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La scuola in ospedale raccontata da un’insegnante: “La malattia è una fase, l’istruzione tutta la loro vita”

Un’insegnante della scuola in ospedale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha spiegato a Fanpage.it come funziona la scuola per i bambini che affrontano il ricovero e la malattia. Negli insegnanti i ragazzi ritrovano la normalità della loro vita fuori dall’ospedale e degli amici fidati con cui affrontare il proprio percorso.
Intervista a Luigia Della Femina
Insegnante all' IC Virgilio Roma, coordinatrice per elementari e medie Scuola in ospedale Bambino Gesù
A cura di Sophia Crotti
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scuola in ospedale
Credits: Profilo Facebook Ospedale Bambino Gesù

Negli scorsi giorni più di 500.000 studenti hanno sostenuto gli esami di terza media, tra loro ci sono anche i bambini e i ragazzi che studiano lontano dai loro compagni di classe, cercando di ritrovare la normalità che quella scuola che ai loro coetanei un po' pesa, concede loro di rivivere, anche se in un ospedale.

L'insegnante Luigia Della Femina, che trent'anni fa, convinta di essere trasferita in un'altra scuola, approdò per caso invece nel reparto di oncoematologia dell'Ospedale Bambino Gesù, ha raccontato a Fanpage.it cosa significa insegnare ed essere alunni in ospedale, tra i camici bianchi, ore di lezione ritmate dalle terapie degli alunni e non dal suono di una campanella, e un numero sempre variabile e incerto di studenti in classe.

"Nelle tesine i ragazzi raccontano la malattia o il loro percorso, in maniera metaforica. Un ragazzo, per esempio, che aspetta di essere operato al cuore ha deciso di parlare di diritti umani, in particolare del diritto di tutti i bambini ad avere libero accesso all'acqua, ci ha commossi il fatto che lo abbia fatto in questo preciso momento della sua vita, in cui a causa della sua malattia non può bere più".

Come si diventa insegnanti in ospedale? 

La mia esperienza è iniziata tanti anni fa, quando le cose erano ben diverse da oggi. Io trent'anni fa sono stata trasferita in un'altra città e diventata insegnante di un circolo didattico, che aveva anche una sezione ospedaliera con una cattedra vacante, così senza averlo scelto sono capitata in un reparto di oncoematologia.

Oggi invece esiste un codice di accesso, quindi si sceglie di essere insegnanti di ospedale. Superato il primo momento ho scelto di provare a capire cosa avrei potuto dare in quel contesto, pur pensando a un trasferimento, che alla fine non ho mai fatto.

Questa esperienza ha cambiato il suo modo di approcciarsi all'insegnamento?

Certo che sì, perché lì si è al bivio tra due istituzioni: scuola e ospedale. Il contesto poi è completamente diverso, un’insegnante al mattino entra in classe e sa esattamente quanti e quali bambini ci sono, in ospedale invece non lo si sa mai. Anche i ritmi sono diversi, le lezioni sono scandite dai tempi degli studenti, non dalle campanelle.

Come hanno affrontato i bambini gli esami di terza media appena conclusi e in generale le verifiche?

La scuola è sempre un luogo unico e speciale dove i bambini creano le loro esperienze e dei ricordi indelebili. Dunque il compito di noi insegnanti è quello di concedere ai ragazzi di vivere al meglio possibile il rito di passaggio rappresentato dagli esami di terza media, creando un ambiente sereno.

I bimbi vengono preparati dal corpo docenti che li aiuta a scegliere il tema per la tesina, che fa fare loro delle simulazioni di esame nei giorni precedenti alle prove, così che arrivino agli esami pronti.

credits: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
credits: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

I ragazzi che possono uscire dai reparti vengono convogliati in una sala, per dare loro l’idea di essere in una vera e propria aula, per i ragazzi che non possono uscire, invece, un insegnante va in stanza a somministrare la prova.

I ragazzi sono sempre molto emozionati e consapevoli di ciò che fanno, a loro manca ovviamente il gruppo classe che hanno al di fuori dell’ospedale, si legge nei loro occhi la sofferenza di chi oltre alle prove d’esame deve affrontare quotidianamente le prove di diversi esami clinici.

Perché è così importante che ci sia una scuola in ospedale?

Perché la malattia rappresenta un momento, mentre l’istruzione è importante per il resto della loro vita. La scuola non è fatta solo di voti, promuove il benessere emotivo dei bambini e allena le loro competenze, infatti noi insegnanti cerchiamo di prenderci carico di tutti i bisogni dei nostri alunni, che definiamo tutti bes.

I bimbi sono al centro del progetto della scuola in ospedale, e la qualità del rapporto che stabiliamo con loro è fondamentale anche per lo sviluppo della loro identità, della loro autostima e della percezione di sé. Non privarli di questo mentre sono in ospedale è importantissimo, cerchiamo di alimentare la loro motivazione e l’impegno, aiutandoli a fronteggiare tutte le difficoltà del momento.

Durante l’anno i ragazzi hanno modo di confrontarsi con i loro insegnanti e compagni di classe?

Sì perché ci auspichiamo sempre che il loro ritorno nella aule sia sereno, anche se rientrano dopo mesi o anni di cure, quindi noi cerchiamo di avere sempre un rapporto con le scuole di appartenenza a cui mandiamo le nostre valutazioni, per l’ammissione alla classe successiva. A volte ci colleghiamo con chiamate o videochiamate.

credits: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
credits: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Cosa traspare dalle tesine degli esami di questi bambini?

Le prove scritte le scegliamo noi dell’Istituto comprensivo Virgilio, oppure possiamo anche diventare somministratori per altri istituti.

A fare davvero la differenza sono i temi che i ragazzi scelgono di portare all’esame orale, perché in un modo o nell'altro rimanda sempre alla sua esperienza. Quest’anno un ragazzino che sta attendendo un trapianto di cuore ha deciso di portare come tema i diritti umani, partendo dall’acqua, e in particolare dal diritto a bere, perché lui non può bere.

Oppure una ragazzina che ha fatto un trapianto di midollo e che quindi ha fatto un percorso lungo e complicato ha scelto di portare il Titanic, che forse è un po’ una metafora per raccontare quello che per lei è stata la malattia, c’è chi ha portato l’amore in tutte le sue forme, chi il lusso, chi la sua terra d’origine, come una ragazza che ha imparato la lingua proprio qui in ospedale da noi e che arriva dall’Albania. I temi sono tutti molto sentiti, visto il periodo che stanno attraversando.

Insegnare in un ospedale riduce la distanza insegnanti alunni?

Sì la distanza si affievolisce molto, l’insegnante in ospedale non è solo un maestro ma un elemento che consente ai ragazzi di ritrovare la normalità e la continuità con la loro vita al di fuori.

credits: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
credits: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

L’insegnante sottolinea i punti di forza di ogni alunno, scoprendo insieme a lui o lei le curiosità, portandolo anche sul piano di conoscenze diverse e profonde. Il valore della scuola e degli adulti che accompagnano i ragazzi nelle loro esperienze è molto forte e sentito. Gli adulti diventano per loro amici, che li accompagnano nella malattia.

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