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La storia di Alessia e della piccola Mia, che cresce in terapia intensiva neonatale: “Ho paura di farle male con un abbraccio”

Alessia Gualtieri ha raccontato a Fanpage.it l’avventura che lei, il marito e la figlia Mia vivono da gennaio in terapia intensiva neonatale. Un percorso costellato di dolori e di successi che vale la pena festeggiare, nell’attesa che la piccola possa tornare a casa.
A cura di Sophia Crotti
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Alessia e Mia
Alessia e Mia

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Ci sono mamme per cui la terapia intensiva neonatale diventa una seconda casa e bambini per cui un'incubatrice si trasforma nella prima culla. È il caso di Alessia Gualtieri, la cui vita è cambiata quando la sua piccola Mia è venuta al mondo prematuramente, pesando poco più di un kg. Con il cuore diviso tra il reparto dove pensava che la piccola sarebbe dovuta rimanere molto a lungo e la sua casa dove ad attenderla c'era Sophie, la sua figlia maggiore di 3 anni desiderosa di conoscere la sorellina, Alessia ha raccontato a Fanpage.it cosa significa trascorrere intere giornate in tin.

Mia sta crescendo a vista d'occhio e ha iniziato anche ad assumere il latte della sua mamma, prendendo il peso necessario a poter lasciare il reparto in questi giorni e, tra una settimana, si spera, l'ospedale di Pescara, dove è ricoverata. Seppur oggi Alessia racconti attraverso i social la sua esperienza, cercando di infondere e ricevere speranza, accettare che la propria bimba dovesse rimanere avvolta tra i cavi e non tra le morbide copertine preparate a casa per lei non è stato semplice: "Quando me l'hanno messa tra le braccia per la prima volta ho provato un mix di emozioni, da un lato ero la mamma più felice del Pianeta, dall'altro ero terrorizzata all'idea che un esserino così piccolo e avvolto tra i cavi si spezzasse". 

Alessia, ci racconti come è andata la gravidanza?

La gravidanza è andata sempre benissimo, non ho mai sofferto di nausee o accusato una particolare stanchezza, fino a che alla ventinovesima settimana di gravidanza ho iniziato ad avere delle perdite, pensavo non fosse nulla di che, perché avevo fatto pochi giorni prima una visita ginecologica ed era andato tutto bene. Per sicurezza sono andata in ospedale e lì mi hanno spiegato che a causa di un'infezione che avevamo sviluppato sia io che la bimba, avevo rotto le acque.

Come è stato ricevere quella notizia?

Ad essere sincera sul momento ho pensato a mia figlia Sophie che mi aspettava a casa, i medici mi hanno spiegato che sarei dovuta rimanere in ospedale per più di un mese, coì che avrebbero fatto in modo di lasciare che la bimba si sviluppasse nel pancione almeno fino alla trentaseiesima settimana di gravidanza. A soli 3 anni un mese senza la mamma è tanto, ma ci ha pensato Mia a sciogliere ogni mio dubbio, venendo al mondo di lì a pochi giorni, il 23 gennaio.

Terapia intensiva neonatale
Terapia intensiva neonatale

Come è stato il parto?

Il parto è stato doloroso, ma ho potuto avere al mio fianco mio marito e soprattutto abbiamo sentito piangere la bambina appena nata, un segnale forte di speranza per noi.

Poi vi hanno ricoverate entrambe?

Sì, io sono rimasta in ospedale per 5 giorni, a causa dell'infezione, ma poi ho dovuto lasciare la struttura, in quel momento ho davvero capito cosa ci stava succedendo ed è stato tremendo tornare a casa sapendo che Mia era in ospedale. All'inizio poi l'infezione della bimba sembrava non passare e abbiamo avuto molta paura.

Come è stato ed è vivere la terapia intensiva neonatale?

Siamo stati molto fortunati, la terapia intensiva di Pescara è un reparto popolato da professionisti meravigliosi e disponibilissimi, che mi hanno sempre rassicurata. All'inizio non è stato facile lasciare la mia bimba nelle mani di estranei, tornavo spesso a casa tra le lacrime, ma imparando a conoscerli e a fidarmi di loro ho capito che Mia è stata ed è nel miglior posto per lei. Infatti la sua salute è migliorata in soli 10 giorni, l'11 febbraio l'hanno estubata e ha iniziato a bere il mio latte che le ha permesso fino ad oggi di prendere 850 g e di essere molto vicina alla dimissione.

Tornare a casa e spiegare alla sorella maggiore perché la sorellina non era con voi è stato semplice?

Sophie ha 3 anni, dunque abbiamo scelto di utilizzare con lei parole semplici, spiegandole che la sorellina doveva rimanere per un po' dal dottore. Ricordo che quando è venuta a trovarmi in ospedale continuava a chiederci perché non potesse vedere Mia e che per un periodo non mi ha più parlato, perché ha vissuto come un abbandono il fatto che io stessi in ospedale da Mia. Poi abbiamo iniziato a raccontarle che la sua sorellina chiede in continuazione di lei che non vede l'ora di arrivare a casa e poterla abbracciare e adesso chiede sempre di poter vedere le foto della sorellina e la bacia.

E come è stato invece per te tornare a casa senza la tua bimba?

Bruttissimo, avevo paura di crollare psicologicamente e di non vivermela bene, come ero riuscita invece in un modo o nell'altro a vivermi il ricovero. Poi a poco a poco è andata meglio, ogni giorno ricevevamo buone notizie e questo ci infondeva forza. Ho cercato di essere il meno ansiosa possibile perché sapevo che Mia avrebbe potuto percepire il mio stato d'animo.

Come è stato prendere in braccio per la prima volta Mia?

Io in generale ho sempre avuto molta paura di prendere in braccio i bambini, infatti tenevo tra le braccia solo la mia Sophie, però dopo la lunga attesa, poter prendere in braccio Mia è stato bellissimo e spaventoso al contempo. Era così piccola che temevo di poterle fare male con un abbraccio.

Quanto tempo potete stare ogni giorno in terapia intensiva neonatale?

La terapia intensiva neonatale è aperta 24 ore su 24 ai genitori, se la bimba deve però fare delle visite ci suggeriscono di andare lì dopo mezzogiorno. Io riesco a gestirmi bene dal momento che sono in maternità, con mio marito ci gestiamo su due turni, uno va la mattina tra mezzogiorno e le 14 e fino alle 16 l'altro.

Cosa ti auguri per Mia?

Se tutto va bene tra una settimana la dimettono e io mi auguro proprio questo, che sia presto a casa, che non abbia ricadute. Non vedo l'ora di vederla crescere e anche litigare con la sua sorellina maggiore che la ama infinitamente, so che saranno l'una la forza dell'altra. Le auguro una vita piena di salute, gioie e cose belle.

Perché hai deciso di raccontare la vostra storia tramite i social?

Perché avevo bisogno della forza che mi è arrivata nei commenti da tutte quelle persone che avevano già superato un periodo simile e che grazie alle loro storie mi hanno detto che potevo farcela.

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