“La risposta di mia figlia ad una bimba sul perché della sua carrozzina mi ha insegnato molto”: la storia di Maggie
Asha Dore è una scrittrice e mamma di due bimbe, che ha raccontato un episodio molto particolare accaduto a lei e alla figlia mentre si trovavano al parco. La sua figlia minore, Maggie, si trova sulla sedia a rotelle, a causa di una condizione genetica che le è stata diagnostica a 3 anni di età e la donna ha sempre temuto che il confronto con gli altri bambini la facesse soffrire, osservando le dinamiche tra i più piccoli ha però compreso che non è così e ha sviluppato una passione per la logopedia.
Le domande dei bambini
Dore e la sua bimba si trovavano al parco, insieme ai nuovi compagni di classe della piccola. I bimbi si incontravano per la prima volta, dopo la pandemia, avendo dovuto iniziare la scuola durante il lockdown, quando una bambina si è avvicinata a Maggie, come racconta la mamma a Today.com. “La bimba le ha chiesto, indicando la sedia a rotelle, perché la usasse, così Maggie ha risposto in maniera del tutto sincera, dicendole che le sue gambe, molto deboli, avevano bisogno di un supporto”.
Neanche il tempo di riprendersi da quello scambio e la mamma racconta di aver assistito a una domanda, apparentemente scomoda, di sua figlia ad un’altra bambina: "Perché indossi quella sciarpa in testa?” disse la piccola Maggie riferendosi all'hijab. Le due bimbe iniziarono poi a giocare, a farsi domande l’un l’altra, e così la mamma di Maggie racconta di essersi avvicinata alla madre dell’altra bambina scherzando di come i piccoli non se la prendessero, a differenza degli adulti, per la curiosità degli altri. “La mamma dell’altra bimba mi disse una frase che mi permise di ragionare a fondo, ossia che i bimbi si fidano della curiosità gli uni degli altri, che non ci vedono nulla di male se non la volontà di conoscersi”.
La patologia di Maggie e la logopedia
La mamma di Maggie racconta alle pagine di Today.com che la piccola al compimento dei 3 anni parlava molto, quanto i coetanei, ma nessuno riusciva veramente a comprenderla, dunque preoccupati i genitori si sono rivolti a una serie di specialisti che hanno riscontrato in lei disabilità fisiche, un disturbo del linguaggio e un altro disturbo alle articolazioni. “La fortuna é stata la diagnosi precoce che ha permesso a Maggie, fin da piccolissima, di confrontarsi con esperti che le hanno fornito soluzioni per comunicare con gli altri”. La bimba infatti grazie ad un particolare tablet con tasti illustrati ha potuto parlare con gli altri e per la prima volta, dopo tre anni di vita, essere compresa. Grazie all’intenso lavoro con la logopedista la bimba alla fine della scuola dell’infanzia è riuscita a parlare e comunicare senza l’utilizzo di alcun mezzo tecnologico. “Si è impegnata duramente e ogni volta che il suo tablet le spiegava come pronunciare una frase lei la ripeteva, senza mai perdere la convinzione che ce l’avrebbe fatta prima o poi” ha spiegato la mamma.
La donna si è così appassionata alla logopedia, e all’importanza del linguaggio, guardando la gioia di sua figlia nel riuscire a farsi comprendere dagli altri, da decidere di studiare per diventare logopedista lei stessa e formare una classe in una scuola media in cui riflettere con tutti i bambini affetti da disturbi del linguaggio. “Spesso salta fuori l’argomento dell’offesa, perché per i ragazzi durante l’adolescenza già è complesso essere compresi dai propri genitori, figuriamoci quando si tratta di piccoli che per una disabilità non riescono, neanche meccanicamente, a parlare”.
La donna ha quindi raccontato di aver spiegato ai suoi alunni lo scambio avvenuto al parco tra sua figlia e la bambina che indossava l’hijab, per spiegare ai suoi alunni che tutti hanno difficoltà nel linguaggio, che alcune parole e frasi suonano diversamente a seconda che a dirle siano adulti o bambini. “Mia figlia è stata nuovamente fonte di ispirazione, i miei alunni ascoltato l’episodio hanno detto che la conversazione tra lei e l’altra bambina al parco non era stata dolorosa per loro perché nonostante avessero potuto scegliere parole più adatte, erano concentrate sul loro significato profondo: il desiderio di conoscersi”.