La prof che ha deciso di non dare voti ai suoi studenti: “Libero i ragazzi dal peso del giudizio”
Gli alunni di Ernestina Morello, docente di materie letterarie, geo-storia e latino presso la scuola superiore IIS Copernico-Luxemburg di Torino, dopo una verifica o un'interrogazione non ricevono un voto numerico ma un giudizio descrittivo o esteso. Per la professoressa, che sta cercando insieme al professore Roberto Trinchero dell'Università di Torino, di compiere una vera e propria rivoluzione nel mondo della scuola, le valutazioni estese, a differenza dei voti numerici, rimettono al centro il vero valore educativo della scuola: l'apprendimento, che è diverso per ognuno.
I voti numerici non fanno altro che capitalizzare l'apprendimento, secondo la docente diventando spesso oggetto di trattativa tra alunni e genitori e oggetto di contesa tra genitori e docenti. Ad averla contestata è stato qualche politico italiano, ma la professoressa continua la sua battaglia, mostrando i benefici dei suoi metodi valutativi e confidando in una ribellione che parta dai ragazzi: "Saranno gli studenti, allenati ad avere un buon spirito critico, a scardinare i retaggi tradizionalisti che ostacolano il progresso della valutazione nella scuola", ha detto a Fanpage.it.
Perché ha deciso di sostituire i voti numerici con le valutazioni descrittive?
Ho deciso di utilizzare delle valutazioni estensive, perché fa parte delle facoltà di ciascun insegnante scegliere come valutare gli alunni in itinere. Le valutazioni descrittive che do agli alunni, secondo me, espongo meglio i progressi cognitivi e sono più ricche perché spiegano cosa sta dietro al voto numerico. Poi a fine periodo (sia esso trimestre, quadrimestre o pentamestre), invece, ho l’obbligo di dare un voto finale numerico.
Il metodo che utilizzo nelle mie classi, è svolto in collaborazione con il professor Roberto Trinchero dell’università di Torino. Il lavoro è continuativo perché i contesti classe in cui insegno sono tutti molto diversi tra loro ed è proprio la singola classe a dare il metro di misura, attraverso le proprie esigenze, commisurate ai miei obiettivi disciplinari. Così grazie a questo confronto stabilisco poi i criteri di valutazione e i processi di miglioramento, che hanno una ricaduta positiva sull’apprendimento degli studenti.
Come fa a trasformare il giudizio descrittivo in voto numerico?
Sulla base delle tabelle del professor Trinchero, docente dell’Università di Torino che si occupa proprio di docimologia, la scienza che studia le valutazioni degli studenti, io ho elaborato delle mie tabelle con all’interno i miei obiettivi disciplinari relativi alla materia che svolgo.
In queste tabelle ci sono dei traguardi di competenza che gli studenti possono raggiungere, ciascuna fascia di competenze rispecchia il livello di apprendimento dello studente. A ogni fascia, poi, corrisponde uno specifico voto numerico, che sarà quello che lo studente troverà nella sua pagella.
Se potesse lei inserirebbe il giudizio esteso anche nelle pagelle?
Sì, certo, purtroppo però ad oggi si può solo immaginare un giudizio esteso in pagella, perché la scuola di oggi è “commerciale” e capitalistica nel senso lato del termine, ossia a noi docenti è chiesto alla fine di capitalizzare l’apprendimento del ragazzo, convertendolo sempre in un numero.
Quali sono i benefici per gli studenti di non trovare solo un numero come valutazione sotto a un compito?
L’assenza del voto numerico libera i ragazzi dal peso del giudizio, focalizzando la loro attenzione su ciò che è importante: il loro processo di apprendimento che è essenziale non solo per l’istruzione ma per la loro formazione globale e culturale. Gli studenti formano tra i banchi di scuola una struttura cognitiva che porteranno sul lavoro, nella società civile, ed è importantissimo che imparino a pensare, per non diventare soggetti manipolabili.
