La ricercatrice smonta i falsi miti sulla maternità: “Basta con la spazzatura che induce sensi di colpa”

Per un bambino, la mamma è una supereroina: sempre presente, pronta a risolvere ogni problema con amore e dedizione. Questa immagine idealizzata, però, non è solo frutto dello sguardo infantile, ma anche di una società che alimenta il mito della madre perfetta. Una figura instancabile, sempre felice, che trova nella maternità la sua unica e più grande realizzazione.
Ma è davvero così? O questa visione rischia di mettere sulle madri un peso insostenibile? La scrittrice e ricercatrice Alex Bollen ha vissuto in prima persona questa pressione e ha deciso di indagare sulle numerose teorie che circolano sulla maternità. Ciò che ha scoperto l'ha portata a scrivere un libro per smontare tutti i falsi miti sulla maternità, e in una recente intervista concessa all'HuffPost UK ha passato in rassegna alcuni degli stereotipi più "scivolosi" e che sarebbe ora di accantonare definitivamente.
Non esiste un solo modo giusto di fare la madre
Una delle convinzione più diffuse, ha spiegato Bollen, è che esista un unico modo corretto di crescere un figlio e che ogni deviazione da questo standard possa arrecare danni al bambino. Secondo l'esperta di post-natalità, però, questa convinzione non solo è profondamente errata, ma rischia di danneggiare la serenità delle madri, oppresse da una costante ansia da prestazione ed erose dal timore di aver compiuto scelte sbagliate che comprometteranno il futuro dei propri figli.
Le discussioni su temi come il co-sleeping o la genitorialità gentile sono spesso polarizzate, con ogni fazione pronta ad accusare l'altra di mettere in pericolo lo sviluppo del bambino. Tuttavia, non esistono prove scientifiche che dimostrino un impatto significativo a lungo termine di queste scelte. Al contrario, la diversità è una caratteristica fondamentale dell'essere umano e ogni famiglia dovrebbe trovare la soluzione più adatta al proprio contesto e alle proprie esigenze.
Non è necessario stimolare il bambino in ogni momento
Un altro mito molto diffuso è che più stimoli riceve un bambino, migliore sarà il suo sviluppo. I social media, ha fatto notare Bollen, sono ormai pieni di suggerimenti su come intrattenere i bambini e favorire il loro apprendimento, dando l'impressione che un genitore debba essere costantemente impegnato in attività volte a migliorarne o l'apprendimento di qualche competenza.

Per l'esperta, la realtà è però ben diversa: i bambini sono naturalmente stimolati da ciò che li circonda e dalle interazioni quotidiane con i genitori e gli altri membri della famiglia. Anzi, molto spesso è proprio la noia e l'assenza di stimoli ad agire da motore per l'iniziativa e la creatività dei piccoli. L'idea che sia necessario un continuo intervento per "ottimizzare" il loro sviluppo è quindi infondata e può contribuire a generare un senso di frustrazione nei genitori, facendoli sentire costantemente inadeguati.
La maternità non è un istinto naturale
Molte donne si sentono in colpa se non provano immediatamente un forte legame con il proprio bambino o se non vivono la maternità con entusiasmo in ogni momento. Il mito dell'istinto materno suggerisce che le donne siano naturalmente portate alla cura dei figli e che trovino sempre soddisfazione in questo ruolo. Bollen si è però detta molta critica verso questa visione, sottolineando che la maternità è un'esperienza complessa e che le emozioni ad essa legate variano notevolmente da persona a persona.
La concezione della maternità come qualcosa di "naturale", ha spiegato la ricercatrice, è spesso intrisa di giudizi morali che rendono difficile per le donne esprimere eventuali difficoltà o sentimenti contrastanti. Una situazione che quindi può portare la madri a sentirsi sbagliate e poco serene, con inevitabili ripercussioni anche sulle qualità di cura nei confronti dei loro piccoli.
Una buona madre non deve essere sempre felice
L'ultima credenza che l'autrice ha affrontato nel suo intervento sull'HuffPost ha infine smontato è l'idea che una "buona madre" debba essere sempre felice, sempre radiosa, sempre disposta ad accogliere con il sorriso ogni sorpresa della vita, come se la maternità dovesse bastare a illuminare ogni aspetto dell'esistenza.

Nella realtà, invece, molte donne affrontano sfide quotidiane che possono minare il loro benessere, come difficoltà economiche, relazioni problematiche o problemi di salute. Ma anche in assenza di gravi problemi, una mamma può avere semplicemente una giornata storta ed essere di pessimo umore e non manifestare il consueto entusiasmo nello svolgere i suoi "compiti" genitoriali. Ebbene, ha sottolineato con passione Bollen, provare emozioni negative non significa che una madre sia inadeguata. Anzi, è del tutto normale provare frustrazione o noia nelle attività quotidiane della cura dei figli. Amare i propri bambini non significa dover apprezzare ogni singolo momento della giornata.
Liberarsi dai miti per vivere la maternità con serenità
Il messaggio centrale di Bollen è chiaro: i miti sulla "buona madre" possono essere dannosi e contribuire a creare ansia e senso di colpa nelle donne. Ogni madre dovrebbe sentirsi libera di vivere la propria esperienza senza la pressione di dover aderire a un modello imposto. Accettare che la maternità sia un percorso fatto di alti e bassi, con momenti di gioia e di difficoltà, può aiutare a sviluppare un rapporto più sereno con se stesse e con i propri figli.