La procreazione medicalmente assistita sarà davvero gratuita in tutta Italia? L’avvocata esperta in materia
La procreazione medicalmente assistitaprocreazione medicalmente assistita (PMA), le tecniche mediche a cui le coppie di genitori che spontaneamente non potrebbero concepire, si affidano, dal 1 gennaio 2025 rientrano tra i LEA, livelli essenziali di assistenza.
Questa svolta epocale permetterà alle famiglie che si affidano a queste tecniche non per via privata, di ricevere un ticket pagato, in qualsiasi regione italiana inizino questo percorso, risparmiando notevolmente sui trattamenti e visite che spesso ammontano a cifre complessive di molte centinaia, se non migliaia di euro. Abbiamo chiesto all’avvocata Camilla Fasciolo, membro del comitato scientifico di “Mamma in PMA”, associazione che da due anni a questa parte si occupa del sostegno delle famiglie che si avvicinano a queste pratiche mediche, di spiegarci cosa è cambiato dal 1 gennaio 2025 e cosa ne sarà delle coppie che hanno iniziato con le tecniche di PMA nel 2024 e le continueranno nel 2025.
Dal primo gennaio 2025 procreazione medicalmente assistita omologa ed eterologa è entrata nei LEA, cosa significa?
Significa che fino ad oggi ogni regione si muoveva per sé, gestendo la PMA secondo le proprie tariffe e modalità di accesso, da tempo era in corso una lotta che permettesse alle tecniche di PMA di entrare nei LEA, in modo che in tutta Italia, chiunque desiderasse accedere a queste cure potesse ricevere un ticket della stessa cifra, per far fronte alle spese che queste tecniche comportano.
Si è agito così in seguito al continuo turismo riproduttivo, che portava, per esempio, le coppie siciliane che non avevano modo se non privatamente di accedere alla PMA, a causa dei fondi bloccati, di trasferirsi in un'altra regione per accedervi. Con questa manovra si dovrebbe far fronte a tutto ciò. A rimanere in sospeso sono: il fatto che in alcune regioni c’è meno accesso alla fecondazione eterologa, dunque le coppie che ne hanno bisogno sono comunque a spostarsi, i limiti di età e il numero di tentativi concessi.
Lo stesso varrà per le coppie che decidono di muoversi per la PMA privatamente?
No, quando si parla di LEA ci muoviamo nell’ambito della sanità pubblica e di quella convenzionata (ossia le prestazioni che le strutture private danno sempre nell’ambito della sanità pubblica, ricevendo dunque un rimborso da parte dell’ASL). Per le coppie che hanno optato per la PMA per via privata non vi sarà dunque alcun rimborso.
Non in tutte le regioni italiane però esistono dei centri pubblici che si occupano di PMA, se una coppia si sposta dalla sua regione di residenza per accedere alle pratiche tramite la sanità pubblica, vedrà comunque pagate le pratiche?
Sì, dal 1 gennaio 2025 viene anche meno la necessità di autorizzazione della regione di partenza, necessaria prima perché se una coppia per esempio dalla Liguria si spostava poi in Lombardia, la Liguria avrebbe poi dovuto rimborsare le spese alla Lombardia.
Ad oggi dunque quanto risparmierà una coppia che decide di fare la PMA nel 2025?
Diciamo che si è parlato erroneamente di PMA gratis, parliamo sempre di un ticket di alcune centinaia di euro, che non è detto copra in toto le pratiche, che sono molto costose e diverse tra loro. Ci sono enormi differenze economiche, infatti, tra il semplice prelievo ovocitario e il trasferimento degli ovuli per esempio. In breve le coppie non si troveranno più a spendere le migliaia di euro che spendevano prima per la PMA e soprattutto a vedere disparità tra regioni.
Poniamo che una coppia abbia iniziato il suo percorso di PMA nel 2024 e lo stia continuando nel 2025, anche per loro varrà il ticket pagato?
Sì col decreto pubblicato il 25 novembre dello scorso anno si è stabilito che le ricette emesse entro il 29 dicembre 2024 avranno durata 180 giorni, diversamente con l'entrata in vigore dei nuovi LEA sarebbero dovute decadere, obbligando le coppie che avevano già la ricetta a mettersi in lista di attesa con un disastro a livello di tempistiche.
Si parla però di un massimo di 6 tentativi e di un età della donna massima di 46 anni, per far rientrare queste cure nei LEA, non è un po’ discriminatorio?
Esatto, da un lato questi dati che si trovano in una circolare della conferenza Stato-regioni, permettono di avere una linea comune, ogni regione aveva infatti le sue regole per i limiti di età e il numero di tentativi prima. Dall'altro ciò che è certo è che questo limite di età e limite nel numero dei cicli è discriminatorio, in un Paese come l’Italia in cui si diventa genitori sempre più tardi.
Quali sono però i diritti che grazie all’introduzione della PMA nei LEA le famiglie italiane hanno oggi e che prima non avevano?
Il primo è un aspetto di risparmio economico che non è da sottovalutare. Un ciclo di PMA privato va dai 5.000 euro, cifra necessaria per prelievo e trasferimento degli ovuli, ai 10.000 euro, compreso dei farmaci, delle visite specialistiche e i vari esami, piccole voci di spesa che fanno la differenza in un’economia familiare. Oltre ai LEA però sono state pubblicate anche le nuove linee guida per la PMA, che nonostante la legge 40 del 2004 riporti che vadano aggiornate ogni 3 anni, attendevamo da 9 anni. Q
Queste linee guida sono fondamentali perché fino ad ora c’era una norma che vietava il trasferimento embrionario in caso di decesso di uno dei due coniugi, tranquillamente ammesso, invece, in caso di divorzio, questo è sempre stato considerato discriminatorio perché il principio è che il consenso può essere revocato fino al momento in cui l’ovulo si feconda, anche se non è ancora avvenuto il trasferimento. Dunque se una coppia si separa la donna è comunque libera di farsi trasferire l’embrione, anche se non è più legata al compagno, cosa non fattibile nel caso in cui questa donna fosse rimasta vedova del compagno, cosa discriminatoria. Queste nuove linee guida risolvono questa discriminazione aprendo il tutto anche per le donne vedove.
Quindi è l’inizio di una nuova era per le famiglie che faranno affidamento alla PMA?
In realtà non è ancora possibile cantar vittoria, a causa di una mossa messa in atto dal tar Lazio, competente per tutta l’Italia, lo scorso 30 dicembre. È stata quindi pubblicata una ordinanza con cui ha sospeso l’entrata in vigore dei LEA, poiché alcuni laboratori privati hanno fatto ricorso, specificando che nel caso in cui fossero stati approvati sarebbero stati iniqui perché in regime di convenzione sarebbe rimborsata una minima parte per la spesa sostenuta per gli esami. Il TAR dunque in via cautelare ha sospeso il tutto fissando un’udienza nel merito per il 28 di gennaio, l’avvocatura dello stato lo stesso giorno ha chiesto la revoca della sospensiva, specificando che avrebbe solo causato un danno revocare i LEA, ma questa è finita in sordina. Credo sia stata l’ultima battuta di una questione che andava avanti da anni, ora si attende l'udienza per il 28 gennaio, sperando che non ci si trovi a ripartire da capo.