Grazie alla valutazione estesa, strettamente legata all’apprendimento, lo studente diventa consapevole dei suoi punti di forza e di debolezza, capendo anche il suo livello acquisito di apprendimento. In poche parole gli studenti imparano ad imparare, si interrogano sui processi di apprendimento, imparano a farsi delle domande, sulla base dei criteri stabiliti dagli insegnanti, e attivano un processo metacognitivo di valutazione e strutturazione epistemologica del pensiero.
I suoi alunni stanno rispondendo bene ai voti descrittivi? E gli altri alunni della scuola cosa ne pensano?
Sì, certo, i ragazzi di prima liceo su cui ho attivato questo progetto hanno competenze storiche equiparabili agli studenti del triennio: spirito critico, capacità di connessione e contestualizzazione dei fenomeni storici. Questa modalità valutativa sta destando anche l’interesse delle altre classi che sono incuriosite, mi chiedono e ipotizzano anche che possa essere una buona soluzione da estendere tra i loro docenti. Io credo molto nel ruolo degli studenti, so che possono scardinare i retaggi tradizionalisti che ostacolano il progresso della valutazione nella scuola.
E ci sono anche dei benefici per i docenti che decidono di abolire i voti numerici?
Sì, secondo me la valutazione descrittiva rende maggiore professionalità al docente. Questo perché se sul voto numerico tutti, sia chi conosce le motivazioni dell’attribuzione di quel voto, sia chi non le sa, possono entrare nel merito dicendo la loro “secondo me mio figlio valeva di più”, con la valutazione descrittiva, che riporta l’attenzione sulla qualità dell’apprendimento e per la quale esistono dei livelli di apprendimento ciascuno con la propria motivazione, i professori possono fornire risposte tecniche.
Quali sono gli svantaggi dei voti numerici per gli alunni?
I ragazzi diventano competitivi, perché non è al centro l’apprendimento. Poi il voto diventa anche merce di scambio, mi capita di sentire dire: “se prendo 5, i miei non mi danno i soldi per la benzina” o viceversa genitori che promettono premi ai figli se prenderanno un voto alto.
I voti numerici istigano anche a una sorta di avidità, perché i ragazzi sentono di dover apparire sempre più performanti, e brillanti davanti agli altri. In ultimo capita anche che i ragazzi si identifichino con i voti.
Cosa pensa della riforma Valditara che ha reinserito i giudizi sintetici anche alle elementari, perché a suo avviso sono più comprensibili?
Io penso che se una cosa a qualcuno appare momentaneamente non comprensibile, non significa che non sia giusta, o che per questo vada eliminata. Il docente ha il dovere alla formazione, così come le famiglie e come lo Stato a sua volta ha il dovere di formare i cittadini. Non si può precludere un’opportunità valida e giusta perché poco comprensibile, siamo noi che dobbiamo progredire mentalmente e socialmente.
È stata attaccata dal Ministro Salvini, per il suo metodo di valutazione, come risponde?
Rispondo dicendo che il Ministro Salvini si è contraddetto subito dopo quando in un’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola si è scagliato contro quegli alunni meritevoli, che non aiutano i più fragili, i quali non potendo copiare sono costretti dunque a prendere un brutto voto. Quindi per il Ministro sarebbe meglio uno studente che prende un 10 immeritato, o meritato attraverso l’inganno, rispetto ad uno studente che focalizza l’attenzione sull’apprendimento, ricevendo una valutazione descrittiva che lo rende consapevole delle sue abilità?
Il Ministero della scuola oggi si chiama “del merito”, però, cosa ne pensa?
Che sia un’aggiunta inutile, perché da l’idea di un merito misurato dagli altri. Io penso che il merito degli alunni esista, come esiste il merito degli individui che vivono nella società, ma è un valore personale interiore. Lo studente deve essere consapevole di meritare la formazione e il diritto-dovere di manifestare il proprio pensiero. Questo è il merito che conta nella scuola.