva che la clinica della fertilità alla quale ci eravamo rivolti era da denuncia, che eravamo egoisti, che sarebbe stato difficile e non ce l’avremmo fatta”.
Una volta nati i suoi bambini, si è dovuta prendere cura di loro completamente da sola, considerando anche che i nonni erano davvero troppo anziani per occuparsi dei gemelli e lasciare che lei si riprendesse. “Sono andata avanti perché li amavo troppo, non mi sembrava vero fossero miei, anche se dormivo appena 3 ore a notte i loro primi mesi di vita”.
Poi il marito è andato in pensione e lei è tornata a lavorare, ma come ha spiegato all’Huffpost, quei mesi di simbiosi con i suoi bambini avevano completamente cambiato le sue priorità e ha deciso di andare in pensione anticipata per poter stare con la sua famiglia.
I bimbi sono cresciuti, hanno iniziato le scuole e Anne è stata per loro una guida costante, ha fatto volontariato alla scuola dell’infanzia, ha organizzato esperimenti divertenti a casa e ha sopportato, aggirandosi con loro per parchi, zoo e supermercati, i commenti di chi le chiedeva: “Sei la loro nonna?”.
I ragazzi stanno per iniziare le scuole superiori Anne ha 67 anni e suo marito 73 e si augurano di esserci per loro il più a lungo possibile. Lei non si è mai pentita della sua scelta e ha così concluso l'intervista all'Huffpost: “Ci hanno sempre dato dei pazzi e degli egoisti ma avere figli più tardi degli altri mi ha permesso di godermeli molto di più, e di stare con loro un quantitativo di tempo, che quando ero più giovane non avrei avuto tempo di dedicargli”.